"Testimoni di Cristo, in ascolto"

Testo integrale della Nota pastorale dei vescovi del Triveneto dopo Aquileia 2

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Riportiamo di seguito il testo integrale della Nota pastorale dei vescovi del Triveneto dopo il secondo Convegno ecclesiale delle comunità del Nordest, svoltosi ad Aquileia e Grado dal 13 al 15 aprile 2012. La Nota pastorale, uscita in questi giorni, porta la data di 6 gennaio 2013, Solennità dell’Epifania del Signore.

***

Salutiamo, nella gioia e nella grazia del Signore, tutti voi fedeli delle comunità cristiane del Nordest. Ritorniamo a voi con cuore aperto dopo l’evento del II Convegno ecclesiale che, nei giorni 13-15 aprile 2012, ha riunito le quindici Diocesi del Triveneto ad Aquileia nella luce pasquale del Cristo Risorto.

1.     Un’esperienza viva di Chiesa animata dallo Spirito

Dopo due anni di intensa preparazione, ravvivata dal dono della visita del Papa Benedetto XVI (7-8 maggio 2011), ci siamo incontrati pieni di gioia e di speranza, nella Chiesa-madre, a ventidue anni dalla celebrazione del I° Convegno. Abbiamo sperimentato la bellezza dell’essere Chiesa nella comunione di tutti i suoi membri.

Al cuore delle nostre giornate c’è stato l’incontro vivo con il Signore nelle celebrazioni liturgiche. Siamo vivamente riconoscenti a Dio e profondamente grati a tutti i partecipanti e alle nostre comunità per la preghiera, per il sostegno e la passione con cui è stato celebrato questo evento ecclesiale. Il nostro proposito era di attingere nuova linfa spirituale dalla sorgente comune della fede delle nostre terre ed impegnarci – come ci ha esortato il Papa – «per una nuova evangelizzazione del nostro territorio e per consegnare alle generazioni future l’eredità preziosa della fede cristiana» (Discorso, Aquileia 7 maggio 2011).

A noi, vostri pastori, sta ora vivamente a cuore che l’intensa esperienza del “convenire insieme“ ad Aquileia, dove ci siamo posti in ascolto di quello che lo Spirito dice oggi alle nostre Chiese (cfr. Ap 1-2) e delle domande degli uomini e delle donne del nostro tempo, abbia ad essere accolta e tradotta in vita vissuta. Con la presente Nota pastorale desideriamo orientare il cammino ecclesiale, affinché quanto abbiamo seminato porti frutti abbondanti per il Regno di Dio nelle nostre terre.

2.     Tempo di sapiente discernimento e di scelte coraggiose

Abbiamo preparato il Convegno ecclesiale triveneto con due anni di percorso comune, facendo memoria e dando testimonianza del vissuto delle nostre Chiese. Si è riconosciuta e, dunque, narrata la presenza e l’azione dello Spirito. Dopo aver individuato i “frutti dello Spirito” maturati nel cammino delle nostre Diocesi, si è cercato di discernere ciò che, oggi, lo Spirito ci dice attraverso le esigenze e le difficoltà pastorali, le sfide del territorio, i cambiamenti socioculturali, le domande nuove di religiosità.

L’attenzione si è soffermata soprattutto su come comunicare oggi il Vangelo ed educare alla fede nel Nordest.

Abbiamo cercato di individuare le scelte necessarie per realizzare una nuova evangelizzazione in stretto dialogo con la complessità culturale del nostro tempo e in un rinnovato impegno per il bene comune.

Abbiamo preso coscienza delle profonde trasformazioni avvenute nella nostra storia recente, sul piano demografico, della visione del mondo, dei riferimenti valoriali, del costume e dei modelli e stili di vita. Tutto questo ha comportato profonde ripercussioni, in particolare, sulla famiglia, cellula fondamentale della società, sulle nuove generazioni, sulla figura femminile. Il fenomeno dell’immigrazione, poi, sta modificando il tessuto della società.

Non abbiamo potuto, inoltre, dimenticare che il Convegno ecclesiale triveneto si teneva in un momento di grave crisi economica e finanziaria con irreversibili ripercussioni sul piano sociale e politico. Tale crisi è anche di natura etica e spirituale e costringe a ripensare la stessa antropologia.

Pur coscienti della gravità del momento, restiamo convinti che lo spirito umano rimane aperto alla ricerca della verità e che la Provvidenza guida la storia. Ne danno prova i tanti esempi di generosa dedizione in nome del Vangelo, della solidarietà, della giustizia e della pace.

Nelle nostre comunità troviamo valide risorse e ricche tradizioni accanto a numerosi carismi suscitati dallo Spirito Santo.

Le testimonianze espresse dalle quindici Diocesi, in preparazione al Convegno, documentano il variegato vissuto pastorale, il generoso impegno, la paziente ricerca di nuove vie. Una profonda fiducia nel Signore le ha sempre sostenute nell’affrontare le fatiche e le sofferenze di questa fase della nostra storia.

Condividiamo, in ultima analisi, il pensiero espresso da Benedetto XVI nella sua visita pastorale in mezzo a noi. Il Papa sottolineava che, da una parte, le Chiese del Nordest sono testimoni ed eredi di una storia ricca di fede, di cultura, di arte, di straordinarie opere caritative e sociali, di audace missionarietà, dall’altra parte «oggi questo essere di Cristo rischia di svuotarsi della sua verità e dei suoi contenuti più profondi; rischia di diventare un orizzonte che solo superficialmente – e negli aspetti piuttosto sociali e culturali – abbraccia la vita; rischia di ridursi ad un cristianesimo nel quale l’esperienza di fede in Cristo crocifisso e risorto non illumina il cammino dell’esistenza» (Omelia, Mestre 8 maggio 2011).

Abbiamo accolto e interiorizzato questo appello di Papa Benedetto XVI. Insieme ad esso avvertiamo che la situazione di transizione in cui viviamo sollecita fortemente le comunità cristiane ad una conoscenza approfondita della realtà e a scelte creative di nuova evangelizzazione.

Stiamo vivendo una stagione che richiede un sapiente discernimento comunitario e coraggiose scelte programmatiche, con quello spirito di fede e di speranza che il beato Giovanni XXIII aveva additato all’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II. Le sfide sono comuni alle nostre Diocesi, per questo riteniamo necessario affrontarle insieme, sia pur in una condivisione e una sinergia rispettose della peculiarità di ciascuna.

3.     Uno spirito, uno stile, un metodo

Nella preparazione e nel suo svolgersi, il Convegno è stato, innanzitutto, animato da uno “spirito” di fede viva in Gesù Cristo e nello Spirito Santo che guida la Chiesa lungo i sentieri della storia verso il Regno di Dio. Tale “spirito” si è alimentato nei vari momenti di preghiera e si è manifestato come fiduciosa apertura della mente e del cuore alle res novae del mondo e come appassionato desiderio di offrire a tutti la luce del Vangelo, «pronti sempre a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza» (1Pt 3,15) che il Signore crocifisso e risorto ci dona.

Inoltre ci ha caratterizzati unostiledi comunione, radicato nel mistero trinitario e fondato sull’appartenenza all’unica Chiesa. Abbiamo concretamente sperimentato tale comunione nella sinodalità che ha caratterizzato l’impegno della preparazione e i lavori del Convegno, vissuti nella condivisione tra le nostre Diocesi delle gioie e delle fatiche, delle scelte e iniziative pastorali. Tutto questo è avvenuto nella carità vicendevole, manifestata da relazioni calde, sincere e amichevoli.

Importante è stato anche il metodo adottato, caratterizzato dal reciproco ascolto e dalla vicendevole narrazione del vissuto ecclesiale. Siamo partiti dalla realtà e dalle domande che essa ci pone e abbiamo operato un “discernimento comunitario” che ci ha portato a leggere – alla scuola della Gaudium et Spes – i “segni dei tempi”, nella prospettiva propria della fede: quella di «ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose» (Ef 1,10).

Questo cammino ha rappresentato un’acquisizione spirituale e pastorale di grande valore, come abbiamo potuto rilevar
e in molti passaggi delle proposizioni finali che rappresentano il frutto del lavoro svolto nel Convegno dai trenta gruppi. Esortiamo, pertanto, a recepire lo spirito, lo stile e il metodo del Convegno, così che questi diventino prassi nella vita e nell’azione pastorale delle nostre comunità ecclesiali e nel servizio pastorale degli organismi di partecipazione e di comunione.

4.     Cura per il “volto di Chiesa”

Nei vari momenti del Convegno si è delineato un rinnovato “volto di Chiesa”: contemplativa e innamorata del suo Signore e, perciò, semplice, sobria, umile, distaccata dalla ricerca del potere, dell’apparire, della ricchezza, così da essere trasparenza di Cristo. Questo volto va testimoniato nella qualità delle relazioni che nascono e  crescono in ogni comunità cristiana; nei rapporti con le istituzioni civili; nella pratica rigorosa della giustizia; nella scelta preferenziale per i poveri, gli ultimi e quanti consideriamo “lontani”.

La nuova evangelizzazione parte da una convincente testimonianza. Per evangelizzare, la Chiesa deve essere sempre rievangelizzata. La risposta all’amore di Cristo per la Chiesa (cfr. Ef 5,25-27) è la nostra conversione alla sua sequela e allo stile di vita da Lui proposto (cfr. Mt 16,24). In tale sequela abbiamo come modello Maria, prima discepola del Signore e immagine della Chiesa (cfr. Lumen gentium 68): ella ci sollecita ad accogliere nella fede e nell’amore il Verbo fatto carne per donarlo al mondo.

Affinché la Chiesa sia sempre più riconosciuta nel suo essere “segno” efficace «dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano» (Lumen gentium 1) vediamo due necessità:

a)      proporsi sempre più come Chiesa accogliente per tutti, come una casa dalle porte sempre aperte all’incontro e al dialogo;

b)   essere Chiesa propositiva e creativa, che annuncia a tutti con freschezza il Vangelo, animata dal fervore dello Spirito, senza cedimenti alla tristezza e alla rassegnazione.

5.     Il “frutto” del Convegno

Il Comitato preparatorio del Convegno aveva impostato la preparazione delle Diocesi secondo lo schema proposto dai Vescovi che prevedeva tre dinamiche:

–          la memoria del vissuto ecclesiale nell’ultimo ventennio, a partire dal primo Convegno triveneto di Aquileia-Grado tenuto nel 1990;

–          il discernimento sulle urgenze e sfide del tempo presente;

–          la profezia orientata all’impegno futuro di testimonianza ecclesiale nei nuovi scenari del Nordest.

Le testimonianze delle quindici Diocesi sono state raccolte in tre ambiti sui quali hanno dato il loro contributo i partecipanti al Convegno:

una nuova evangelizzazione del Nordest, in dialogo con le culture del nostro tempo, impegnati per il bene comune.

Su queste prospettive di approfondimento pastorale hanno lavorato i seicento convegnisti, divisi in trenta gruppi. Il frutto dell’ascolto vicendevole in ogni gruppo è raccolto in sessanta proposizioni, ordinate attorno a dieci tematiche: le prime cinque con l’attenzione prioritaria all’evangelizzazione e alla vita ecclesiale e le altre orientate in prospettiva missionaria di dialogo con le culture e di impegno per il bene comune.

Le sessanta proposizioni costituiscono una ricchezza di esperienze e di riflessioni su cui si potrà esercitare un ulteriore discernimento e ricavare spunti per l’azione pastorale. A questo scopo esse vengono messe a disposizione di tutte le Diocesi.

Le richiamiamo qui in questi punti molto sintetici.

I.            Una nuova evangelizzazione del Nordest

–          Un cambiamento di mentalità e di atteggiamento in orizzonte missionario per poter incontrare e ascoltare le persone nei diversi luoghi di vita, manifestando loro apertura d’animo, empatia e accoglienza; con un’azione pastorale che parta dal vissuto e dalle domande delle persone, sull’esempio di Gesù nell’incontro con la Samaritana (Gv 4,1-30) e con i discepoli di Emmaus (Lc 24,13-35).

–          L’educazione a una fede “adulta”, aderente alla quotidianità laicale e fermento della vita, valorizzando e mettendo in rete le molte esperienze formative a favore degli adulti maturate nelle comunità cristiane del Triveneto.

–          Atteggiamenti rinnovati ed esperienze nuove di accoglienza senza pregiudizi nei confronti delle nuove generazioni; di rispetto della loro storia personale; di ascolto attento delle loro domande di senso, dei loro bisogni e desideri per annunciare e vivere con loro l’incontro con Cristo.

–          Attenzione, condivisione e prossimità alle famiglie con forme efficaci e nuove di accompagnamento nelle situazioni di difficoltà.

–          Lo stile sinodale, la formazione permanente e la valorizzazione della corresponsabilità a tutti i livelli ed ambiti ecclesiali.

II.            In dialogo con le culture del nostro tempo

–          Ascolto, rispetto vicendevole, dialogo con le diverse culture e religioni per favorire l’incontro con il Vangelo e con la persona di Gesù Cristo: senza contrapposizioni e senza rinuncia alla propria identità, con coraggio, in spirito di discernimento, promuovendo il processo di inculturazione della fede.

–          La consapevolezza della nostra comune condizione di “migranti”, poiché nessuno è padrone della sua vita, della sua terra, della sua cultura e della sua fede.

–          Una convinta promozione della libertà religiosa nella società sempre più composita in cui viviamo, disponibili all’incontro con tutti, preoccupandoci di offrire una testimonianza cristiana continuamente purificata alla luce del Vangelo.

III.            Impegnati per il bene comune

–          La valorizzazione, nei percorsi formativi alla fede, della responsabilità del cristiano nei confronti del “bene comune” e dell’impegno civile, sostenuta da una maggiore capacità di profezia delle comunità ecclesiali nel territorio, donando il lievito del Vangelo.

–          Un intenso impegno di formazione alla carità, affinché essa maturi in corresponsabilità nelle molte situazioni di povertà e in una più fattiva collaborazione tra le comunità cristiane nel servizio ai più bisognosi, secondo lo spirito pedagogico della Caritas.

–          Una conversione convinta al buon uso dei beni personali e comunitari: da gestire secondo giustizia e con criteri di sobrietà e solidarietà, prestando attenzione e cura per i modelli e stili di vita, operando nella trasparenza e profezia con i beni e le risorse appartenenti alle comunità cristiane.

Esprimiamo il più vivo apprezzamento per il lavoro svolto da tutti, prima e durante il Convegno, e per la partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa, ulteriormente accresciuta grazie ai doni di sapienza e consiglio espressi in occasione di questo evento ecclesiale.

6.     Priorità per il cammino pastorale

Interpellati dalle riflessioni e dalle proposte emerse al Convegno, noi Vescovi vogliamo offrire delle indicazioni pastorali, frutto del nostro discernimento.

Ci stanno particolarmente a cuore tre dimensioni della vita delle nostre comunità ecclesiali nel contesto attuale.

In sintonia con il recente Sinodo dei Vescovi che ha considerato le esigenze e le prospettive di una nuova evangelizzazione, intendiamo ribadire anche per le Diocesi del Nordest l’importanza decisiva della missione di comunicare il Vangelo in un mondo che cambia e di educare alla vita buona del Vangelo. Nel contesto socio
-culturale odierno si pone in primo piano il compito diiniziare alla vita cristianasia i fanciulli e i ragazzi che ancora numerosi chiedono il dono dei sacramenti, sia gli adulti che desiderano abbracciare la fede. Sempre più le nostre comunità sono chiamate a riscoprirsi “grembo che genera alla fede”. Si moltiplicano, poi, le occasioni in cui adulti, uomini e donne, manifestano l’intenzione di “ricominciare” la vita di fede, partecipando nuovamente alla vita ecclesiale.

Per rispondere alle attese di queste nostre sorelle e di questi nostri fratelli, le comunità cristiane sono stimolate a declinare il Vangelo in forme culturali attente ai nuovi linguaggi. L’impegno nei media – ambito nel quale già operano in forme diverse le nostre comunità cristiane: si pensi in particolare ai settimanali diocesani – costituisce una valida opportunità di incontro e di annuncio. Essi vanno promossi, guidati e opportunamente organizzati in rete.

Una nuova evangelizzazione, inoltre, deve riscoprire la centralità del dono più prezioso che ci ha lasciato il Signore: l’Eucaristia, da collocare, perciò, al centro della vita personale e comunitaria, nel “giorno del Signore”. Ad essa conduce ogni azione di comunicazione della fede. È necessario, pertanto, pensare itinerari che favoriscano una maggior comprensione della celebrazione dell’Eucaristia e un desiderio più intenso di parteciparvi.

Un’attenzione pastorale particolare va riservata ad alcuni soggetti ecclesiali.

Pensiamo in primo luogo alla famiglia, fondata sul sacramento del matrimonio, “cellula fondamentale” e “bene comune” della società. Essa merita maggiore attenzione, premura, sostegno. Incoraggiamo, anzitutto, lo sviluppo di itinerari di formazione e accompagnamento prima e dopo il matrimonio. È motivo di preoccupazione la diffusione di situazioni di convivenza che rinunciano ad un legame matrimoniale. Egualmente ci preoccupano le situazioni di irregolarità, dovute alla rottura dei rapporti coniugali con ricadute di disagio e di sofferenza nei figli.

Esortiamo le nostre comunità ad essere accoglienti verso chi vive in queste particolari situazioni e che rimane membro della Chiesa in virtù della grazia del Battesimo. Queste persone devono trovare dentro le nostre comunità un’accoglienza disponibile e la possibilità di percorrere cammini di conversione, riconciliazione e riscoperta della fede e del senso del legame matrimoniale, anche quando non possono ricevere l’assoluzione sacramentale e la comunione eucaristica.

In relazione alla famiglia emerge, poi, l’attenzione alle nuove generazioni. Le potenzialità, le attese, ma anche un certo smarrimento che riconosciamo nel mondo dei giovani interpellano fortemente la comunità cristiana a una rinnovata pastorale giovanile, valorizzando l’Azione cattolica, gli Scout e altre associazioni e movimenti ecclesiali. Ai ragazzi e ai giovani va, in particolare, riproposta la prospettiva vocazionale come meta della loro maturazione. A tale riguardo le nostre comunità dovrebbero attivare maggiori energie, una migliore e più creativa progettualità pastorale, una formazione qualificata a livello di operatori pastorali, di educatori e accompagnatori nella fede.

Infine nella preparazione al Convegno e durante la sua celebrazione i temi dell’impegno per il bene comunesono emersi con grande evidenza. Ha toccato molto da vicino gli animi l’appello rivolto da Benedetto XVI proprio nella sua visita ad Aquileia. Lo facciamo nostro e vorremmo diventasse un impegno da assumere e sul quale continuare a confrontarci, maturando iniziative e proposte: «Continuate ad offrire il vostro contributo per umanizzare gli spazi della convivenza civile. Da ultimo, raccomando anche a voi, come alle altre Chiese che sono in Italia, l’impegno a suscitare una nuova generazione di uomini e donne capaci di assumersi responsabilità dirette nei vari ambiti del sociale, in modo particolare in quello politico. Esso ha più che mai bisogno di vedere persone, soprattutto giovani, capaci di edificare una “vita buona” a favore e al servizio di tutti» (, Aquileia 7 maggio 2011).

Sotto questo profilo, sentiamo viva l’esigenza di riproporre il valore della Dottrina sociale della Chiesa. I percorsi formativi della comunità cristiana attingano ad essa come ad una fonte indispensabile per maturare testimonianze di vita e proposte di formazione cristiana. Dovremmo valutare iniziative adeguate in grado di collocarci nei contesti socio-culturali odierni con proposte di grande valore. È questa un’esigenza di carità accanto a quella che abbiamo saputo esprimere negli ultimi anni facendoci vicini sul territorio e assumendo i tanti volti della povertà, anzitutto tramite le Caritas.

Un altro fronte sul quale ancora dobbiamo ulteriormente maturare è quello dell’incontro con uomini e donne, bambini, giovani ed anche anziani che sono giunti nelle nostre terre a motivo del complesso fenomeno dell’immigrazione. La loro presenza sta modificando a fondo la struttura della nostra società e portando risorse lavorative, sociali e di fede. Di conseguenza dovremmo cercare nuovi stili di accoglienza rispettosa, di integrazione culturale, di riconoscimento e promozione di tutti i diritti per ciascuna persona, di dialogo ecumenico e di evangelizzazione. La carità sollecita noi cristiani ad essere autentici testimoni della fede in Gesù Cristo, uomini e donne di giustizia e di pace.

7.     Conclusione

Concludiamo la Nota pastorale rinnovando a tutte le Chiese del Nordest l’invito a crescere nella comunione e collaborazione reciproca, secondo lo spirito del Convegno di Aquileia.

In proposito, abbiamo esperienze già in atto. In particolare ricordiamo:

–          la Conferenza Episcopale Triveneta nella quale i Vescovi vivono la fraternità episcopale e condividono la responsabilità pastorale verso le quindici Diocesi, in comunione con il Papa;

–          le Commissioni pastorali trivenete, guidate ciascuna da un Vescovo delegato, chiamate ad offrire un prezioso aiuto a noi Vescovi e svolgere una concreta e sistematica azione pastorale in ambiti specifici nella collaborazione tra le quindici Diocesi, prevedendo anche un sito internet, quale strumento di collegamento per le stesse Commissioni e tra le Diocesi;

–          la Facoltà Teologica del Triveneto che rappresenta – nella sua struttura a rete comprendente gli Istituti Teologici e gli Istituti Superiori di Scienze Religiose del Triveneto – un qualificato luogo di elaborazione teologica e di dialogo interdisciplinare con la cultura contemporanea, nel confronto continuo con i Vescovi e con le esigenze pastorali e spirituali delle Chiese;

–          la Missio ad gentes per cui sono partiti dalle nostre Diocesi molti missionari e missionarie per testimoniare l’amore di Cristo e che ha visto le nostre Chiese collaborare, in modo particolare, nella missione in Thailandia: significativa a riguardo la partecipazione del Vescovo locale di Chiang Mai al Convegno di Aquileia. È questo un modello da continuare e sviluppare.

Tutto questo è segno di una vitalità di Chiesa che vive sul territorio, nella fedeltà al Vangelo e nel servizio al mondo.

Su altri campi della pastorale auspichiamo una crescita nella collaborazione tra le Chiese del Nordest. Li ricordiamo: il cammino dell’Iniziazione cristiana e le sue prassi, le nuove forme di configurazione pastorale (unità-comunità-collaborazione), lo sviluppo della ministerialità ecclesiale, le prospettive del ministero ordinato relativamente ai presbiteri e ai diaconi permanenti, le vocazioni al presbiterato e alla vita consacrata, la presenza delle aggregazioni laicali nella vita delle parrocchie.

Confidiamo nel sostegno vicendevole tra le nostre Diocesi per essere all’altezza della missi
one che il Signore, oggi, ci affida come “nuova evangelizzazione” nel Nordest.

Nei giorni di Convegno a Grado e ad Aquileia abbiamo sperimentato la gioia di essere insieme, pur nella consapevolezza delle fatiche e delle difficoltà che oggi le nostre comunità attraversano in questo tempo di complessità e di transizione.

Le parole con cui il Presidente dell’assemblea concludeva i lavori del Convegno indicano il cammino di comunione che si apre di fronte alle Chiese del Nordest: «Da Aquileia 2 non partiamo per fermarci, ma convinti che il Risorto cammina con noi, come ci assicura il Vangelo di Emmaus».

Questa esperienza di comunione ha ravvivato la nostra speranza che trova in Gesù Cristo il suo fondamento e la sua forza.

Affidiamo, dunque, allo Spirito del Risorto, che guida la Chiesa, le nostre attese e il nostro impegno: «Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento» (Eb 12,1-2).

Epifania del Signore – 6 gennaio 2013

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ZENIT Staff

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