Corsi di Bioetica all’Università Cattolica del Sacro Cuore

Intervista al Direttore Scientifico dei corsi di perfezionamento di questo Ateneo

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ROMA, domenica, 8 gennaio 2006 (ZENIT.org).- L’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma ha appena lanciato una più rinnovata ed ampia specializzazione in Bioetica.

Per capire meglio la caratteristiche di questa proposta formativa, ZENIT ha intervistato Antonio G. Spagnolo, Direttore Scientifico dei corsi di perfezionamento, Professore di Bioetica nella Facoltà di Medicina e Chirurgia “A. Gemelli” dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Qual è ed in cosa consiste l’offerta formativa in Bioetica proposta dalla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore?

Spagnolo: Da circa vent’anni, l’Istituto di Bioetica della nostra Università è impegnato, oltre che in una formazione integrativa in Bioetica rivolta a tutti gli studenti che si preparano a svolgere una professione sanitaria (medici, odontoiatri, infermieri, ecc.), anche in una formazione in Bioetica per coloro che hanno già un grado accademico conseguito nelle diverse Università italiane e straniere e che chiedono di approfondire le questioni bioetiche che così frequentemente sorgono in ambito biomedico.

Tale offerta informativa si concretizza nella proposta di alcuni corsi di perfezionamento di diverso livello, base e avanzato, attraverso i quali raggiungere gli obiettivi specifici. Scopo dei corsi è quello di mettere i partecipanti in condizione di svolgere funzioni di responsabilità, in particolare nei Comitati etici e nelle altre istituzioni che affrontano scelte nel campo della Bioetica. Il modello di formazione adottato mira infatti a un’integrazione delle diverse discipline coinvolte sia a livello teorico che pratico.

In particolare, il livello base – che si svolgerà in tre settimane intensive, dal lunedì al venerdì, il 13-17 febbraio, 27-31 marzo e 8-12 maggio 2006 – ha come obiettivo quello di introdurre e sensibilizzare i corsisti alla disciplina e ad alcune delle tematiche cruciali del dibattito contemporaneo. Gli insegnamenti sono raggruppati nelle tre aree della Bioetica generale (dove si studiano materie come l’Etica e la Teologia morale, la Storia e la Metodologia della Bioetica, le strutture filosofiche della Bioetica, l’Antropologia filosofica e i fondamenti del Diritto), della Bioetica speciale (trattazione di temi come lo statuto dell’embrione, la fecondazione in vitro, i trapianti d’organo, l’ingegneria genetica, l’eutanasia, ecc.) e della Introduzione alla Bioetica clinica, riservando l’approfondimento e le applicazioni pratiche al Corso avanzato che si colloca pertanto in continuità ideale.

Da alcuni anni, è stato attivato anche un Corso parallelo di livello base in collaborazione con lo Studium Generale Marcianum, polo universitario del Patriarcato di Venezia. Tale corso si tiene presso il Centro pastorale Card. Urbani, Villa Visinoni, di Mestre-Zelarino, con un corpo docente che è in parte della nostra Università ed in parte afferente alle Università locali (Padova e Venezia) ma che opera in piena sintonia metodologica e di principi. Qui il Corso è articolato nell’arco dell’anno accademico in dieci week-end, da metà gennaio a fine maggio 2006, per un totale di 120 ore.

Alla fine del Corso di livello base, a coloro che avranno frequentato regolarmente e che avranno superato le prove previste (un esame orale ed un elaborato scritto) verrà rilasciato l’attestato come disposto dall’art. 2, comma 5 del titolo I del Reg.to di Ateneo, previsto dall’art. 6 della Legge 341/1990.
Il livello avanzato si svolge, invece, esclusivamente presso la sede di Roma, Facoltà di Medicina e Chirurgia, ed è articolato nell’arco dell’anno accademico in tre settimane intensive di lezioni frontali e di attività pratica, dal lunedì al venerdì, per un totale di 120 ore, secondo il seguente calendario: 6-10 marzo, 5-9 giugno e 11-15 settembre 2006.

Il Corso è articolato in 4 Moduli: Modulo filosofico, Modulo didattico, Modulo giuridico e Modulo clinico, e strutturato in modo tale da permettere la partecipazione attiva del perfezionando nell’ambito dei Laboratori dei singoli moduli. Il perfezionando potrà avere così la possibilità di preparare lezioni e testi personali, fare la consulenza a casi clinici, esaminare protocolli di ricerca biomedica nell’ambito di un roleplaying di Comitato Etico, analizzare testi legislativi in tema di biodiritto.

Per tutti i corsi, ulteriori informazioni si possono avere andando sul sito web www.rm.unicatt.it/cdb dell’Istituto di Bioetica, dove si possono scaricare depliant e moduli per le domande di ammissione oppure richiedendoli attraverso una e-mail a ibiet@rm.unicatt.it o un fax allo 06/305.114.9 o, infine, telefonando ai numeri 06/3015.4205, -4960, -5861.

A chi è rivolta questa offerta formativa e quali sono gli sbocchi lavorativi?

Spagnolo: I Corsi sono rivolti a chi ha già conseguito una laurea di primo o secondo livello o una laurea specialistica o che abbiano comunque conseguito gradi accademici in Università italiane o straniere. Per il livello avanzato il requisito è quello di aver già frequentato, conseguendone il titolo, il Corso di livello base presso la nostra Università o Università ad essa collegate per i Corsi di Bioetica. Destinatari sono pertanto docenti di etica delle professioni sanitarie, docenti delle Scuole di ogni ordine e grado, educatori, componenti dei Comitati di Etica, operatori sanitari a vario livello, cultori della materia.

Sul piano occupazionale il titolo di Perfezionamento in Bioetica come anche quello di Master non sono requisiti prescritti dalla legge per svolgere determinate funzioni, e d’altra parte non esiste ancora nell’ordinamento universitario italiano, una specifica classe di laurea professionale in Bioetica. Tuttavia tali titoli sono preferenziali di fronte alla necessità di scegliere persone competenti che possano, ad esempio, far parte di Comitati Etici, organismi che obbligatoriamente devono essere istituiti nelle strutture che fanno ricerca e sperimentazione (la legge italiana che istituisce questi organismi prevede esplicitamente la presenza dell’esperto di bioetica fra i membri, anche se non ne definisce i requisiti) oppure che possano operare all’interno di Servizi di consulenza bioetica. Anche la designazione dei docenti di Bioetica (insegnamento che è obbligatorio in tutte le classi di laurea dell’area sanitaria) non può non tener conto di un idoneo curriculum formativo degli aspiranti, curriculum che i Corsi di Perfezionamento possono sicuramente aiutare a costruire.

Ai sensi del Programma di Educazione Continua in Medicina del Ministero della Salute tutti gli operatori sanitari che partecipano ad un Corso di Perfezionamento sono esonerati dall’acquisire i crediti formativi E.C.M. per l’anno in cui seguono il Corso stesso. Anche per gli Insegnanti delle Scuole di ogni ordine e grado l’attestato di Perfezionamento dà luogo a punteggio per le graduatorie di Istituto e rientra nelle iniziative di formazione dei Docenti realizzate dalle Università e automaticamente riconosciute dall’Amministrazione scolastica, dando luogo agli effetti contrattuali della partecipazione alle iniziative di formazione.

I temi di Bioetica sono di grandissima attualità, ma diversi sono gli approcci culturali. Qual è la vostra specificità ed il riferimento metodologico?

Spagnolo: A differenza di altri Corsi di formazione in Bioetica, in Italia e all’estero, che, in nome del pluralismo organizzano le lezioni mettendo a confronto docenti di diversa impostazione etica, lasciando ai corsisti l’onere di fare personalmente un confronto fra di essi, nei nostri Corsi abbiamo voluto privilegiare sin dall’inizio la formula della proposta di un corso omogeneo per impostazione e metodologia.

Noi riteniamo infatti che la bioetica sia una disciplina
con uno statuto epistemologico razionale, ma che è aperta alla trascendenza come istanza ultima e orizzonte di senso, una disciplina che, partendo da una riflessione razionale sul significato e il valore della vita e della salute dell’uomo, si propone di stabilire i criteri essenziali affinché gli interventi sulla vita umana siano sempre a misura dell’uomo stesso.

Dunque, la persona come fine e come confine degli interventi biomedici, con uno statuto oggettivo ed esistenziale (ontologico) che ci fa comprendere che la vale per quello che è e non soltanto per le scelte che fa, che in ogni scelta la persona impegna ciò che è, la sua esistenza e la sua essenza, il suo corpo e il suo spirito, che in ogni scelta esiste non soltanto l’esercizio di scelta, la facoltà di scegliere, ma anche un contesto della scelta, un fine, dei mezzi, dei valori in gioco di cui tener conto nella scelta stessa.

Il corsista ha così la possibilità di avere di fronte un modello ben chiaro ed inequivocabile con il quale confrontarsi e con il quale confrontare le eventuali diverse esperienze fatte altrove (non di rado coloro che chiedono di partecipare e che noi incontriamo prima dell’ammissione in un colloquio conoscitivo hanno gia frequentato altri corsi di perfezionamento in altre Università). E per fare questo abbiamo fatto in modo che i docenti fossero il più possibile docenti interni alla nostra Università e al nostro gruppo di ricerca, così da operare il più possibile in sintonia metodologica e di contenuti.

In che modo il Magistero della Chiesa Cattolica si relaziona con la vostra proposta formativa nel campo della bioetica?

Spagnolo: Sin dal sorgere nel 1985 del Centro prima e dell’Istituto di Bioetica poi, per iniziativa di Mons. Elio Sgreccia che ne è stato il primo Direttore ed è oggi Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, la nostra proposta formativa ha avuto sempre sullo sfondo il Magistero della Chiesa Cattolica. Questo magistero dieci anni dopo (1995) è diventato pienamente manifesto all’interno di una enciclica, l’Evangelium Vitae, che ci confermava nel “dovere di annunciare il Vangelo della vita, di celebrarlo […] nell’intera esistenza, di servirlo con le diverse iniziative e strutture di sostegno e promozione” (EV, 79).

E così, nei successivi dieci anni (2005) abbiamo voluto contribuire con la nostra proposta formativa a “costruire una nuova cultura della vita umana [trovandoci] nelle sedi privilegiate dell’elaborazione culturale, nel mondo della scuola e delle università, negli ambienti della ricerca scientifica e tecnica” (EV, 98) quali eravamo come Università e Policlinico universitario.

Proprio da questa enciclica abbiamo tratto la convinzione che la bioetica più che in un conflitto fra la cosiddetta “bioetica laica” e la cosiddetta “bioetica cattolica” dovesse essere invece uno strumento di “riflessione e dialogo tra credenti e non credenti, su problemi etici, anche fondamentali, che interessano la vita dell’uomo” (EV, 27).

Dunque, c’era la necessità di dialogare fra persone che hanno fedi e culture diverse, la necessità di tradurre l’etica in azioni sociali, di regolamentare anche sul piano giuridico gli interventi sulla vita dell’uomo, di offrire una informazione e formazione corretta, fondata sulla verità. Per questo ci siamo sentiti in dovere di promuovere un confronto serio e approfondito con tutti sui problemi fondamentali della vita umana, nei luoghi dell’elaborazione del pensiero, come nei diversi ambiti professionali e là dove si snoda quotidianamente l’esistenza di ciascuno.

Ma l’EV ci ha anche confermati negli strumenti metodologici che avevamo adottato nei nostri corsi e cioè “[la ricerca] dell’inscindibile legame che intercorre tra la persona, la sua vita e la sua corporeità” (EV, 81), cercando di guardare sempre a quel nesso inscindibile tra la vita e libertà – considerando che c’è libertà vera solo dove la vita è accolta e amata e che si ha una vita piena solo nella libertà – come pure al legame costitutivo tra la libertà e la verità.

Questo ci ha aiutati anche a impostare in modo efficace tutta quella parte formativa che si riferisce all’etica clinica, cioè l’etica al letto del paziente. La presenza dei nostri corsi, in particolare il livello avanzato, all’interno di una facoltà di medicina ci ha permesso infatti di offrire in modo privilegiato un’attenzione a questa parte della bioetica che è collegata con il “prendere le decisioni” in ambito clinico.

Qui, per evitare di cadere nella tentazione del proceduralismo era importante definire un equilibrato rapporto tra teoria etica e decisione clinica, guardando alla bioetica clinica come un “ponte” tra di esse. Dunque, il personalismo etico, di cui è ricco il Magistero della Chiesa Cattolica ha costituito lo sfondo alla luce del quale dare un significato alle conclusioni a cui arrivano i diversi metodi utilizzati per esaminare un caso e prendere una decisione.

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ZENIT Staff

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