Sudan: i missionari della Misericordia portano il Giubileo tra i rifugiati

La guerra civile ha costretto migliaia di cristiani a migrare nel Nord, a maggioranza musulmana

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“Non hanno niente e possono perdere la cittadinanza in ogni momento”. Così monsignor Daniel Adwok, arcivescovo di Khartoum, descrive ad Aiuto alla Chiesa che Soffre la condizione di circa un milione e mezzo di sudsudanesi che a causa del conflitto in atto nel più giovane Stato al mondo, hanno riparato nel vicino Sudan.
Sebbene la discriminazione dei cristiani non costituisca un fenomeno nuovo in Sudan – nel paese la sharia è applicata anche ai non musulmani – in seguito alla secessione del sud a maggioranza cristiana, nel luglio 2011, la situazione è nettamente peggiorata. Nel 2012 il governo di Omar al-Bashir ha revocato la cittadinanza a chiunque avesse origini nelle regioni meridionali – l’attuale Sud Sudan – condannando oltre mezzo milione di abitanti del Sudan, in maggioranza cristiani, allo status di rifugiato. Provvedimento che ha di certo contribuito al drastico calo del numero di cristiani, diminuiti dai 5,5 milioni del 2010 ad appena un milione.
Ma la guerra civile in Sud Sudan ha costretto migliaia di cristiani a migrare comunque nel Nord a maggioranza islamica. «Molti dei rifugiati hanno subito profondi traumi», spiega monsignor Adwok notando come l’Anno della Misericordia indetto da Papa Francesco possa rappresentare un’ottima opportunità per invitare i cristiani afflitti dalla guerra e dalla violenza a perdonare.
Il presule ha preso parte al recente incontro tra Papa Francesco ed i vescovi sudanesi e sudsudanesi. Nel colloquio il Pontefice ha sottolineato l’importanza dei catechisti in Sudan, dove molti cristiani, a seguito della secessione del Sud, sono sparsi su tutto il territorio nazionale, spesso in piccole comunità lontane dai grandi centri. “Ancora oggi vi sono molte parrocchie vuote – afferma monsignor Adwok –  perché non vi sono catechisti. Ecco perché il Santo Padre ha voluto ribadire l’importanza di queste figure”.
Per far in modo che i tanti cristiani rifugiati in Sudan possano vivere pienamente il giubileo della Misericordia, il Papa ha voluto che fossero nominati quattro “missionari delle misericordia” laici, scelti ognuno da un diverso campo profughi, per impartire la catechesi. “Un’idea meravigliosa per raggiungere le migliaia di cristiani che hanno sofferto a causa della guerra civile e invitarli a perdonare, senza cercare vendetta”.
Continua intanto il sostegno di Aiuto alla Chiesa che Soffre al programma Save the Saveable, programma scolastico nato nel 1986 per volere dell’allora arcivescovo di Khartoum, il cardinale Gabriel Zubeir Wako. Il progetto garantisce un’educazione alle migliaia di piccoli rifugiati nei campi della periferia di Khartoum ed in trent’anni di vita ha permesso a migliaia di bambini di essere educati ai valori cristiani e alle bambine – escluse dalle scuole statali d’ispirazione islamica – di ricevere un’istruzione.

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ZENIT Staff

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