Ti racconterò tutte le storie che potrò

Agnese Borsellino racconta in un libro suo marito Paolo

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Accanto a un grande uomo c’è sempre una grande donna. Prima di morire a causa di un brutto male, lo scorso mese di maggio, Agnese Borsellino ha voluto lasciare traccia della sua vita accanto a Paolo, l’amato marito che ha perso, in modo violento e terribile, il 19 luglio 1992 in via D’Amelio. Ha affidato le sue memorie alla penna del giornalista Salvo Palazzolo,  già autore di inchieste sulla mafia. Ma la mafia in questo libro sembra distante, su uno sfondo lontano. In primo piano c’è la dimensione familiare, la vita di tutti i giorni di una coppia che ha saputo trovare nell’unità e nella comprensione reciproca un punto di forze per tenere lontano il male con cui Paolo aveva a che fare ogni giorno.

Trascriviamo una pagine del volume, testimonianza di come la determinazione nel perseguire la giustizia sia compatibile con il massimo della tenerezza.

Nel fine settimana organizzavamo delle occasioni conviviali con qualche altra giovane coppia. Le mogli dei colleghi di Paolo si pavoneggiavano: «L’altro giorno mio marito mi ha regalato delle rose bellissime». Oppure: «Mio marito mi ha regalato una collana splendida. Guardate». Qualcuna, con un tono ancora più accorato, mostrava il suo abito: «Questo me lo ha regalato lui». Ovvero, ancora una volta, il marito.

Io, invece, non potevo esibire niente. E neanche potevo aspettarmi qualche gesto galante da Paolo. Almeno non nel senso inteso generalmente. Alle feste guardavamo gli altri ballare. Lui rideva come un matto, io protestavo. Allora mi faceva finire di parlare, poi mi chiedeva: «Agnese, ma tu perché stai con me? Io non ti do niente di tutto questo. Non sono il tipo di marito che torna a casa sempre allo stesso orario, si mette le pantofole, si siede davanti al telegiornale e poi nel pomeriggio porta la moglie in giro per una passeggiata». Faceva una pausa e mi diceva ancora: «Lo sai perché stai con me? Perché io ti racconto la lieta novella».

La prima volta che me lo disse rimasi spiazzata. Mi misi a piangere. Erano lacrime di felicità. Mentre lui continuava: “Io ti sollecito, ti stuzzico, ti racconto la lieta novella che sta dentro tante storie di ogni giorno. Ti racconterò tutte le storie che potrò. Così il nostro sarà un romanzo che non finirà mai, sino a quando io vivrò”.

Paolo adorava raccontare la lieta novella, i fatterelli umani. E i protagonisti erano i più diversi, anche mafiosi incalliti, che però nel racconto assumevano una luce davvero particolare e unica. Era un racconto sempre affascinante il suo. Aveva una storia sempre diversa da narrarti.

Mi diceva: “La lieta novella manterrà sempre fresco il nostro amore”. Faceva una pausa e sussurrava: “Perché l’amore ha bisogno di mantenersi fresco”. Mi guardava, con il suo solito sorriso sornione, e con aria severa mi chiedeva: “Agnese, tu lo sai come si mantiene fresco l’amore?” Non provavo neanche a indovinare la risposta, perché mi piaceva troppo sentirlo parlare. “L’amore si mantiene fresco con una novità ogni giorno. Che non è il fiore, o un regalo qualsiasi. Perché tutto passa. Io ogni giorno mi devo reinnamorare di te. E tu di me. Inventandoci qualcosa di diverso”.

Questa è stata la mia vita con Paolo, una lieta novella. Nonostante le difficoltà immani che abbiamo dovuto affrontare per la scelta che aveva fatto. Ma io ho condiviso tutto con lui. E non gli ho chiesto mai niente. Perché la lieta novella che mi raccontava ogni giorno era già tutto per me. E anche le giornate pesanti diventavano allegre con le sue parole.

I grandi uomini sono grandi sempre, anche nel privato.

***

Fonte: http://cogitoetvolo.it/ti-raccontero-tutte-le-storie-che-potro/

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Guido Vassallo

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