Timor Est resiste alla legalizzazione dell'aborto

Il comitato ONU definisce le politiche attuali “discriminatorie”

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NEW YORK, giovedì, 28 maggio 2009 (ZENIT.org).- Timor Est, a maggioranza cattolica, sta subendo la pressione delle Nazioni Unite per le sue leggi che penalizzano l’aborto, anche in caso di stupro o incesto.

La Famiglia Cattolica e gli Istituti per i Diritti Umani hanno riferito la scorsa settimana che le politiche di Timor Est sono all’esame del comitato ONU responsabile per la vigilanza in base alla Convenzione per l’Eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne, che si incontrerà per la sua 44ª sessione a luglio.

Il nuovo Codice Penale del Paese, che entrerà in vigore all’inizio di giugno, continua a penalizzare la pratica dell’aborto, anche se prevede un’eccezione per i casi in cui la salute della madre è in pericolo.

Un rapporto di Timor Est per il comitato afferma che l’aborto è una “questione delicata” nel Paese, “soprattutto per gli eventi traumatici dei tempi recenti”, quando i 24 anni di occupazione indonesiana hanno costretto a programmi di pianificazione familiare “profondamente sentiti” dalla popolazione.

Il documento sottolinea che nella cultura del Paese la contraccezione non è in genere popolare, sia per gli uomini che per le donne, “promuove la promiscuità e la trasmissione di malattie sessuali e diminuisce il numero dei bambini”.

La Famiglia Cattolica e l’Istituto per i Diritti Umani hanno avvertito che nonostante il sostegno generale a Timor Est perché l’aborto continui ad essere un crimine molte organizzazioni non governative come la Alola Foundation e Rede Feto, con il sostegno del Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione e del Fondo ONU per l’Infanzia, promuovono leggi più liberali per l’aborto.

Con la scusa di promuovere “l’uguaglianza di genere”, i comitati delle Nazioni Unite stanno spingendo per “la modifica dei costumi e delle pratiche” che definiscono “discriminatorie”.

Le Nazioni Unite rispondono anche con opposizione o indifferenza al riferimento di Timor Est alle sue antiche tradizioni, dubitano dell’influenza esterna, dei “diritti riproduttivi” e degli abusi subiti dalle donne sotto le leggi indonesiane.

I cittadini di Timor Est affermano che la Nazione valorizza le differenze di genere perché aiutano a difendere l’integrità della famiglia, così come il benessere della donna.

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ZENIT Staff

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