Daily meditation on the Gospel

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Tana, tavola, talamo: il suo petto

Meditazione della Parola di Dio di martedì 27 dicembre – San Giovanni Apostolo ed Evangelista, Festa

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Lettura
Da Natale siamo catapultati a Pasqua (è il Vangelo che meditiamo il giorno di Pasqua), in questo secondo giorno dell’Ottava. La festa dell’Evangelista Giovanni ci pone sotto gli occhi la corsa verso il sepolcro di Pietro e Giovanni, che da Maria di Magdala hanno ricevuto l’annuncio della sparizione del corpo del Signore. Corrono insieme, ma sfalsati, ognuno con il suo cuore, la sua storia, il suo carattere, e il traguardo lo taglia il discepolo amato. L’amore vince sempre.
Meditazione
Ci poniamo oggi alla scuola del discepolo amato, che ci fa da guida turistica nel Presepe: il presepe vero non è quello napoletano del ’700, affollato e situato negli usi e costumi della città, ma questo che propone la liturgia, dove ieri abbiamo posto, a destra della Culla, la statuetta di santo Stefano, ed oggi poniamo, a sinistra, quella di san Giovanni evangelista. C’è il battesimo del sangue, che Stefano ha vissuto, e quello dell’amore, di cui è capofila Giovanni. Nell’Ultima Cena egli ha ricevuto il privilegio di poggiare il capo sul petto del Maestro per sentire i battiti del suo cuore; ai piedi della Croce ha ricevuto il suo testamento e in eredità la Madre; oggi lo vediamo correre verso il sepolcro con la foga dell’amore che ha fretta, non mette indugio, taglia le tappe e arriva sempre prima. È il discepolo che Gesù amava (non si lascia sfuggire occasioni per ricordarcelo nel suo Vangelo), ma anche il discepolo amante, che corrisponde con il cuore ai richiami dell’Amato, pronto a sentire e prevedere i passaggi della grazia come nel capitolo 21, quando grida: “È il Signore!”; è Colui che rimane, perché tutto passa ma l’amore resta. Chiedo al Signore, per intercessione di san Giovanni, di infervorare il mio cuore freddo e calcolatore per seguirlo con più ardore e prontezza, con più freschezza e senza calcoli. L’amore rende facili le cose difficili e leggere quelle pesanti. Resterà una traccia di questo Natale nella mia vita? Che ne è stato della grazia dello scorso anno, e di quelle dei Natali più lontani? La grazia di un Natale è come un vino DOC, che va impreziosendosi di anno in anno se, al momento, vissuto bene: chiedo che si imprima la Grazia di questo Natale così che tra dieci o venti anni io possa dire: questo proposito risale alla grazia del Natale 2016!
Preghiera:
Gesù, che per amore dell’umanità hai lasciato il Paradiso “per venire a penar su questo fieno”, prendi il mio cuore di pietra e donami un cuore di carne, prendi il mio cuore frigido e fammi dono di un cuore palpitante d’amore per te e per i fratelli. L’Apostolo Giovanni interceda per me perché non cerchi altra grandezza che nell’amore. Amen.
Agire:
“Sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre”: con le parole del Salmo 130 poggio la testa, affollata di pensieri e paure, su un cuscino, chiudo gli occhi e immagino di stare sul petto del Maestro come Giovanni.
***
Meditazione del giorno a cura di mons. Arturo Aiello, Vescovo di Teano-Calvi, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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