Sudan: un Vescovo chiede di fermare la guerriglia nel Paese

Escalation di violenza da parte dell’Esercito di Resistenza del Signore

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ROMA, lunedì, 14 marzo 2011 (ZENIT.org).- Il Vescovo Eduardo Hiiboro Kussala di Tombura-Yambio (Sud Sudan) chiede un’azione decisa per fermare un capo guerrigliero che terrorizza il Sud Sudan e teme che nuove ondate di violenza possano frenare il progresso in una zona che si prepara all’indipendenza dopo i risultati schiaccianti del referendum di gennaio per la separazione dal resto del Paese.

Riferendo di un’impennata della violenza ad opera dell’Esercito di Resistenza del Signore (Lord’s Resistance Army, LRA) nella zona sud-occidentale del Sudan, il Vescovo ha diffuso una lettera aperta chiedendo nuove pressioni politiche per far sedere il capo dell’LRA, Joseph Kony, al tavolo dei negoziati.

In un’intervista rilasciata all’associazione caritativa cattolica Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), il Vescovo Hiiboro ha affermato che la minaccia di ulteriori violenze potrebbe far sprofondare nel conflitto le regioni vicine, con conseguenze devastanti per il neonato Governo di quello che sembra destinato a diventare il più giovane Paese africano.

Nelle ultime settimane l’LRA, noto per la brutalità dei suoi crimini, ha condotto una serie di omicidi e rapimenti, tra cui l’assassinio di suor Angelina, una religiosa di 37 anni dell’istituto locale di Sant’Agostino, uccisa il 17 gennaio.

La suora è stata vittima di un’imboscata mentre viaggiava nella Diocesi di Dungo, nella vicina Repubblica Democratica del Congo, dove stava fornendo assistenza medica ai rifugiati del Sud Sudan.

Il Vescovo Hiiboro teme che la violenza possa aumentare se l’LRA approfitterà della maggiore vulnerabilità delle persone che dovranno uscire per coltivare i campi durante l’imminente stagione delle piogge.

“Il problema dell’LRA nelle nostre comunità non verrà risolto finché Joseph Kony e gli altri leader non verranno fatti uscire dalla foresta”, ha dichiarato.

“Ogni giorno che passa senza una soluzione al problema dell’LRA è un altro giorno di terrore e dolore per quanti di noi vivono sotto la costante minaccia di nuovi attacchi”, ha aggiunto.

Per il presule, “la minaccia dell’estensione della violenza potrebbe stressare qualsiasi nuovo Governo nel Sud Sudan, distruggendo le risorse di una giovane Nazione che lotta per difendere i suoi cittadini ed evitare che altri vengano trascinati nella battaglia”.

“Molti dei nostri bambini sono ancora nelle mani dell’LRA”, ha denunciato. “Non sappiamo se sono vivi o morti. Quanti sono riusciti a fuggire dall’LRA portano le cicatrici fisiche e psicologiche di ciò che hanno subito e non saranno mai più gli stessi”.

Dal 22 al 25 dicembre, ha proseguito il Vescovo, 9 persone sono morte e 7 sono state ferite in attacchi dell’LRA nelle contee di Maridi, Ibba e Yambio, tutte situate nella sua Diocesi. 17 persone sono state rapite.

Da allora, gli attacchi sono continuati, culminando sabato 5 febbraio, quando 8 persone sono state trovate mutilate e torturate a morte nella regione di Source Yubu, a 130 miglia dalla città di Tombura.

Il Vescovo Hiiboro ha avvertito della minaccia rappresentata dall’LRA da quando è diventato Vescovo, nel 2008. I suoi timori sono diventati realtà nell’estate e nell’autunno 2009, quando i guerriglieri hanno rapito 17 giovani che stavano pregando in una chiesa cattolica.

Altre 6 persone sono state trovate inchiodate a pezzi di legno in quella che sembrava la scena di una crocifissione.

Nel frattempo, nel Nord Sudan il Vescovo ausiliare Daniel Adwok Kur di Khartoum ha avvertito delle crescenti minacce nei confronti dei cristiani in una zona in cui si pensa che il Governo islamico sarà meno tollerante nei confronti dei non musulmani.

“La dichiarazione del Presidente [Omar al Bashir del Sudan] alcune settimane fa per cui dopo la secessione [del Sud] il Nord diventerà islamico per religione e arabo per cultura è un piano progressivo”, ha indicato.

“Finora, il Governo del Nord è stato indulgente nell’imporre questa politica per paura che il Sud si separasse, ma ora penso che non ci sia niente che possa fermarlo, visto che il Sud si è incamminato verso la secessione”.

“In alcuni luoghi, [ai cristiani e altri] viene chiesto perché si trovano ancora al Nord”.

“La gente che va in cerca di lavoro nel settore agricolo ha riferito di maltrattamenti da parte dei proprietari delle fattorie. Non viene loro pagato un salario idoneo e a volte sono minacciati con dei fucili se si lamentano”.

Il Vescovo ha anche confessato che molti cristiani e membri di altre religioni si stanno spostando al Sud. Nella sua regione di Kosti, le persone che assistono alla Messa sono diminuite da 1.000 a neanche 100.

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ZENIT Staff

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