Jihadista decapitato da soldato cristiano. Vescovo Aleppo: "Voci poco attendibili"

Mons. Abou Khazen smentisce la notizia lanciata ieri dal Syrian Observatory for Human Rights, e spiega: “I cristiani non giustificano mai la vendetta con la religione”

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Il Syrian Observatory for Human Rights, con base a Londra, ha lanciato ieri una notizia – ripresa da tutti i media inglesi – secondo cui un miliziano jihadista affiliato allo Stato Islamico sarebbe stato decapitato “per vendetta” da un soldato cristiano assiro, dopo essere stato preso come prigioniero nella provincia siriana nord orientale di Jazira.

Secondo l’organizzazione operante a Londra, il soldato cristiano avrebbe catturato il combattente jihadista a Tal Shamiram, uno dei villaggi della valle del Khabur recentemente abbandonati dalle milizie dello Stato Islamico dopo un occupazione durata più di tre mesi e tornati sotto il controllo delle formazioni militari curde e assire. Una volta scoperta l’appartenenza del prigioniero alle milizie jihadiste, il soldato assiro lo avrebbe decapitato “per vendetta davanti agli abusi compiuti da quel gruppo nella regione”. 

Secondo il vescovo Georges Abou Khazen, vicario apostolico di Aleppo per i cattolici di rito latino, la notizia in questione risulta “poco attendibile e comunque non verificabile”. La vicenda, inoltre, viene presentata in termini generici, senza precisarne i dettagli o senza citare i nomi dei protagonisti e degli eventuali testimoni. “La manipolazione dell’informazione è anche essa uno dei mezzi usati per moltiplicare le violenze e gli orrori di questo conflitto”, ha dichiarato il presule all’agenzia Fides. Acune centrali – ha aggiunto – sono specializzate in manipolare le cose per fomentare o giustificare rappresaglie.

In questo caso, ha sottolineato il vescovo francescano, “sappiamo che più di 230 cristiani assiri sequestrati nei villaggi del Khabur sono ancora ostaggi dei jihadisti. Solo uno sconsiderato potrebbe aver compiuto un gesto del genere, quando gli altri sono in pericolo, e tutto può essere preso a pretesto per giustificare ritorsioni”.

“Soprattutto – ha sottolineato mons. Khazen – noi cristiani non giustifichiamo alcuna vendetta o violenza con argomenti religiosi. L’unica vendetta che conosciamo è il perdono, per essere anche segno di luce per tutti, e mostrare che ci sono alte vie da percorrere. Le vendette approfondiscono solo le ferite, e allungano la spirale dell’odio” .

Un sentimento, questo, che “si ritrova in tutti i cristiani – ha detto il vescovo – soprattutto nei più semplici, che vivono le sofferenze come agnelli in mezzo ai lupi: sono loro i primi a ripetere che il circolo perverso della violenza e della vendetta va interrotto da qualcuno, e questa è l’unica strada per non soccombere e aprire strade di riconciliazione”.

Abou Khazen ha poi confermato a Fides che nella parrocchia latina della città di Aleppo, tra tante difficoltà e sofferenze, i padri e i loro collaboratori hanno comunque aperto il “capo estivo” per i bambini e i ragazzi: “È un segno di speranza, in questa città martire”, oltre che “un’occasione per dare un po’ di sollievo a tanti poveri bambini, permettere loro di uscire dalle case dove vivono costantemente reclusi, e dove spesso manca anche la luce e l’acqua”.  

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ZENIT Staff

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