Tomasi: "Una priorità salvare le vite umane"

L’Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’ONU di Ginevra giudica insufficiente la campagna “Triton” e ritiene manchi la “volontà politica” di prevenire le tragedie nel Mediterraneo

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Le sempre più frequenti tragedie nel Mediterraneo sono “intollerabili” e la campagna “Triton” è del tutto insufficiente. Lo ha affermato in un’intervista concessa alla Radio Vaticana, monsignor Silvano Maria Tomasi, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’ufficio ONU di Ginevra.

Secondo il presule, “c’è un problema di fondo, che nasce non solo dall’ingiustizia e dalle violenze che portano queste persone a emigrare, ma anche dall’incapacità da parte della comunità internazionale di prendere in mano queste situazioni con coraggio, cercando delle soluzioni che siano rispettose della dignità delle persone e della vita umana”.

Nella scelta tra “il valore della vita e il risparmio per programmi ridotti di monitoraggio o di assistenza in mare”, monsignor Tomasi ha definito una “priorità assoluta” il “salvataggio di vite umane”.

Inoltre la campagna “Triton”, promossa dall’Unione Europea, si è rivelata “molto insufficiente”, a differenza di “Mare Nostrum”, che l’Italia aveva portato avanti “con grande efficacia e nella direzione del diritto e dell’etica con cui dovremmo analizzare questi problemi”.

Monsignor Tomasi auspica la creazione di “corridoi umanitari”, per evitare che i migranti cadano nelle grinfie di “trafficanti” e che l’Europa investa sull’“educazione” e sulla “formazione professionale”.

È necessario, quindi, vegliare sui flussi migratori, poiché questi ultimi ormai non costituiscono più delle emergenze saltuarie, e “garantire la prevenzione di questi viaggi che portano sempre più a perdere vite umane in maniera veramente intollerabile”.

Il problema, secondo l’Osservatore Permanente, va risolto “alla radice”, anche dialogando con il paese d’origine.

Il maggiore ostacolo, più che nelle “risorse limitate”, sta nell’assenza di una “volontà politica che sente come una responsabilità non solo i benefici immediati di preservazione del benessere che abbiamo, ma anche una solidarietà che si estenda alle periferie di questa umanità disperata, ha quindi concluso Tomasi. [L.M.]

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ZENIT Staff

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