Ostia, avamposto della cristianità di Roma sul Mediterraneo

Alcuni cenni sulla storica “porta di Roma” e della cristianità, alla vigilia della visita pastorale di Papa Francesco

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Una vocazione storica di questo territorio che inizia con la fondazione di Ostia come prima colonia di Roma, ad opera del Re Anco Marzio nel IV sec. a.C.. Questo conferma la volontà di Roma di commerciare con i popoli vicini, favorendo le vie d’acqua, dimostrando così l’aspirazione della civiltà romana di volersi aprire con tutto il Mediterraneo.

Una vocazione universalista che la Chiesa di Roma ha fatto propria e che ha sempre confermato riconoscendo ad Ostia il primato di essere la prima sede suburbicaria dopo quella di Roma. Infatti, il vescovo di Ostia è il “decano del Sacro Collegio”, vale a dire il cardinale che regna sulla Chiesa di Roma nel periodo di “sede vacante”, ed è proprio il Cardinale di Ostia che nella storia  ha sempre aperto l’elezione e poi la proclamazione del nuovo Papa. Un esempio di quanto sopra indicato lo abbiamo avuto, recentemente, con Benedetto XVI che, nel 2004, è stato prima eletto cardinale di Ostia per poi diventare Papa nel 2005.

Uno dei contributi più importanti offerti da Ostia alla cristianità è stato, senza dubbio, quello di Agostino d’Ippona che agli inizi del IV sec. d.C. arrivò ad Ostia con la sua adorata mamma Monica, con la quale si recò a Milano per interloquire con il Vescovo di Milano S. Ambrogio per un lungo periodo, per poi fare ritorno ad Ostia, dove purtroppo la  povera Monica si ammalò per poi morire, provocando un dolore al povero Agostino.

La morte di Monica contribuì molto alla conversione di questo gigante della cristianità poi diventato Santo e dal 2004 anche Patrono di Ostia, recuperando così una memoria storica di questi luoghi che l’urbanizzazione selvaggia della seconda metà del ‘900, conseguente alla realizzazione dell’Aeroporto di Fiumicino, aveva fatto dimenticare.

Altra testimonianza della cristianità ostiense è racchiusa nel Borgo di Ostia Antica, originariamente sorto su un’area sepolcrale all’interno del quale fu eretta una basilica paleocristiana dedicata alla martire S. Aurea, confermata dal ritrovamento negli anni ’80 di un frammento di lapide funeraria con la scritta “Chryse” che è il nome in greco di Aurea che si trova nella cappella dedicata a S. Monica nella Basilica attuale.

Durante i lavori di scavo (1945) per sistemazioni edilizie nel cortiletto retrostante la Chiesa di S. Aurea, l’allora parroco Padre Antonio Casamassa ritrovò una sepoltura con un frammento d’epigrafe dedicato a S. Monica che conferma il luogo di sepoltura di S. Monica ad Ostia nella Basilica paleocristiana di S. Aurea, indicata e ricordata oggi con un effige che rappresenta l’Estasi di S. Monica e S. Agostino.

Sant’Aurea è oggi una basilica rinascimentale che fu eretta dal Baccio Pontelli nel 1483 ribaltando completamente la posizione dell’altare dell’antica basilica paleocristiana, rivolto originariamente verso Roma e oggi verso il Castello di Giulio II.

Fu proprio Giulio II il grande sponsor della ristrutturazione rinascimentale del fine ‘400 che ha trasformato l’antica Gregoripoli, l’originario castrum fortificato chiamato così dal Papa Gregorio IV in memoria della vittoria dei cristiani sui saraceni nella battaglia navale di Ostia (820 d.C.).

Una vittoria che allontanò per sempre i saraceni da Roma e che Raffaello ha rappresentato  nell’affresco della Battaglia di Ostia che si trova nelle stanze vaticane della “segnatura”. 

Una vicenda storica documentata confermata da numerosissimi libri e che i moderni cittadini di Ostia non dovrebbero dimenticare, ma tramandare alle nostre future generazioni per riconfermare il valore culturale e spirituale di questo territorio per tutta la cristianità.

Ostia è la porta di Roma e della sua cristianità verso il mondo, attraverso la sua millenaria portualità che oggi è diventata anche aeroportulità e chissà cosa diventerà per il futuro, ma in ogni caso riconferma una vocazione territoriale, resa ancora più grande dalla vicenda spirituale di uno dei pilastri della Chiesa di Roma come lo è stato e continua ad esserlo ancora oggi S. Agostino.

Che  peccato che a questi grandi contenuti  storici e spirituali facciano da riscontro le miserabili vicende odierne che associano spesso Ostia alla Mafia nella Capitale e che dimostrano come queste straordinarie vicende storiche non siamo mai state considerate come meritano dalle nostre Istituzioni ed in particolare dall’Amministrazione comunale che ha sempre ignorato queste grandi qualità di Ostia e del suo territorio circostante che noi chiamiamo Litorale Romano, intendendo non solo la costa, ma il grande delta tiberino, relegando ad Ostia, non un ruolo di città portuale, ma di mera periferia con le conseguenze che noi oggi possiamo vedere.

La visita di sua Santità Papa Francesco, rappresenta un’occasione importante di riscatto culturale e spirituale, non solo per la visita pastorale che ci riempie di gioia, ma per il fatto che questa visita sia l’occasione per quel riscatto sociale ed economico che Ostia ormai attende da almeno tre decenni.

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ZENIT Staff

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