Massacro in una chiesa copta nel sud dell'Egitto

Sette le persone uccise in un violento attacco

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IL CAIRO, giovedì, 7 gennaio 2010 (ZENIT.org).- La notte di Natale celebrata in una chiesa ortodossa copta egiziana è finita in tragedia per la morte di sette persone, tra cui un agente di sicurezza musulmano, durante un attacco sferrato da tre persone su un veicolo.

L’attentato è avvenuto dopo la fine della Messa di Natale (che secondo il calendario della Chiesa ortodossa copta si celebra la notte del 6 gennaio) nella città di Nagaa Hamadi, nella provincia di Quena, a circa 65 chilometri dalle rovine di Luxor, in Egitto. I fedeli stavano uscendo dalla chiesa della Vergine Maria. Oltre alle vittime, ci sono stati anche nove feriti.

I cristiani residenti in questa località avevano già ricevuto varie minacce nei giorni precedenti la celebrazione del Natale. Il Vescovo di Kirollos, nella Diocesi di Nag Hamadi, aveva ricevuto un messaggio sul suo telefono cellulare in cui si diceva: “Ora è il suo turno”. A causa di queste minacce, ha detto che si era visto costretto a terminare la Messa di Natale un’ora prima del solito.

“Non ne ho fatto nulla (del messaggio). Anche i miei fedeli hanno ricevuto minacce per la strada, e alcuni hanno gridato loro: ‘Non lasceremo che abbiate delle feste’”, ha segnalato il Vescovo di Kirollos in alcune dichiarazioni all’agenzia AP.

I cristiani d’Egitto, in maggioranza copti, rappresentano circa il 10% della popolazione del Paese. Su più di 83 milioni di abitanti, infatti, il 90% è rappresentato da musulmani.

Secondo quanto ha reso noto il Ministro degli Interni egiziano, la causa dell’attacco è stata la vendetta per la violenza perpetrata da un cristiano ai danni di una bambina musulmana a novembre. Dopo questo fatto ci sono stati disordini nella località, tra cui l’incendio di proprietà di alcuni cristiani.

Padre Rafic Greiche, direttore dell’ufficio informazioni cattolico locale, ha affermato come riporta “L’Osservatore Romano”: “Anche noi cattolici, come il resto dei cristiani siamo preoccupati. L’atmosfera, soprattutto nell’Alto Egitto, è più pesante. Al Cairo ci sentiamo tutti più sicuri, ma nei villaggi il clima è diverso. Gli incidenti, gli attacchi nascono sempre da una miscela di odio religioso e pretesti occasionali”.

I cristiani si lamentano sempre più della discriminazione che subiscono a causa del fondamentalismo islamico, soprattutto dal punto di vista lavorativo, perché i cittadini egiziani devono portare sempre con sé un documento che identifichi la religione alla quale appartengono, e molti non sono accettati in alcuni posti di lavoro perché sono cristiani.

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ZENIT Staff

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