Lefebvriani: l'anelito del Papa è ricostruire l'unità

Intervista al Cardinale Bertone della rete televisiva francese KTO

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di Marine Soreau

PARIGI, mercoledì, 16 dicembre 2009 (ZENIT.org).- La volontà di Benedetto XVI di riannodare le relazioni con i fedeli legati alla liturgia tradizionale è motivata dalla “necessità di ricostruire l’unità all’interno della Chiesa cattolica” e di evitare che si verifichi una “rottura con la tradizione”.

Lo ha affermato il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, in un’intervista esclusiva concessa il 14 dicembre alla rete televisiva cattolica francese KTO in occasione del suo decimo anniversario.

Intervistato da Philippine de Saint-Pierre, direttrice dei programmi della rete, il “numero due” della Santa Sede ha ricordato la sollevazione della scomunica e il desiderio della Chiesa di riannodare l’amicizia con i fedeli che hanno seguito l’Arcivescovo Marcel Lefebvre.

Benedetto XVI “è ben consapevole dei problemi legati alla scissione dei fedeli che hanno seguito monsignor Lefebvre”, ha affermato.

“Bisogna ricordare che nel 1998 è stato lui a condurre le relazioni e il dialogo con monsignor Lefebvre e la sua équipe, su richiesta di Giovanni Paolo II”, ha sottolineato il Cardinale.

“Ha visto le cause di questa frattura e la necessità di ricostruire l’unità nel seno della Chiesa cattolica”.

“Come ha detto nella sua lettera scritta a gennaio”, il Papa “è mosso dalla preoccupazione per l’unità del primo circolo all’interno della Chiesa”. “E questa deve essere una preoccupazione essenziale per il Pontefice, che è il ministro e il garante della comunione nella Chiesa”.

L’altro motivo della sua azione, ha aggiunto, “è quello della ‘non discontinuità’, quello della ‘non rottura’ con la tradizione”.

“La tradizione fa parte della Chiesa, è un patrimonio che dobbiamo conoscere e valorizzare e non mettere da parte o lasciare nelle biblioteche”, ha detto il porporato.

“In questo modo, egli ha cercato la valorizzazione di questo aspetto, ponendo le condizioni precise, che non sempre sono osservate”.

Nell’intervista, il primo collaboratore del Papa ha parlato anche di altre questioni importanti del pontificato di Benedetto XVI.

A questo proposito, si è riferito al “dialogo ecumenico, in particolare con il mondo ortodosso, in cui il Papa è una personalità molto stimata come grande teologo”, al “dialogo con l’ebraismo” e alle “relazioni con l’islam”.

“Ecco alcune delle questioni importanti su cui egli ha posto l’accento, sulle quali ha dato orientamenti precisi”, ha concluso.

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ZENIT Staff

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