Teologia della continuità per rafforzare il dialogo tra ebrei e cattolici

Un Convegno alla Pontificia Università della Santa Croce con l’ambasciatore d’Israele

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di Sergio Mora

ROMA, venerdì, 15 febbraio 2012 (ZENIT.org) –  Le relazioni tra ebrei e cattolici hanno avuto un’accelerazione decisiva con il Concilio Vaticano II e con i documenti che hanno sostenuto la teologia della continuità del cristianesimo con l’Antico Testamento. Si tratta di un dialogo che cresce nell’amicizia e nella frequentazione. 

Sulle relazioni tra lo stato di Israele e la Santa Sede se n’è discusso mercoledì 13 giugno alla Pontificia Università della Santa Croce in un convegno dal titolo  “…e dal forte è uscito il dolce”. L’incontro è stato organizzato dall’Associazione Cattolici Amici d’Israele con la collaborazione della Fondazione spagnola per la promozione sociale della cultura (Fpsc) e dall’Ateneo Pontificio (Pusc).

Tra i relatori, l’ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede, Mordechay Lewy, il quale ha sollecitato l’impegno a evitare le polemiche tra cattolici ed ebrei a superare le reciproche paure e ha ricordato che esistono tra Israele e il Vaticano relazioni non soltanto politiche, ma anche religiose e spirituali. 

Altri relatori sono stati il vescovo di Frosinone-Veroli-Fiorentino, Mons. Ambrogio Spreafico; il professore Amnon Ramon, dell’Istituto di Studi di Israele dell’università ebrea di Gerusalemme; il prof. Alberto Melloni, della Fondazione per le Scienze Religiose Giovanni XXIII; il prof. Raymond Cohen del Dipartimento Relazioni Internazionali dell’Università Ebraica di Gerusalemme. 

L’incontro è stato moderato da Giovanni Cubeddu, vicedirettore de mensile  “30 Giorni”, con le introduzioni della presidente della Fpsc, Pilar Lara e del Rettore della Università che ospitava l’evento, il  Pof. Luis Romera.

Tra i presenti, inoltre, il cardinale Farina, e il rabbino capo della comunità ebraica di Roma, Riccardo di Segni, il quale si è rivolto al pubblico presente con parole di apprezzamento per l’evento, augurando che “questo tipo di convegno sia reso noto ad un pubblico più vasto”  e che “il prossimo avvenga a Gerusalemme”.

Mons. Spreafico nel suo intervento ha poi ricordato “la svolta conciliare nei rapporti tra cattolici ed ebrei dopo una lunga storia segnata da incomprensioni”, alla cui origine “c’era una interpretazione controversa del Nuovo Testamento che già nei primi secoli dell’era cristiana, diffuse l’accusa di deicidio nella coscienza popolare”. 

Secondo il vescovo “c’ è voluto il documento conciliare Nostra Aetate per operare un cambiamento profondo nelle relazioni tra cattolici ed ebrei”. I documenti posteriori come gli “orientamenti e suggerimenti per l’applicazione della Nostra Aetate nel 1974” ed altri documenti del 1985 e 1998, hanno “migliorato ulteriormente” le razioni tra cattolici ed ebrei.

Un miglioramento ancora più decisivo si è avuto con “Memoria e riconciliazione della Chiesa e le colpe del passato” pubblicato nel Giubileo del 2000, e poi “Il popolo ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia cristiana” della Pontificia Commissione Biblica.

In questo contesto monsignor Spreafico ha ricordato alcune visite degli ultimi due Papi: il pellegrinaggio di Giovanni Paolo II in Terra Santa nel 2000, la visita di Benedetto XVI alla sinagoga di Colonia nel 2005 e poi in Terra Santa, e la seconda visita alla Sinagoga di Roma.

Per il prelato la Nostra Aetate sottolinea “il grande patrimonio spirituale comune” e “riconosce che il mistero divino della salvezza, si trova già nei patriarchi, in Mosè e nei profeti”. 

Giovanni Paolo II a Mainz il 17 novembre 1980 ricordò al popolo ebraico che “l’Antica Alleanza, che non è mai stata revocata”. In questa linea il recente documento della Pontificia Commissione Biblica “fin dai primi tempi la Chiesa, ha ritenuto che gli ebrei restano testimoni importanti dell’economia della salvezza” e in questa prospettiva riconosce agli ebrei uno status di “fratelli maggiori”.

Mons. Spreafico ha rimarcato poi che il Vaticano II afferma l’indispensabilità per la vita della Chiesa del rapporto con l’ebraismo vivente e non soltanto con la sua tradizione. 

Ritornano le parole di Pio XI all’indomani della pubblicazione in Italia delle leggi razziali, il 5 settembre 1938, quando visibilmente scosso ebbe a dire a un gruppo di giornalisti belgi in visita a Castel Gandolfo: “L’antisemitismo è inammissibile. Noi siamo spiritualmente semiti”.

Una “Alleanza mai revocata” come indicato da Giovanni Paolo II, “potrebbe aiutarci a comprendere meglio il rapporto ebraico cristiano e farlo crescere proprio evidenziando la prospettiva dell’amicizia”.

Mons.Spreafico ha infine sottolineato “la necessità di una relazione di stima e di rispetto e anche di maggiore frequentazione”, perché “se le relazioni diminuiscono i documenti non influiranno nella realtà”. 

La presidente della Fundación Promoción Social de la Cultura, la spagnola Pilar Lara, ha ricordato che il Centro de Estudios de Oriente Medio nacque nel 2007 per loro iniziativa con la finalità di creare un forum di dialogo per la pace.

La signora Lara ha concluso affermando che “questo convegno rappresenta il proseguimento di un proficuo rapporto con Israele che ha avuto inizio con l’ambasciatore Samuel Hadas”.  

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ZENIT Staff

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