Torna Israele al Signore

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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Lettura

La permanente dialettica tra la presenza di Dio che chiama, che guida, che sorregge, che perdona l’uomo, e il popolo tentato di tradimento e di infedeltà, in questa liturgia, per bocca di Osèa, assume il volto di un’affezione che è insieme paterna e materna. 

Meditazione

Il Signore chiede al suo popolo di tornare ed è in questo ritorno al Signore che Egli si rivela come una presenza che sconvolge in positivo tutte le paure, tutte le difficoltà e tutte le presunzioni: «Sarò come rugiada per Israele; fiorirà come un giglio e metterà radici come un albero del Libano […] ritorneranno a sedersi alla mia ombra». Tornare a incontrare Cristo per vivere la vita in compagnia di Lui. La statura della personalità cristiana non è legata a quello che si crede di saper fare per Dio e neanche a quello che si fa per Dio, ma è legata all’umile capacità di tornare, di convertirsi. La parola conversione domina, dunque, questa liturgia. Convertirsi non è procedere sulla strada come se ciascuno di noi possedesse il senso della direzione, ma tornare a quella presenza viva e reale che è il senso della strada, perché ne costituisce l’origine e la destinazione. Tornare a Cristo non è un’operazione di carattere spiritualistico, emozionale né tantomeno eticistico, che riduce il ritorno all’immagine che ciascuno di noi ha di questo evento. Ritornare a Cristo vuol dire innanzitutto la forza di un giudizio di valore. La vita cristiana è redenta dalla presenza di Cristo, e questa redenzione è permanente. La grande compagnia di Cristo alla nostra vita ci consente di vivere con lui e per lui, e questo attribuisce alla nostra esistenza quotidiana – nell’inevitabile articolazione di grandezza e di meschinità, di gioia e di dolore, di bontà e di miseria – un valore definitivo, e su ogni istante della vita si stende la certezza dell’eterno, come mi insegnava tanti anni fa don Giussani. Tornare, allora, vuol dire rinnovare questo giudizio che la nostra vita appartiene per sempre a Lui, ma siccome la nostra vita è segnata dall’infedeltà, questo giudizio è un ritorno, cioè è un ritornare ad affermare che la fede vale più della vita e, dunque, che la fede è più forte di ogni debolezza o di ogni presunzione di forza. 

Preghiera

Donaci, o Padre, non solo l’intelligenza della mente per conoscere e annunciare la tua Parola, ma soprattutto l’adesione del cuore per poter mettere in pratica, con la nostra vita, il Comandamento dell’Amore. Fa’ che tutto di noi sia dono d’amore al nostro prossimo. Amen. 

Agire

Compio un attento esame di coscienza in questo venerdì quaresimale; cercherò di capire se faccio difficoltà a ritenere necessario per la mia vita un atteggiamento continuo di ritorno a Dio.

Meditazione del giorno a cura di monsignor Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti  info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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