Miracolo a Le Havre

Un film che affronta le immigrazioni clandestine senza ideologie

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di Franco Olearo

ROMA, sabato, 10 dicembre (ZENIT.org).- La storia del film “miracolo a Le Havre” è semplice. Marcel fa il lustracarpe per le strade della città e quando torna nella sua modesta casa trova la premurosa moglie Arletty che l’attende. Un giorno si imbatte in un ragazzo di colore, immigrato in modo clandestino e che è braccato dalla polizia; decide quindi di aiutarlo anche se saranno necessari molti soldi: per fortuna gli amici di quartiere sono disposti a dargli una mano.

La solidarietà matrimoniale e la benevolenza con i vicini di strada sono gli atteggiamenti predominanti. Vite semplici e povere di chi si mostra sempre premuroso verso il proprio prossimo

All’inizio del film il lustrascarpe Marcel e un suo collega vietnamita sono fermi alla stazione in attesa di clienti . Loro non guardano i volti delle gente che passa oltre frettolosa, ma i loro occhi sono fissi sulle loro scarpe, nella ansioso sforzo di  individuare quelle di cuoio invece che le solite scarpe in materiale sintetico.

E’ una annotazione minuta che fa il regista, la prima delle tante: nel micrococosmo in cui si svolge buona parte del film (la modesta casa in cui vive Marcel con la moglie Arletty, la panetteria, il bar e il negozio di frutta accanto a loro)  l’attenzione si concentra sui piccoli gesti di ogni giorno:  cucinare un uovo, lustrare le scarpe, mettere il modesto guadagno giornaliero in una scatola di latta nel cassetto della credenza, aprire l’armadio dove ci sono non più di due o tre vestiti.

E’ un processo di semplificazione del linguaggio filmico che l’autore compie perché non è un fatto di cronaca che ci vuole raccontare (i presupposti ci sarebbero tutti: il fenomeno sempre attuale del flusso di clandestini che da Le Havre vogliono recarsi in Inghilterra) ma una novella gentile fuori del tempo. Anche il montaggio e le musiche hanno un gusto vintage e ricordano certi film a lieto fine degli anni ’50.  

La semplificazione del fondale ha inoltre il vantaggio di porre in risalto i vari personaggi e ciò che senza troppe parole vogliono esprimerci.

La solidarietà matrimoniale e la benevolenza con i vicini di strada sono gli atteggiamenti predominanti.

Quando Marcel torna a casa la sera stanco e va a letto, Arletty si attrada a stirargli quel’l’unico vestito da lavoro e a lucidargli le scarpe, in modo che questo suo “marito bambino, mai cresciuto” possa trovarli già pronti per il giorno successivo. L’arrivo in casa di un bambino di colore scappato alla polizia  innesca la solidarietà dei vicini: se Marcel va fino a Calais per trovare il nonno del ragazzo, la barista e la panettiera sono pronti ad offrire i loro risparmi per consentirgli di andare in Inghilerra dove l’attende la madre. Lo stesso ispettore di polizia, che conosce bene gli abitanti del quartiere, non esita ad avvisarli prima che arrivi un’ispezione dei gendarmi dell’immigrazione.

Una tale armonia umana non può che essere feconda: la stessa natura vi partecipa (il ciliegio del loro piccolo giardino è ormai forito) ed anche lo stesso Cielo (forse un miracolo) esulta

Il sospetto che il film risulti alla fine zuccheroso e troppo buonista non ha diritto di cittadinanza: in effetti non di sentimenti, di emotività, di commozione parla il film, non del romantico pulsare del cuore, ma dell’essenza stessa dell’essere umano, che è fatto appunto di solidarietà, di una volontà positiva verso gli altri che viene tanto più enfatizzata proprio perchè proviene da vite semplici ed umili.

La trama del racconto ricorda molto da vicino un altro importante film francese: Welcome (2009) che parlava di un ragazzo curdo che da Calais voleva raggiungere a nuoto l’Inghilterra e anche in questo caso la storia del ragazzo innescava la solidarietà del suo allenatore Simon.

Ma i due film sono diversi: Welcome vuole affrontare il problema delle immigrazioni clandestine senza ideologie ma con grande sensibilità umana; il respiro del finlandese Aki  Kaurismäki è più universale: si domanda cosa è realmente l’uomo.

***

Titolo Originale: Le Havre

Paese: Francia, Finlandia, Germania

Anno: 2011

Regia: Aki Kaurismäki

Sceneggiatura: Aki Kaurismäki

Produzione: SPUTNIK, PYRAMIDE PRODUCTIONS, PANDORA FILMPRODUKTION, ARTE FRANCE CINÉMA, ZDF/ARTE, THE FINNISH FILM FOUNDATION, CANAL +, NORDISK FILM & TV FOND, THE CENTRE NATIONAL DU CINÉMA ET DE L’IMAGE ANIMÉE, YLE COPRODUCTIONS, CINÉCINÉMA, ARTE FRANCE

Durata: 93

Interpreti: André Wilms, Kati Outinen, Jean-Pierre Darroussin, Blondin Miguel

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ZENIT Staff

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