Ti senti un peccatore salvato da Cristo? No? Allora sei un "cristiano tiepido"

A Santa Marta, il Papa sottolinea che sono i peccati il luogo privilegiato per l’incontro con Gesù. Un incontro che stravolge la vita e che, se si dimentica, rende Chiese e cristiani “decadenti”

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L’allergia di Bergoglio per l’intelligenza “mondana” continua a manifestarsi sempre più esplicitamente: tre omelie su tre nella Casa Santa Marta sono state l’occasione per una velata critica contro quella ‘sapienza umana’ che si traduce in tanto studio, in un bel parlare, andando a sminuire la sapienza divina. Che è la vera sapienza.

Anche oggi, Papa Francesco trae spunto per la sua riflessione dalle parole di Paolo che, nella prima Lettera ai Corinzi, si rivolge a chi “si crede saggio” per invitarlo a “farsi stolto per diventare sapiente, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio”.

“Paolo – sottolinea il Pontefice – ci dice che la forza della Parola di Dio è quella che cambia il cuore, che cambia il mondo, che ci dà speranza, che ci dà vita, non è nella sapienza umana: non è in un bel parlare e un bel dire le cose con intelligenza umana. No. Quella è stoltezza, dice lui”.

La Parola di Dio ha invece una forza trasformante: essa “passa per il cuore del predicatore”; per questo Gesù dice a quelli che predicano la Parola di Dio: “Fatevi stolti”, cioè “non mettete la vostra sicurezza nella vostra sapienza, nella sapienza del mondo”.

Questa forza, la Parola la attinge “da un’altra parte”, cioè dall’incontro con Cristo: un incontro che – spiega il Papa – avviene proprio attraverso i nostri peccati e la misericordia che Dio riserva ad essi. Un incontro che è fulcro della vita cristiana e che, laddove manca, rende le chiese “decadenti” e i cristiani “tiepidi”.

Un cristiano, infatti, non trae motivo di vanto delle sue ricerche, dei suoi studi o del suo bagaglio culturale, ma, come affermano Pietro e Paolo, può elogiare solo due cose: “dei propri peccati e di Cristo crocifisso”. San Paolo, infatti, nelle sue epistole non trascriveva il suo curriculum, tantomeno raccontava di aver “studiato con i professori più importanti del tempo”.

“Io soltanto mi vanto dei miei peccati”, diceva l’Apostolo delle genti. Parole che scandalizzano, osserva Bergoglio. Come pure quelle espresse in un altro brano: “Io soltanto mi vanto in Cristo e questo Crocifisso”.

La forza della Parola di Dio, testimonia l’Apostolo, risiede proprio nell’incontro tra i propri peccati e il sangue di Cristo che li redime. “Quando non c’è quell’incontro, non c’è forza nel cuore”, ribadisce Francesco, “quando si dimentica quell’incontro che abbiamo avuto nella vita, diventiamo mondani, vogliamo parlare delle cose di Dio con linguaggio umano, e non serve: non dà vita”.

Allo stesso modo San Pietro – come narrato nel Vangelo della pesca miracolosa – fa l’esperienza di incontrare Cristo proprio a partire dal suo peccato. Egli, infatti, misura la sua pochezza con la forza di Gesù, e rendendosi conto dei propri limiti, si getta ai piedi del Signore e dice: “Allontanati da me perché sono un peccatore”.

Quindi è nell’incontro “tra Cristo e i miei peccati” che si trova “la salvezza”, rimarca il Pontefice. “Il luogo privilegiato per l’incontro con Gesù Cristo sono i propri peccati. Se un cristiano non è capace di sentirsi proprio peccatore e salvato dal sangue di Cristo, questo Crocifisso, è un cristiano a metà cammino, è un cristiano tiepido”.

E quando noi troviamo Chiese, parrocchie o istituzioni “decadenti”, significa senza dubbio che “i cristiani che sono lì mai hanno incontrato Gesù Cristo o si sono dimenticati di quell’incontro con Gesù Cristo”. Perché quell’incontro “rovescia la vita, cambia la vita”, dice il Papa, e “ti dà la forza per annunziare la salvezza agli altri”.

L’omelia del Santo Padre si conclude, quindi, con il consueto elenco di interrogativi da porsi nel corso della giornata: “Ma, io sono capace di dire al Signore: ‘Sono peccatore’, confessando però il peccato concreto?”. E sono capace di “credere che proprio Lui, con il Suo Sangue, mi ha salvato dal peccato e mi ha dato una vita nuova?”. Ancora: “Ho fiducia in Cristo?”.

Domandiamoci tutto questo, esorta il Papa, non dimenticando che una risposta ce l’abbiamo già: “Di quali cose si può vantare un cristiano? Due cose: dei propri peccati e di Cristo crocifisso”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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