Presentation of the message for the journey for peace

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Indifferenza e corruzione: la grazia di Dio è il vero antidoto

Il cardinale Turkson ed altri esponenti ecclesiali commentano il Messaggio di papa Francesco per la 49° Giornata Mondiale della Pace

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Un messaggio contro la “globalizzazione dell’indifferenza”, in particolare “verso il prossimo e verso il creato”, frutto di un “umanesimo falso” e di un “materialismo pratico”, combinati con un “pensiero relativistico e nichilistico”.

Con queste parole, il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, ha commentato il Messaggio di papa Francesco per la 49° Giornata Mondiale della Pace (1 gennaio 2016), sul tema Vinci l’indifferenza e conquista la pace.

Illustrando il Messaggio in Sala Stampa Vaticana, il porporato ha sottolineato come, in positivo, il Santo Padre abbia indicato la presenza nella nostra società di “molteplici forme di solidarietà e di lodevole impegno a favore delle persone in difficoltà”, in particolare “le vittime dei conflitti armati e delle calamità, i poveri e i migranti”.

Il mondo, quindi, non è dominato dalla sola indifferenza: vi è “la speranza nella capacità dell’uomo, con la grazia di Dio, di superare il male e (di) non abbandonarsi alla rassegnazione e all’indifferenza” (n° 2).

Alcuni avvenimenti del 2015, secondo Bergoglio, risultano particolarmente incoraggianti a tal proposito: la COP21, il Summit di Addis Abeba per raccogliere fondi per lo sviluppo sostenibile del mondo, l’adozione dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, il 50° anniversario della pubblicazione dei documenti conciliari Nostra aetate e Gaudium et spes.

Alla conferenza stampa è intervenuta anche Flaminia Giovannelli, sottosegretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, che ha individuato in particolare gli elementi di continuità del Messaggio di quest’anno, con il magistero di San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.

Nella Caritas in veritate, il Papa emerito metteva sullo stesso piano la “questione sociale” con la “questione antropologica”, per cui l’uomo moderno è talora “erroneamente convinto di essere il solo autore di se stesso, della sua vita e della società” (CV 34).

Parimenti, Francesco punta il dito innanzitutto contro “la prima forma di indifferenza nella società umana”, che è “quella verso Dio”, da cui scaturisce anche “l’indifferenza verso il prossimo e verso il creato”.

Con Wojtyla, invece, gli elementi di continuità si riscontrano in particolare nell’invito a “superare l’indifferenza causata dallo scoraggiamento” e ad edificare una “cultura di solidarietà e di misericordia” e nel riconoscimento del “perdono misericordioso di Dio” come condizione necessaria la Pace.

Da parte sua, Vittorio V. Alberti, officiale del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, ha posto l’accento in modo particolare sul concetto di “corruzione”, a più riprese sviscerato da Bergoglio, sia durante il suo episcopato che durante il suo pontificato.

Il Messaggio per la prossima Giornata per la Pace, ha osservato Alberti, indica la cultura dell’“impegno” come miglior antidoto contro l’indifferenza, che è il principale carburante per la corruzione. In passato, ha ricordato l’officiale, Bergoglio aveva parlato della corruzione come una forma di “stanchezza della trascendenza”, che va a fiaccare qualunque ideale ‘alto’.

Credendo molto nella “cultura”, il Papa si rivolge in particolare agli educatori: “La bellezza si oppone alla corruzione dell’indifferenza. Perché non cominciare da una estetica delle ragioni di libertà del Concilio Vaticano II? La lotta all’indifferenza, contro la corruzione, passa da qui”, ha quindi concluso l’officiale.

Impossibilitati a partecipare alla conferenza stampa, hanno mandato i loro commenti al Messaggio anche monsignor Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale e membro del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, e don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e di Libera.

Secondo monsignor Pennisi, “il Santo Padre afferma che è determinante per la credibilità della Chiesa che essa viva e testimoni in prima persona la misericordia e invita a vincere l’indifferenza non distogliendo lo sguardo dal suo prossimo e compiendo atti di coraggio nei confronti delle persone più fragili delle loro società, fra i quali nomina i detenuti”.

La Pace come “dono” è invece l’aspetto colto da don Ciotti: un dono che “implica al tempo stesso gratitudine e responsabilità” e “che è tale solo se lo condividiamo, se non ne facciamo un possesso, se lo rendiamo un bene sociale e se possibile universale”.

Nella prospettiva di Francesco, tuttavia, la pace è ben diversa dal “quietismo” o dallo “starsene in pace” ed implica un “risveglio spirituale che ha immediate conseguenze pratiche, che chiede di incarnarsi in scelte, gesti, azioni, e che chiama in causa sia il nostro essere persone che il nostro essere cittadini”.

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Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

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