"Lobby gay in Vaticano? Basta denunce anonime. Il Papa vuole chiarezza"

Mons. Angelo Becciu, numero due della Segreteria di Stato, commenta le dichiarazioni di Elmar Mäder, ex comandante della Guardia Svizzera, ad un settimanale

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Si torna a parlare di ‘lobby gay’ in Vaticano dopo le dichiarazioni, nei giorni scorsi, di Elmar Mäder, ex comandante della Guardia svizzera dal 2002 al 2008 al settimanale svizzero Schweiz am Sonntag. Mäder avrebbe confermato in un’intervista l’esistenza di una lobby omosessuale, così potente da essere “pericolosa” per la sicurezza dello stesso Pontefice. E di questa – ha detto – “posso parlare per esperienza personale”.

Tuttavia le dichiarazioni dell’ex capo del mini esercito del Papa, come in tanti altri casi, non riportano né nomi né cognomi: possono essere quindi facilmente catalogate come chiacchiere, maldicenze, o addirittura diffamazioni. Almeno così la pensa monsignor Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato vaticana, che, in un’intervista a La Repubblica, afferma: “Da ex guardia svizzera Mäder sa bene che le dicerie, le accuse, per non dire le calunnie vanno sempre circostanziate e provate”.

“Troppo facile parlare in generale – sentenzia – accusare il Vaticano di avere qualcosa che non va al suo interno senza fare nomi. Quando era in servizio, egli aveva dei sospetti? Questi sospetti sono ancora presenti? È questo che va sostenendo?”. “Benissimo – chiosa il presule – venga qui e ci dica esattamente a chi si riferisce. Siamo disposti ad ascoltarlo e a prendere nota. Papa Francesco per primo vuole chiarezza e verità, e così tutti noi".

È vero, ammette il sostituto della Segreteria di Stato vaticana, che lo stesso Bergoglio aveva confermato la presenza di lobby gay tra le mura leonine. Tuttavia, nel volo di ritorno da Rio de Janeiro, lo scorso luglio, il Papa “ha avuto l’occasione di spiegarsi in merito” e di chiarire meglio il suo punto di vista. “Si scrive tanto della lobby gay – aveva detto il Papa ai giornalisti – io ancora non ho trovato chi mi presenti la carta d’identità in Vaticano con scritto gay. Dicono che ce ne sono. Credo che quando uno si trova con una persona così, deve distinguere il fatto di essere un gay dal fatto di fare una lobby, perché nessuna lobby è buona”.

Insomma, “c’è chi ha parlato di lobby gay ma nessuno ancora ha capito dove sarebbe questa lobby”. Secondo fonti interne, ampio spazio a queste influenti correnti omosessuali in Vaticano era dedicato anche nella relatio dei tre cardinali incaricati da Benedetto XVI per indagare sul caso Vatileaks. Becciu, però, sull’argomento glissa: “Come si possono fare simili affermazioni? Il contenuto dell’indagine lo conosce solo il Papa ed è sotto segreto. Nulla si può dire né sapere”.

Insomma, secondo il presule, bisogna fare molta attenzione a distinguere fatti comprovati da quelle che sono chiaramente delle calunnie. Proprio recentemente – racconta ancora nell’intervista – “due persone in servizio nella Curia sono state oggetto di dicerie. Siccome le dicerie non si fermavano, abbiamo dovuto fare le opportune verifiche. E l’esito di questo lavoro è stato che queste due persone sono state scagionate del tutto”.

“Ciò – sottolinea il vescovo – insegna che occorre fare attenzione prima di lanciare accuse, perché si rischia di calunniare e non c’è peggiore cosa che colpire un innocente con false accuse”. Il monito è rivolto chiaramente all’ex comandante, ma il Sostituto alla Segreteria di Stato non vuole dire che le parole di Mäder siano totalmente una calunnia.

Piuttosto, è il “tempismo” ad insospettirlo: “Mi stupisce molto – dichiara – il fatto che proprio ora che viviamo un tempo spirituale bello e importante, e proprio ora che dopo il prezioso lavoro di papa Benedetto XVI anche Papa Francesco sta lavorando di buona lena per una Chiesa missionaria e un Vaticano trasparente e pulito, ci sia qualcuno che torni alla ribalta delle cronache con accuse generiche”. “Se l’ex comandante ha parlato in questi termini – aggiunge mons. Becciu – la cosa non gli fa onore e offende il Corpo della Guardia svizzera pontificia, di cui è stato guida per alcuni anni”.

Un’ultima parola, il vescovo la spende per chiarire la presunta “apertura” di Bergoglio alle persone omosessuali. “Il Papa – sottolinea – ci ricorda continuamente l’insegnamento evangelico: rispettare e amare tutti, non giudicare nessuno”. Da qui però a “fargli dire che approva i ‘matrimoni gay’, come certuni sostengono, significa forzare le sue parole, cosa che lo ferisce profondamente”. La vera posizione del Pontefice argentino sulla questione omosessualità – conclude Becciu – va ricercata nelle parole che lo stesso Francesco ebbe a dire. Ovvero: “Il Papa è figlio della Chiesa ed è fedele alla sua dottrina”. Tutto il resto sono chiacchiere.

(A cura di Salvatore Cernuzio)

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ZENIT Staff

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