Tabernacolo vuoto nella Messa Pontificale

Risponde padre Edward McNamara, L.C., professore di Teologia e direttore spirituale

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Nella sua rubrica settimanale, padre McNamara risponde oggi ad una domanda posta da un lettore di lingua inglese.

Arrivando in una parrocchia per le cresime, la prima cosa che ha attirato la mia attenzione era che la lampada del Santissimo Sacramento non era accesa. Anche il tabernacolo era vuoto. Dopo la celebrazione, ho chiesto al sacerdote il perché e lui mi ha risposto che quando il vescovo, che ha la pienezza del sacerdozio, celebra la liturgia, come ad esempio quella delle cresime, dev’essere chiaro che la pienezza del sacramento risiede in lui. Non ero a conoscenza di questa usanza e mi chiedo quanto sia diffusa. — E.R.

Si tratta di una norma molto antica che ignorano persino molti vescovi. Viene menzionata nel Cerimoniale dei Vescovi nella sezione dedicata alle chiese cattedrali ed è sottintesa anche in altri casi.

Il documento dice al n° 49:

“49. Si raccomanda che il tabernacolo, secondo una antichissima tradizione conservata nelle chiese cattedrali, sia collocato in una cappella separata dall’aula centrale.

“Se tuttavia in un caso particolare il tabernacolo si trovasse sopra l’altare sul quale il vescovo sta per celebrare, il SS. Sacramento sia portato in un altro luogo degno”.

Questa norma non è nuova. Nel manuale cerimoniale per la forma straordinaria di A. Fortescue, JB O’Connell e A. Reid si legge, dove tratta una messa pontificale presso il trono: “Se il Santissimo Sacramento è conservato sull’altare maggiore della chiesa, dovrebbe essere trasferito, se possibile, prima della cerimonia ad una cappella o altare laterale”.

Alcuni autori recenti opinano che la norma non necessariamente valga per i tabernacoli che si trovano nell’area del presbiterio ma separati dall’altare come tale.

Successivamente alla pubblicazione del Cerimoniale dei Vescovi, l’Ordinamento Generale del Messale Romano (OGRM) fornisce nel n° 274 ulteriori elementi nel caso in cui c’è un tabernacolo nell’area del presbiterio:

“Se nel presbiterio ci fosse il tabernacolo con il Ss.mo Sacramento, il sacerdote, il diacono e gli altri ministri genuflettono quando giungono all’altare o quando si allontanano, non invece durante la stessa celebrazione della Messa.

“Inoltre genuflettono tutti coloro che passano davanti al Ss.mo Sacramento, se non procedono in processione”.

Anche se non viene specificato per i vescovi, è probabile che, per quanto riguarda la genuflessione, la stessa norma valga anche in questa situazione specifica.

Tuttavia, bisogna ammettere che le descrizioni dei riti di una messa pontificale di solito presuppongono la presenza di una cappella del Santissimo Sacramento, piuttosto che il tabernacolo nel presbiterio.

Infatti, descrivendo la processione d’ingresso della Messa pontificale, il Cerimoniale dice al n° 128:

“Se la processione passa davanti alla cappella del ss. Sacramento non si fa alcuna sosta né alcuna genuflessione”.

Perciò, mentre non sembra che ci sia una regola assoluta, c’è una certa tradizione la quale consente la rimozione del Santissimo Sacramento dall’area del presbiterio quando una Messa pontificale viene celebrata da un vescovo, specialmente se si tratta dell’ordinario locale.

Dal punto di vista teologico, questa usanza vuole sottolineare il ruolo del vescovo come sommo sacerdote del suo gregge. Infatti, nell’istruzione Redemptionis Sacramentum si legge:

“[19] Il Vescovo diocesano, primo dispensatore dei misteri di Dio, è moderatore, promotore e custode di tutta la vita liturgica nella Chiesa particolare a lui affidata. Infatti, «il Vescovo, insignito della pienezza del sacramento dell’Ordine, è l’“economo della grazia del supremo sacerdozio” specialmente nell’Eucaristia, che offre egli stesso o fa offrire, e della quale la Chiesa continuamente vive e cresce»”.

“[20] Si ha, infatti, una precipua manifestazione della Chiesa ogni volta che si celebra la Messa, specialmente nella chiesa cattedrale, «nella partecipazione piena e attiva di tutto il popolo santo di Dio, […] all’unica preghiera, all’unico altare, cui presiede il Vescovo», circondato dai suoi Sacerdoti, Diaconi e ministri. Inoltre, ogni «legittima celebrazione dell’Eucaristia è diretta dal Vescovo, al quale è affidato l’ufficio di prestare e regolare il culto della religione cristiana alla Divina Maestà secondo i precetti del Signore e le leggi della Chiesa, dal suo particolare giudizio ulteriormente determinate per la sua diocesi»”.

Lasciare vuoto il tabernacolo significa quindi sottolineare il ruolo del Vescovo diocesano come “primo dispensatore dei misteri di Dio… nella Chiesa particolare a lui affidata”, e come colui che celebra ogni “legittima” celebrazione dell’Eucaristia. In un certo senso è un segno che Cristo concede l’Eucaristia attraverso il ministero episcopale come la pienezza del sacerdozio e in questo modo rispecchia la natura della Chiesa come comunione sacramentale.

Per il vescovo, questo segno dovrebbe essere un umile memento delle sue grandi responsabilità nel “prestare e regolare il culto della religione cristiana alla Divina Maestà”. In nessun modo può essere interpretato come un’esaltazione del vescovo di fronte al mistero di Cristo nel Santissimo Sacramento.

Le norme non dicono in modo specifico che normalmente la regola non viene applicata quando un vescovo diverso da quello metropolitano o dall’ordinario locale celebra la Messa. Che questo è probabilmente il caso, tuttavia, può essere dedotto dal fatto che le norme riguarda la rimozione del Santissimo Sacramento si trovano quasi sempre nel contesto della messa stazionale del vescovo locale.

***

I lettori possono inviare domande all’indirizzo  liturgia.zenit@zenit.org. Si chiede gentilmente di menzionare la parola “Liturgia” nel campo dell’oggetto. Il testo dovrebbe includere le iniziali, il nome della città e stato, provincia o nazione. Padre McNamara potrà rispondere solo ad una piccola selezione delle numerosissime domande che ci pervengono.

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ZENIT Staff

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