Sudan: condannata a morte giovane donna incinta "rea" di aver sposato un cristiano

Si tratta di Meriam Yahya Ibrahim Ishaq, 27 anni, accusata da un tribunale di Khartoum di apostasia e adulterio

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Condannata a morte e a cento frustate. E’ la sentenza di un tribunale sudanese contro Meriam Yahya Ibrahim Ishaq, donna 27enne incinta, giudicata colpevole di apostasia e di adulterio per aver sposato un cittadino sudsudanese cristiano.

A riferirlo sono fonti giudiziarie citate dall’emittente Al Jazeera. Il caso di Ibrahim – riferisce L’Osservatore Romano – ha sollevato proteste degli attivisti per i diritti umani in Sudan, che hanno chiesto al Governo di Khartoum di rispettare la libertà di religione, peraltro esplicitamente affermata dalla Costituzione del 2005.

Il tribunale si è basato invece sull’interpretazione della sharia, la legge coranica introdotta in Sudan nel 1983, che vieta a una musulmana di sposare un non musulmano (mentre è consentito il contrario). In realtà, la donna, figlia di un sudanese musulmano e di una etiope ortodossa, era stata educata nella sua fede dalla madre, abbandonata dal marito. Ma secondo la sharia la figlia di un musulmano è comunque musulmana.

Le ambasciate di Canada, Gran Bretagna, Olanda e Stati Uniti hanno chiesto al Governo sudanese di intervenire sul caso “con giustizia e compassione in linea con i valori del popolo sudanese”.

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ZENIT Staff

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