Circo e luna park, “segni di speranza in un mondo globalizzato”

Mons. Vegliò all’VIII Congresso Internazionale della Pastorale sul tema

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di Roberta Sciamplicotti

ROMA, mercoledì, 15 dicembre 2010 (ZENIT.org).- Il circo e il luna park sono “segni di speranza in un mondo globalizzato”, ha affermato l’Arcivescovo Antonio Maria Vegliò, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.

Il presule è intervenuto all’VIII Congresso Internazionale della Pastorale per i Circensi e i Fieranti, in svolgimento a Roma dal 12 al 16 dicembre e a cui partecipano circa 70 persone impegnate nella pastorale in questo settore, tra cui Vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici, imprenditori e lavoratori del settore con alcuni artisti.

“Con la loro arte e abilità, con la fantasia e la creatività, i circensi e i fieranti sono profeti di un’umanità ricca di promesse e di speranze”, ha spiegato il Presidente del dicastero vaticano.

“L’ambiente circense e fierante è il luogo in cui, al di là delle barriere culturali e delle separazioni linguistiche e religiose, le persone si incontrano, si riconoscono fratelli e sorelle, accettandosi nelle diversità – ha segnalato –. In ciò consiste l’attualità e il valore del circo e del luna park”.

I circensi e i fieranti, ha aggiunto, “sono portatori di pace, di allegria e di serena distensione”.

L’importanza della famiglia

Monsignor Vegliò ha ricordato che la realtà dei circensi e dei fieranti, “positiva per i valori con cui questi ‘artigiani’ della festa, di meraviglia e di stupore dispensano gioia alle società di tutto il mondo”, è caratterizzata da “una certa provvisorietà della vita” e da uno “sradicamento continuo dagli ambienti e dalle persone”.

“A motivo della singolare mobilità della loro vita, i circensi e i fieranti non avvertono il senso di appartenza ad una comunità parrocchiale e ciò si riflette negativamente sulla prassi religiosa, sulla frequenza ai sacramenti e sulla catechesi. Eppure l’itineranza incrementa in loro il desiderio di un’autentica partecipazione ecclesiale e di una crescita spirituale”, ha rilevato.

Mancando punti di riferimento esterni costanti, “nel mondo dello spettacolo viaggiante la famiglia è il luogo privilegiato di trasmissione della fede, dei valori e dei buoni costumi”, dimostrandosi anche “maestra di umanità, di solidarietà e di fratellanza”.

In un contesto in cui “la famiglia cristiana è minacciata da più parti”, “la famiglia tradizionale circense e fierante si pone come ‘faro’, a cui guardare con fiducia e speranza”, ha aggiunto.

Quale pastorale?

I circensi e i fieranti, ha proseguito monsignor Vegliò, “essendo già inseriti nella comunità ecclesiale attraverso il battesimo, hanno diritto alla cura spirituale della Chiesa”.

Laddove “non è possibile servirsi dei canali tradizionali di trasmissione della fede, è necessario individuare altri modi e forme”, compito che richiede “una particolare ‘fantasia’ pastorale e una singolare generosità apostolica”.

Se è importante assicurare ai circensi e ai fieranti “una presenza costante di sacerdoti per la celebrazione dei Sacramenti”, dove ciò non è possibile “il servizio dei ministri straordinari, dei religiosi e delle religiose potrà supplire all’accompagnamento quotidiano della vita spirituale e della catechesi, aiutando allo stesso tempo le famiglie circensi e fieranti ad essere esse stesse protagoniste di comunione”, visto che sono “i primi attori dell’evangelizzazione, fungendo da ‘fermento evangelico’ nel proprio ambiente”.

Da questo punto di vista, “il primo e insostituibile aiuto non può che giungere dalla parrocchia nel cui territorio sostano temporaneamente i fieranti e i circensi”, che “dovrebbe mostrarsi sensibile anche verso queste persone, assumendo atteggiamenti di accoglienza e comportamenti di ospitalità generosa, nonché di disponibilità all’ascolto e al reciproco scambio”.

La presenza dei circensi e dei fieranti sul territorio della parrocchia, per monsignor Vegliò, potrebbe anche “costituire per il sacerdote un’occasione propizia per annunciare il messaggio evangelico anche ai parrocchiani cosiddetti ‘lontani’, con l’invito a una celebrazione eucaristica o a una liturgia della Parola celebrata sotto il tendone del circo oppure tra le giostre”.

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ZENIT Staff

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