Guerra aperta al QuozienteParma

La prima “Agenzia per la Famiglia” ha svolto un ruolo di guida per numerose grandi città

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Il sindaco di Parma ed il suo assessore al Welfare, Laura Rossi, non contenti di aver cancellato il QuozienteParma a colpi di delibera, senza alcun dibattito in Consiglio (che lo aveva approvato al’unanimità, hanno chiuso il capitolo anche quando il dibattito, giunto all’esame del Bilancio, non era più evitabile. Due ordini del giorno sono stati respinti con una sola spiegazione: «Il QuozienteParma è un metodo portato avanti dal centrodestra e dalle sue giunte per farne una strumentalizzazione ideologica e politica» ha tuonato l’assessore in Consiglio comunale. Verrebbe da dire che la voglia di strumentalizzare è almeno alla pari…

Sulle opinioni, del resto, è facile barare, ma sui i fatti e sui numeri risulta più difficile. La città di Parma creando la prima “Agenzia per la Famiglia” ha svolto un ruolo di guida per numerose grandi città, laboratorio di innovazione per le politiche familiari. Questo ruolo ha avuto un costo, certo, anche se quel milione di euro confidato dall’assessore Rossi alla Stampa, è fantascienza più che storia. Veri sono quei “mancati introiti” per 520mila euro nel 2011 e 440mila nel 2012. Ma non si tratta di mancate entrate ma di un “alleggerimento della pressione tariffaria a favore di famiglie più svantaggiate perché con più figli”, un processo di equità tariffaria a misura di famiglia calcolato rigorosamente secondo modelli economici fondati e ben pensati. Si tratta quindi dell’obbiettivo che l’amministrazione comunale si era posto. Si può discutere dell’obbiettivo politico ma non si può dire che si tratti di soldi sottratti alle finanze del Comune.

“L’attenzione dell’Amministrazione si sta concentrando sui nuclei familiari in forte stato di povertà, e la misura di tale criticità non è data dal numero dei figli ma dal tipo di reddito mensile. Questo rimane il nostro parametro di valutazione”. Aveva affermato l’assessore nei mesi scorsi. Ed è proprio qui che sta il problema: il reddito non è un assoluto, ma una condizione che va raffrontata con l’effettivo carico familiare. 30mila euro possono essere tanti per un single, ma drammaticamente pochi per una famiglia con quattro persone o con persone disabili da accudire. Per questo limitarsi ad un criterio puramente ragionieristico senza “leggere” cosa c’è dietro quei numeri è perpetuare una sperequazione che il Quoziente Parma aveva cominciato a modificare.

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ZENIT Staff

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