Charlie Gard / Fonte: © charliesfight.org

Charlie Gard: Pontificia Accademia per la Vita difende l’interesse del bambino

No alle strumentalizzazioni ideologiche e politiche

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La vera questione dev’essere quella dell’interesse superiore del paziente, lontano da ogni interesse ideologico o politico. Lo afferma la Pontificia Accademia per la Vita esprimendosi sul caso di Charlie Gard, il bambino inglese di solo dieci mesi affetto da una malattia genetica e a cui verranno staccati oggi, venerdì 30 giugno 2017, i macchinari che lo tengono in vita.
Mentre la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) ha respinto il 27 giugno scorso la richiesta dei genitori Chris Gard e Connie Yates di poter portare il piccolo negli USA per un trattamento sperimentale, il presidente dell’organismo vaticano, mons. Vincenzo Paglia, sottolinea il “dolore” della situazione.
Il piccolo Charlie, nato con una rara malattia mitocondriale — la sindrome da deperimento mitocondriale –, è senza possibilità di sopravvivenza, così sostengono i medici del noto ospedale londinese “Great Ormond Street Children’s”, dove è stato curato finora. La Corte europea ha confermato una decisione della Corte Suprema britannica, che si era espressa favorevole alla sospensione del supporto vitale.
Mentre esprime la vicinanza della Santa Sede “a lui, a sua mamma, a suo papà e a tutti quelli che, fino a oggi, lo hanno curato e hanno lottato con lui”, mons. Paglia cita un comunicato della Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles (CCEW), che “riconosce la complessità della situazione, il dolore straziante dei genitori, la ricerca del bene per Charlie messo in campo da tutti i soggetti coinvolti”.
Mentre non si dovrebbe “mai agire con la deliberata intenzione di porre fine alla vita umana, compresa la rimozione dell’alimentazione e dell’idratazione” — così scrivono i vescovi –, occorre riconoscere a volte “i limiti di ciò che può essere fatto, mentre si agisce sempre umilmente al servizio del malato fino al momento della morte naturale”.
Per mons. Paglia, la vera questione da porre è quella dell’interesse superiore del paziente: “dobbiamo compiere ogni gesto che concorra alla sua salute e insieme riconoscere i limiti della medicina, per cui (…) va evitato ogni accanimento terapeutico sproporzionato o troppo gravoso”.
“Va rispettata e ascoltata anzitutto la volontà dei genitori e, al contempo, è necessario aiutare anche loro a riconoscere la peculiarità gravosa della loro condizione, tale per cui non possono essere lasciati soli nel prendere decisioni così dolorose”, continua la nota.
L’Accademia per la Vita mette anche in guardia da interferenze tra medici e pazienti e/o genitori, che complicano le decisioni e spingono a percorrere “l’estrema ratio della via giuridica”, cioè con tutti i rischi “di strumentalizzazioni ideologiche e politiche” o “clamori mediatici talvolta tristemente superficiali”.
“Caro Charlie, cari genitori, noi preghiamo per voi e con voi”, così si conclude la nota firmata da mons. Paglia.
Nella sua edizione del 1° luglio, “L’Osservatore Romano” si sofferma sulla “straziante vicenda” del piccolo Charlie. Il quotidiano vaticano esprime rammarico per il fatto che anche “l’ultimo desiderio” dei genitori è rimasto inascoltato, cioè di poter “riportare a casa Charlie perché spirasse nel suo lettino”.
L’articolo cita anche il direttore del Centro di bioetica dell’Università cattolica del Sacro Cuore, Adriano Pessina, che esprime la sua perplessità “in un’epoca in cui la migliore medicina sembra essere sempre aperta alla sperimentazione e alla speranza della cura”.
Occorre augurarsi — sottolinea Pessina — “che le istituzioni che si sono espresse sulla base dei pareri medici inglesi non siano state influenzate da teorie aprioristiche sulla qualità della vita che sono sempre l’anticamera della discriminazione nei confronti delle persone con gravi disabilità”. (pdm)

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Anne Kurian-Montabone

Laurea in Teologia (2008) alla Facoltà di teologia presso l'Ecole cathedrale di Parigi. Ha lavorato 8 anni per il giornale settimanale francese France Catholique" e participato per 6 mese al giornale "Vocation" del servizio vocazionale delle chiesa di Parigi. Co-autore di un libro sulla preghiera al Sacro Cuore. Dall'ottobre 2011 è Collaboratrice della redazione francese di Zenit."

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