Terminano i nuovi lavori di manutenzione della Cappella Sistina

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CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 2 settembre 2010 (ZENIT.org).- Si è conclusa all’alba del 10 agosto la “spolveratura” della Cappella Sistina, ha reso noto Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani.

In un articolo pubblicato su “L’Osservatore Romano”, Paolucci riferisce che dalla metà di luglio – “lavorando di notte perché solo di notte la Cappella Sistina è libera da turisti, visite speciali e incombenze di vario genere” – una trentina di specialisti si è alternata sulle pareti di questo gioiello artistico.

L’impresa è stata coordinata da Vittoria Cimino, responsabile dell’Ufficio del Conservatore nei Musei Vaticani.

“Dopo che i ‘clavigeri’ con la loro ben nota efficienza sprangavano le porte e pronunciavano il fatidico extra omnes, insieme al silenzio della notte entravano in Sistina i ‘nostri’”, spiega Paolucci.

Hanno fornito a turno la loro opera gli specialisti del Laboratorio Restauro Pitture e gli addetti alla Squadra Manutenzione di Antonio Maura. Tutti “hanno dimostrato dedizione e professionalità assolutamente ammirevoli, portate ben oltre quelli che in linguaggio burocratico si chiamano i ‘doveri d’ufficio’”.

“Basti dire che l’operazione si è conclusa con anticipo di quattro giorni rispetto alla data programmata”, commenta il direttore dei Musei Vaticani.

Erano quattro anni che nella Cappella Sistina non si svolgeva il delicato lavoro di rimozione delle polveri accumulate e sedimentate e di revisione contestuale dello stato di salute delle superfici, in gergo “spolveratura”.

“Lavorando sui ponteggi metallici montati e smontati ogni sera, sospesi come astronauti in cima alla piattaforma del ‘ragno’, la gru mobile e snodabile che porta l’operatore fino a venti metri d’altezza a contatto di occhi e di mani con i Profeti e con le Sibille di Michelangelo”, i restauratori hanno rimosso “quantità inimmaginabili di polveri e di sedimenti” depositati sulla Cappella da quattro anni che hanno visto una media di 20.000 visitatori al giorno.

Paolucci ricorda di essere salito anche lui sul “ragno” “in queste notti romane che rimarranno per me indimenticabili”.

“Erano vent’anni che non prendevo contatto con la ‘pelle’ della Sistina. Da quando, direttore dell’Opificio delle Pietre Dure e soprintendente di Firenze, ebbi modo di salire sui ponteggi durante il grande restauro di Fabrizio Mancinelli e di Gianluigi Colalucci”.

All’epoca, confessa, “furibonde polemiche” accompagnarono la pulitura della volta. Il dissenso, a suo avviso, “si spiega con l’inatteso impatto visivo che un Michelangelo incredibilmente ‘colorato’ ha prodotto su chi era abituato a vederlo e soprattutto a immaginarlo in ‘bianco e nero’”.

Parlando dei problemi di oggi, Paolucci osserva che il principale è rappresentato dalla “pressione antropica eccessiva”, “dal non più adeguato controllo climatico, dall’insufficiente abbattimento degli inquinanti”.

“Se vogliamo conservare la Sistina in condizioni accettabili per le prossime generazioni, è questa la sfida che dobbiamo vincere ed è una sfida persino più ardua di quella che Gianluigi Colalucci seppe vittoriosamente affrontare alla fine del secolo scorso”, sottolinea.

Se “non ci sono e non ci saranno, ai nostri giorni, nuovi Michelangelo e nuovi Raffaello”, segnala, “possiamo però dispiegare, per la conservazione del patrimonio, risorse di creatività e di intelligenza non inferiori a quelle che quei grandi hanno messo in opera nel fare arte”.

Le risorse attuali aiutano, conclude, perché “le opportunità offerteci dalla scienza e dalla tecnica sono oggi virtualmente infinite”.

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ZENIT Staff

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