Storia del Concilio Vaticano II

Sintesi di cosa accadde cinquant’anni fa

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di monsignor Vitaliano Mattioli

CITTA’ DEL VATICANO, sabato, 18 agosto 2012 (ZENIT.org) – Il 25 gennaio 1959 il Papa Giovanni XXIII, dopo un solenne pontificale nella Basilica di S. Paolo, comunicò ai Cardinali il progetto di indire un nuovo Concilio. 

La sorpresa fu grande in quanto Giovanni XXIII era stato eletto Papa solo il 28 ottobre dell’anno precedente. In seguito si venne a sapere che  già il suo predecessore, Pio XII, aveva avuto questa idea e, nel massimo segreto, aveva iniziato i lavori preparatori. Ma in seguito pensò che i tempi non erano ancora maturi.

Giovanni XXIII iniziò i preparativi nel maggio seguente costituendo la Pontifica Commissione antipreparatoria. Nominò Mons. Pericle Felici Segretario della medesima.

Nel giugno 1960 con il Motuproprio Superno Dei istituì le undici Commissioni preparatorie: teologia, vescovi e governo delle diocesi, disciplina del clero e del popolo cristiano, religiosi, sacramenti, liturgia, seminari, chiese orientali, missioni, laici.

Finalmente l’11 ottobre 1962 fu aperto ufficialmente il nuovo Concilio. Il Papa scelse questa data perché  allora in quel giorno si celebrava la festa di Maria, Teothokos. Madre di Dio. In tal modo manifestò l’intenzione di porre lo svolgimento del Concilio sotto la protezione di Maria.

Il discorso della S. Messa di apertura, Gaudet Mater Ecclesia, indicò le linee maestre del Concilio e motivò l’opportunità di celebrare il nuovo Concilio. Disse che lo scopo principale del Concilio deve essere la presentazione, difesa e diffusione del  sacro deposito della dottrina cristiana: “5. 1. Quel che più di tutto interessa il Concilio è che il sacro deposito della dottrina cristiana sia custodito e insegnato in forma più efficace. Tale dottrina abbraccia l’uomo integrale, composto di anima e di corpo, e a noi, che abitiamo su questa terra, comanda di tendere come pellegrini alla patria celeste…2. Il ventunesimo Concilio Ecumenico … vuole trasmettere integra, non sminuita, non distorta, la dottrina cattolica”.

Passa poi al modo di comportarsi della Chiesa circa gli errori dottrinali: “Aprendo il Concilio Ecumenico Vaticano II, è evidente come non mai che la verità del Signore rimane in eterno. 2. Non c’è nessun tempo in cui la Chiesa non si sia opposta a questi errori; spesso li ha anche condannati, e talvolta con la massima severità. Quanto al tempo presente, la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore; pensa che si debba andare incontro alle necessità odierne, esponendo più chiaramente il valore del suo insegnamento piuttosto che condannando”.

Il discorso di apertura termina esprimendo il desiderio di promuovere l’unità nella famiglia cristiana e umana perché: “purtroppo l’intera famiglia cristiana non ha ancora raggiunto appieno questa visibile unità nella verità”. 

La prima sessione terminò il giorno 8 dicembre dello stesso 1962. I lavori furono aggiornati  per il mese di settembre del seguente anno. In questo frattempo, il 3 giugno 1963 il Papa Giovanni XXIII morì. Automaticamente con la morte del Papa il Concilio è sospeso. Spetta al successore continuarlo o no. 

Il nuovo Papa eletto il 21 giugno fu Giovanni Battista Montini, che prese il nome di Paolo VI. Lui manifestò subito il desiderio di continuare il Concilio.

La seconda sessione si aprì il 29 settembre 1963 e terminò il 4 dicembre 1963. Nel discorso di apertura, Paolo VI presentò i quattro scopi del Concilio: “Riassumeremo in quattro punti, che sono: la definizione o, se si preferisce, la coscienza di Chiesa, la sua riforma, la ricomposizione dell’unità tra tutti i cristiani e il dialogo della Chiesa con gli uomini contemporanei”.

Nel gennaio 1964  Paolo VI fece la  storica visita in Terrasanta sia per ritornare alle fonti del cristianesimo, come per ravvivare i rapporti  la religione ebraica e lo Stato d’ Israele, ancora non riconosciuto ufficialmente dalla Santa Sede. Ma anche per lanciare nuove intese con la Chiesa Ortodossa. Commovente ed unico nella storia precedente è stato l’incontro e l’abbraccio a Gerusalemme tra Paolo VI ed Atenagora, Patriarca di Costantinopoli.

La terza sessione andò dal 14 settembre 1964 al 21 novembre. Nel discorso di chiusura, Paolo VI proclamò la Madonna: Madre della Chiesa. Disse: “Per questo motivo ci sembra necessario che in questa pubblica seduta enunciamo ufficialmente un titolo con il quale venga onorata la Beata Vergine Maria, che è stato richiesto da varie parti del mondo cattolico ed è a Noi particolarmente caro e gradito, perché con mirabile sintesi esprime la posizione privilegiata che nella Chiesa questo Concilio ha riconosciuto essere propria della Madre di Dio”.

“Perciò – proseguì – a gloria della Beata Vergine e a nostra consolazione dichiariamo Maria Santissima Madre della Chiesa, cioè di tutto il popolo cristiano, sia dei fedeli che dei Pastori, che la chiamano Madre amatissima; e stabiliamo che con questo titolo tutto il popolo cristiano d’ora in poi tributi ancor più onore alla Madre di Dio e le rivolga suppliche”.

La quarta sessione:  aperta il  14 settembre 1965, terminò l’ 8 dicembre 1965, festa della Immacolata Concezione.

Nel discorso di apertura caratterizzò il Concilio così: “Né sembra difficile dare al nostro concilio ecumenico il carattere d’un atto d’amore: d’un grande e triplice atto di amore: verso Dio, verso la chiesa, verso l’umanità” 

In questa sessione, il  4 ottobre 1965, Paolo VI  visitò l’Assemblea delle Nazioni Unite a New York, invitato ufficialmente per celebrare il ventesimo anno dell’ONU. . 

Il 18 novembre 1965 Paolo VI, in prossimità della chiusura del Concilio, fece un discorso sull’atteggiamento da tenere nel post-concilio, quasi prevedendo lo slittamento  avvenuto in seguito. “Fratelli Venerati, non tanto dobbiamo badare a queste pur necessarie riforme, sì bene a quelle morali e spirituali, che ci rendano più conformi al nostro divino Maestro e più atti ai doveri della nostra rispettiva vocazione. A questo dobbiamo principalmente attendere: alla nostra effettiva santificazione e alla reale capacità di diffondere fra gli uomini del nostro tempo il messaggio evangelico”.

Il 7 dicembre 1965, vigilia della chiusura, fu celebrata la S. Messa dell’ultima sessione. Paolo VI nella omelia così riassunse tutto il Concilio: “Nel volto di ogni uomo si deve ravvisare il volto di Cristo e, in questo, quello del Padre celeste. Per conoscere Dio bisogna conoscere l’uomo. Amare Dio per amare l’uomo. Questo Concilio tutto si risolve nel suo conclusivo significato religioso, come un potente invito all’umanità di oggi e ritrovare, per via di fraterno amore, Dio”.

A termine della celebrazione eucaristica avvenne un fatto epocale.  Paolo VI con la Lettera Apostolica Ambulate in Dilectione, abolì la scomunica  inflitta il 16 luglio 1054 al Patriarca di Costantinopoli Michele Cerulario.  Contemporaneamente a Costantinopoli (Istanbul) il Patriarca  Atenagora  abrogava la scomunica del Suo Predecessore al Papa Leone IX.

Così la Lettera di Paolo VI:  “Vogliamo eliminare dalla memoria della Chiesa la sentenza di scomunica allora emanata e toglierla di mezzo, e la vogliamo sepolta nell’oblio e cancellata. Siamo lieti che ci sia data l’occasione di compiere quest’atto di fraterna carità qui a Roma, accanto al sepolcro dell’Apostolo Pietro, nel medesimo giorno in cui avviene lo stesso a Costantinopoli, che è chiamata Nuova Roma”.  

Il Card. Johannes Willebrands lesse la Dichiarazione Comune della Chiesa Cattolico Romana e della Chiesa Ortodossa di Costantinopoli. Subito dopo il Card. Agostino Bea lesse la Lettera citata Ambulate in Dilectione.

I Documenti conciliari sono:

Quattro Costituzioni:

Sacrosa
nctum Concilium
(sulla Liturgia), 4 dicembre 1963 (votanti 2178, placet 2159)

Lumen Gentium (sulla Chiesa) 21 novembre 1964  (votanti 2145, placet 1921)

Dei Verbum (sulla Divina Rivelazione)  18  novembre 1965 (votanti 2350, placet 2344)

Gaudium et Spes (sulla Chiesa nel mondo contemporaneo) 7 dicembre 1965 (votanti 2373, placet 2309)

Nove Decreti:

Inter Mirifica (sugli strumenti della comunicazione sociale) 4 dicembre 1963  (votanti 2124, placet 1960)

Orientalium Ecclesiarum (sulle Chiese orientali cattoliche)  21 novembre 1964  (votanti 2149, placet 2110)

Unitatis Redintegratio (sull’Ecumenismo) 21 novembre 1964 (votanti 2148, placet 2137)

Christus Dominus (sui Vescovi)  28 ottobre 1965 (votanti 2322, placet 2319)

Perfectae Caritatis (sui Religiosi) 28 ottobre 1965 (votanti 2325, placet 2321)

Optatam Totius (sulla formazione sacerdotale) 28 ottobre 1965 (votanti 2321, placet 2318)

Apostolicam Actuositatem (sull’Apostolato dei Laici) 18 novembre 1965 (votanti 2342, placet 2340)

Ad Gentes (sull’attività missionaria) 7 dicembre 1965 (votanti 2399, placet 2394)

Presbyterorum Ordinis (sul ministero  e vita dei Presbiteri) 7 dicembre 1965 (votanti 2394, placet 2390)

Tre Dichiarazioni:

Gravissimum Educationis (sull’educazione cristiana) 28 ottobre 1965 (votanti 2096, placet 1912)

Nostra Aetate (sulla relazione con le Religioni non-cristiane) 28 ottobre 1965 (votanti 2312, placet 2221)

Dignitatis Humanae (sulla libertà religiosa) 7 dicembre 1965 (votanti 2386, placet 2308)

Nel 1966 il giornalista italiano Alberto Cavallari in un libro-intervista scrisse: “Il vero significato del Vaticano II non sarà riconosciuto che tra molti decenni e ogni rigida conclusione diviene imprudente” (Il Vaticano che cambia, Mondadori, p. 27).

Oggi, a distanza di 50 anni dall’inizio del Concilio, questa riflessione appare vera.

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ZENIT Staff

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