Famiglia al centro

Nel sentiero del Sinodo

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Il tempo degli «slogan» è finito. “L’agenda politica del Governo va ridisegnata dando «priorità» a «famiglia, lavoro, giovani e ai temi della formazione e della scuola, ma non annunciandoli soltanto, bensì affrontandoli veramente».  Questa dichiarazione del segretario generale della Cei, Mons. Nunzio Galantino, suona la sveglia al governo Renzi e diventa anche un pressante richiamo ai sindacati.

Quale politica per la famiglia? Quale cultura per la famiglia di oggi?

Ne ha discusso ampiamente il Sinodo dei Vescovi e, pur nell’intensa pastoralità dell’attenzione e del rispetto per le diverse posizioni, resta il fatto che le abitudini ricorrenti della convivenza tra i giovani, dei rapporti prematrimoniali, della paura di un legame stabile e duraturo, diventa habitus diffuso e comune sentire, ma non per questo è positivo.

Molto profondi sono i vuoti formativi che sono venuti meno alle giovani generazioni, nonostante alcune esemplarità lodevoli. I modelli televisivi di famiglia e di società che le telenovele hanno diffuso hanno fatto scuola, ma non corrispondono ai valori dell’uomo e della cultura cristiana.

L’apertura al divorzio prima e all’aborto poi, salutati come segni di civiltà e di progresso hanno prodotto questi frutti. La storia non si fa con “se” e con i “ma”, e le conseguenze di tanta liberalizzazione oggi provocano profonde voragini culturali e drammi esistenziali.

Nel nostro tempo, ove il sentire comune è sempre più distante, quando non ostile, ai paradigmi cristiani circa l’uomo, l’amore e il matrimonio, gli stessi membri della comunità ecclesiale mostrano spesso di essere in grave difficoltà: non ne comprendono le ragioni e, di conseguenza, non li assumono come criteri di vita. Proprio questa fragilità sembra minare la capacità della vita della Chiesa di misurarsi con successo proprio con le nuove questioni presenti nel mondo contemporaneo.

Il pugno fermo, Costituzione alla mano, del Ministro degli Interni Angelino Alfano, sulla registrazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso, formalizzate all’estero, è un segnale che resta quasi un lumicino alla finestra, se tanti altri fari si accendono e abbagliano la scena, facendo perdere di vista l’essenziale.

La tensione sulla divergenza di opinioni sui temi etici fa paura ai partiti e diventa occasione di scontri e di crisi per il Governo e intanto, gli interventi legislativi che facilitano ed agevolano i divorzi e le separazioni brevi e veloci (un solo anno e non i tre anni dell’ancora vigente legge) rinnovano il percorso storico degli eventi che hanno segnato in negativo la storia sociale del nostro Paese, un tempo fiero della saldezza dei suoi valori umani e della cultura classica e della famiglia patriarcale e tradizionale.

 In questi giorni è in corso di conversione in legge il dl 132/14, dedicato alla riforma del processo civile e tra le novità figura la procedura di negoziazione assistita da un avvocato, che permetterà alle parti, senza costi di mediazione, di redigere con un avvocato una convenzione valevole ad ogni effetto di legge.

Tale negoziazione potrà essere conclusa tra coniugi per la loro separazione consensuale, divorzio congiunto o modifica delle condizioni di separazione o divorzio: tranne però che vi siano figli minori o figli maggiorenni incapaci o portatori di handicap grave, ovvero economicamente non autosufficienti.

Certe legittime salvaguardie delle fasce deboli (bambini e disabili), ancorché valide, non sono risolutive delle annose questioni di famiglie, che non sono veramente tali.

Il non facile cammino pastorale dopo il Concilio Vaticano II, cifra indelebile dell’ultimo mezzo secolo di vita della chiesa, consegna al presente delle comunità cristiane la sfida della nuova evangelizzazione. L’invito ad «amare l’amore umano» – singolarmente riecheggiato da Giovanni Paolo II – conserva tutto il suo fascino e la promessa di frutti fecondi per un’operosa testimonianza tra gli uomini del nostro tempo.

In attesa dei documenti ufficiali del Sinodo straordinario dei Vescovi si percepisce ben chiara l’azione della Chiesa, che intende garantire al sacramento del matrimonio la sua connotazione spirituale di unione benedetta dal Signore e, quindi, legata al vincolo dell’indissolubilità: “Non osi separare, l’uomo, ciò che Dio unisce”.

 E’ un dovere civico, morale e cristiano, chiedere al Governo, come ha fatto il “Servizio per la famiglia” dell’arcidiocesi di Milano, una “legislazione adeguata in materia di famiglia” che sappia tutelare i diritti di tutti e rispettare la natura delle cose, dando ai termini ‘famiglia’ e ‘matrimonio’ la definizione della “realtà dell’unione stabile di un uomo e una donna aperta alla vita”.

La Chiesa, “esperta in umanità”, che guarda alla famiglia anzitutto come la più originaria e decisiva “scuola di umanità”, come si legge al n. 52 della Costituzione conciliare Gaudium et Spes, oggi ancor più impegnata con attenzione a comprendere e accompagnare i grandi processi di trasformazione della società e della famiglia, non consenta la confusione dei nomi tra i diversi tipi di unione, ancora “in contrasto con la normativa vigente in Italia”. Il matrimonio, unione tra un uomo e una donna, apre la scuola dell’educazione che ha come primari responsabili un papà ed una mamma, modello di vita per i figli.

Una “adeguata preparazione al matrimonio cristiano”, perché esso non è solo “una tradizione culturale o un’esigenza sociale”, bensì “una decisione vocazionale”, sarà l’impegno e la svolta decisiva per vincere l’emergenza famiglia. 

La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa nel mondo contemporaneo” sarà, appunto, il tema del prossimo Sinodo ordinario del 4-25 ottobre 2015.

La sessione straordinaria del Sinodo dedicato alle sfide pastorali riguardanti la famiglia, è stato il primo evento “glocale”, capace di aggregare il “locale” alla dimensione “globale”, che a livello planetario registra la confluenza delle più diverse lingue, culture, mentalità ed esperienze, espressione della comunione universale della stessa fede e dello stesso governo pastorale. Dopo aver prestato orecchio ai battiti di questo tempo e percepito l’«odore» degli uomini d’oggi, fino a restarne impregnato nell’ascolto delle loro gioie e speranze, delle loro tristezze e angosce, saprà ben proporre con credibilità la “buona notizia sulla famiglia”, che porta “la freschezza e il profumo del Vangelo” e “una particolare attenzione alle fragilità familiari”.

Allora, anche i dati sulla fertilità e infertilità in Italia, che, dall’indagine Censis, risultano preoccupanti, potranno riprendere un nuovo corso verso la genitorialità responsabile, accogliendo il dono dei figli, espressione di amore di una famiglia unita.

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Giuseppe Adernò

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