Testimoni della radicalità evangelica sull'esempio di Don Bosco

La preparazione dell’Ispettoria Meridionale al 27° Capitolo Generale della Congregazione Salesiana

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di Eugenio Fizzotti

ROMA, giovedì, 8 novembre 2012 (ZENIT.org).- Con l’obiettivo di aiutare ogni confratello e ogni comunità a vivere in fedeltà il progetto apostolico di Don Bosco avrà inizio il 22 febbraio 2014 il 27° Capitolo Generale della Congregazione Salesiana nel corso del quale saranno approfondite queste quattro tematiche di specifica caratterizzazione: «Vivere nella grazia di unità e nella gioia la vocazione consacrata salesiana. Fare una forte esperienza spirituale, assumendo il modo di essere e di agire di Gesù. Costruire la fraternità nelle comunità di vita e azione. Dedicarsi generosamente alla missione, camminando con i giovani per dare speranza al mondo».

Dopo aver celebrato il 22 febbraio nella Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino e dopo aver visitato i luoghi delle origini salesiane sempre nel territorio piemontese si trasferiranno a Roma nella Casa generalizia di Via della Pisana 1111 i membri del Capitolo Generale che sono gli Ispettori di tutte le Ispettorie salesiane del mondo con i delegati eletti nel corso dei rispettivi Capitoli ispettoriali che avranno luogo quasi tutti nei giorni delle vacanze natalizie.

Ed è interessante notare che Don Fabio Bellino, Regolatore del Capitolo dell’Ispettoria Meridionale, che abbraccia la Campania, la Calabria, la Basilicata, la Puglia e l’Albania e la casa svizzera di Zurigo, ha inviato una pista di lavoro a tutte le comunità dell’Ispettoria, invitandole a studiare e approfondire il tema della testimonianza della radicalità evangelica, secondo la quale il salesiano, «chiamato a essere mistico, profeta, servo», attraverso segni visibili manifesta una bella, affascinante, attraente e gioiosa testimonianza della propria vocazione.

Fondamentale è la consapevolezza che Dio stesso ha chiamato i salesiani a dare della radicalità evangelica una testimonianza che «non è un vanto o un privilegio, non è frutto dello sforzo umano o di una propria scelta, ma è principalmente grazia e dono, una vocazione che chiede risposta fedele, gioia di espressione, grazia di unità nel vissuto personale e comunitario».

Partendo dal “lavoro e temperanza”, espressione salesiana visibile di radicalità evangelica, come dice il sogno dei dieci diamanti fatto da Don Bosco, Don Fabio Bellino propone alle comunità dell’Ispettoria Meridionale di approfondire gli aspetti salesiani della mistica, della profezia e del servizio.

L’interpretazione dell’espressione «Mistici nello Spirito» è basata sulla consapevolezza che «il primato di Dio, che nasce dalla sua libera e amorevole iniziativa nei nostri confronti, si traduce nell’offerta incondizionata di noi stessi che, immersi nel lavoro, spesso corriamo il pericolo di trascurarlo e, incapaci di equilibrare i nostri impegni, rischiamo di allontanarci da lui». Di conseguenza occorre recuperare la consapevolezza che la vocazione «affonda le sue radici nel vangelo che le dà fascino e bellezza grazie alla forza dello Spirito che nella storia della Chiesa attrae sempre nuove persone a percepire il fascino di una scelta tanto impegnativa e ha suscitato Don Bosco, al cui progetto apostolico si è aderito con la professione religiosa».

Particolarmente significativo è l’invito di Don Fabio Bellino a ritenere la fraternità vissuta in comunità come «una forma alternativa di vita, una proposta contro-culturale, e quindi una profezia». La pratica di vivere da fratelli, condividere la vita e comunicare in profondità consente sia di «scoprire la gratuità e la relazionalità» e sia  di «lavorare insieme con un progetto apostolico condiviso nel quale le diversità costituiscono una ricchezza da riconoscere e da accogliere nella prospettiva educativa e pastorale».

Valido è anche il riconoscimento che la vita salesiana è dedizione ai giovani, specialmente i più poveri, ai quali viene offerta «la possibilità di incontrare il Signore Gesù e, attraverso un’educazione che si ispira al vangelo, aprire la porta della fede». In realtà i salesiani si dedicano alla missione “con operosità instancabile, curando di fare bene ogni cosa con semplicità e misura” (Cost. 18), sull’esempio del Signore Gesù che “come il Padre opera sempre” e a imitazione di Don Bosco che si è speso “fino all’ultimo respiro”. E non scoraggia il fatto che «il lavoro apostolico richiede talvolta rinunce, fatiche e sacrifici, che hanno senso se finalizzate a un bene più grande: “la gloria di Dio e la salvezza delle anime”».

E facendo riferimento alla metodologia del discernimento comunitario Don Fabio Bellino propone tre particolari momenti: ascolto, lettura, cammino. L’ascolto consente di guardare la situazione esistenziale delle singole comunità nei suoi aspetti prioritari evidenziando ciò che è più promettente per i confratelli e che chiede di essere sviluppato, e talvolta affrontato e superato. La lettura della situazione ne fa individuare le cause profonde di benessere o malessere, le sfide e i rischi, con evidente superamento di un eventuale atteggiamento di superficialità. Il cammino consente di «trovare ciò che fa avanzare verso nuove espressioni di radicalità evangelica, che fa irrobustire quelle già presenti ma ancora incompiute, che fa superare le forme di infedeltà, debolezza e rischio. Inoltre richiede un traguardo, ossia un obiettivo che può essere esplicitato poi in tappe o processi e interventi in riferimento alla vita dell’Ispettoria, ma anche della Congregazione».

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ZENIT Staff

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