Cenerentola

In questa rivisitazione della classica favola, diretta da Kenneth Branagh, non si parla più solo di amore ma della forza del perdono e dell’esercizio delle virtù, l’unica via per affrontare e risolvere le difficoltà della vita

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Ella cresce amata da sua madre e da suo padre, anche se quest’ultimo, che esercita il mestiere di mercante, deve assentarsi per lunghi periodi. La madre muore presto e il padre si sposa nuovamente con una vedova che viene ad abitare in casa loro con le sue due figlie. Durante un viaggio muore anche il padre e Ella si ritrova in balia delle tre donne che la isolano da loro, relegandola al ruolo di serva e chiamandola con l’appellativo di Cenerentola, perché ha il volto sempre sporco di fuliggine. Ella non serba loro rancore, ubbidiente alla madre che le aveva chiesto di essere sempre gentile e coraggiosa. Un giorno, cavalcando per i boschi, incontra un giovane che si qualifica come apprendista di corte ma il realtà è il principe ereditario. Fra i due nasce subito un’intesa e quando tutte le ragazze del reame sono invitate a un ballo di corte, Cenerentola spera di poterlo incontrare di nuovo.Le sue speranze restano deluse perché la matrigna le impedisce di uscire…

E’ impressionante pensarlo ma sono passati 65 anni dall’uscita di Cenerentola, il lungometraggio animato di Walt Disney, il primo dopo la guerra a poter esser visto anche in Europa. Walt Disney ripose in questo film tutte le sue speranze: il suo studio era sull’orlo della bancarotta proprio per le restrizioni che c’erano state nell’esportazione ma il successo del film  fu tale che riuscì ad eguagliare quello diBiancaneve e i sette nani del 1937, l’ultimo lungometraggio animato che aveva potuto  esser distribuito in tutto il mondo.  

Negli ultimi 15 anni lo schermo si è ormai affollato di rivisitazioni delle favole classiche per l’infanzia, quasi tutte in chiave dark e sempre irriverenti nei confronti degli originali. Shrek (2001) può esser considerato l’antesignano del filone, a cui sono seguiti  Biancaneve e il cacciatore (2012) con Julia Roberts, Cappuccetto rosso sangue (2011) con Amanda Seyfried e la stessa Disney si è inserita con due film:  Alice in wonderland (2010) di Tim Burton con Johnny Deep e poi Maleficent (2014) con Angelina Jolie dove la storia della bella addormentata nel bosco ha subito  una drastica rilettura secondo lo spirito del  women power molto in voga attualmente.

Questo Cenerentola, di nuovo della Walt Disney con la regia di  Kenneth  Branagh,  è totalmente differente: il suo approccio è classico, quasi una riedizione, con poche sorprese nella trama della  versione animata del 1950, inclusi i quattro topolini e  concludendo con la ricerca dell’unica ragazza che poteva calzare la famosa scarpina di cristallo (forse anche voi vi sarete domandati come mai Cenerentola aveva i piedi così piccoli che nessun’altra ragazza del villaggio poteva calzare quella scarpa. La risposta fa venire i brividi: l’origine remota della fiaba è cinese, dove nell’antichità c’era la pratica di non far crescere i piedi alle bambine, in quanto un piede piccolo era segno di distinzione).

Si intravede nel film la voglia di scoprire se il tocco immaginifico del cartone 2D possa venir rimpiazzata con l’arte ormai matura della computer grafica. In effetti la zucca diventa di nuovo una carrozza, i topolini, quattro bianchi destrieri, due lucertole i palafrenieri, senza che venga percepito nulla di artificioso o di posticcio. Si può dire piuttosto che si è calcato la mano con la CG, con la costruzione di poderosi palazzi reali dal gusto un po’ barocco.

La sceneggiatura è invece quasi povera in modo da poter esser compresa da persone di tutte le età, senza doppi sensi o fughe nella modernità, come è stato tipico della serie Shrek.  “Sii gentile e abbi coraggio” dice la mamma a Cenerentola prima di morire; la bambina promette solennemente e questo sarà la filosofia di vita che guiderà la ragazza nella buona come nella cattiva sorte: lo sarà quando dovrà subire le angherie della matrigna e della sorellastre e quando incontrerà nel bosco il principe sarà proprio questa stessa dichiarazione programmatica di  vita che farà  breccia nel cuore di lui. Uniche varianti che il racconto si concede rispetto al film del 1950 sono due sequenze di colloquio intimo fra Cenerentola e il Principe, in modo da giustificare la nascita di una loro intesa d’amore.  Se l’incontro a tu per tu in un giardino segreto del  castello, durante il ballo, serve ai due per conoscersi  meglio, quello successivo, dopo che calzando la scarpetta, Cenerentola ha ormai rivelato la sua identità, serve per una reciproca dichiarazione di amore:Non è solo lei che chiede, in nome dell’amore che prova per lui, di accettarla “per quello che è” ma anche lui, con molta eleganza, chiede di venir accettato per quello che è: un apprendista che sta ancora cercando di imparare il mestiere di re.

Si può dire che gli obiettivi della Walt Disney siano stati raggiunti: ripresentare la favola nella sua forma più classica ma al contempo dimostrare che alla fine trionfa chi manifesta le virtù più salde: la gentilezza di Cenerentola e l’umiltà del Principe. L’ultima parola che Cenerentola dice alla matrigna è: “ti perdono”. Anche la fata che cambia la vita di Cenerentola, una sorta di nume tutelare della casa in cui lei è vissuta con la madre (in alcune varianti della favola è lo spirito stesso della madre che interviene), giustifica il suo intervento di soccorso proprio per premiare la costanza di  quella  ragazza che ha saputo mantenere la promessa fatta.

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Titolo Originale: Cinderella
Paese: USA
Anno: 2015
Regia: Kenneth Branagh
Sceneggiatura: Chris Weitz Aline Brosh McKenna
Produzione: WALT DISNEY PRODUCTIONS
Durata: 105
Interpreti: Lily James, Richard Madden, Cate Blanchett, Helena Bonham Carter

Per ogni approfondimento: http://www.familycinematv.it

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Franco Olearo

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