Su vita e famiglia l’Europa ha bisogno di cambiare politica

Intervista all’on. Luca Volontè, membro della Commissione Affari Sociali del Consiglio d’Europa

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di Antonio Gaspari

ROMA, mercoledì, 20 gennaio 2010 (ZENIT.org).- Nonostante il crollo demografico che sta creando enormi problemi di carattere economico e sociale, nell’Unione europea ci sono ancora gruppi che sostengono una ulteriore riduzione delle nascite.

Un politica ancora più favorevole all’aborto e alle teorie malthusiane verrà sostenuta il 29 gennaio al Consiglio d’Europa dalla Christine McCafferty, nel corso della presentazione del  Rapporto “Quindici anni dopo il programma d’azione della Conferenza internazionale su popolazione e sviluppo”.

Nel 1994 si svolse a Il Cairo la conferenza delle Nazioni Unite su popolazione e sviluppo. Un’altra conferenza sul tema sarebbe dovuta avvenire dieci anni dopo, ma i gruppi a favore dell’aborto preferirono glissare perchè l’amministrazione statunitense, allora guidata da George Bush, si sarebbe opposta alle politiche antivita.

Ora, con la nuova amministrazione americana gli stessi gruppi malthusiani sono convinti di riuscire a far passare le loro politiche sui temi di vita e famiglia.

Per meglio comprendere i termini del dibattito, ZENIT ha intervistato l’on. Luca Volontè, membro della Commissione Affari Sociali del Consiglio d’Europa.

In che cosa consiste il Rapporto “Quindici anni dopo il programma d’azione della Conferenza internazionale su popolazione e sviluppo” su cui la McCafferty terrà una relazione il 29 gennaio prossimo?

Volontè: Il Rapporto ha l’obiettivo di introdurre il ‘diritto all’aborto’ come diritto umano. Ribadisce, nell’opinone dei Socialisti europei e della relatrice McCafferty, componente autorevole del Board della International planned parenthood federation (Ippf), che la riduzione della popolazione mondiale è fondamentale per lo sviluppo e il benessere delle nazioni (ideologia Malthusiana). Inoltre, presenta aspetti ulteriori e molto preoccupanti invitando i Governi dei 47 Paesi Europei ad introdurre fin dalla prima infanzia scolastica, una educazione sessuale e una introduzione ai metodi di ‘salute sessuale riproduttiva’. In una parola, si vorrebbe trasformare  l’occasione dei 15 anni dalla conferenza de Il Cairo, in un ulteriore passo verso quelle ideologie anti-umane che non trovano sinora alcun consenso internazionale.

Il Forum della associazioni familiari italiane e altre associazioni come la ECLJ (European Center for Law & Justice) hanno fortemente criticato questo Rapporto, sostenendo che promuove l’aborto come un mezzo di pianificazione familiare e sostiene il controllo della popolazione secondo una mentalità malthusiana. Qual è il suo parere il proposito?

Volontè: Ho collaborato molto attivamente con i Forum delle famiglie italiani ed europei, lavoro assiduamente con diversi istituti europei e americani che si prodigano per la difesa e la promozione dei valori della famiglia fondata sul matrimonio eterosessuale e la vita umana. Dunque, lo testimoniano i mie puntuali emendamenti, firmati da esponenti di molte nazionalità, con molti amici ci stiamo impegnando per modificare radicalmente il Rapporto Mc Cafferty o, diversamente, per ‘bocciarlo’ in Assemblea.

L’Europa soffre di una gravissima crisi demografica. Attualmente nella Ue si pratica un aborto ogni 25 secondo e un divorzio ogni trenta. Sulla base di queste cifre drammatiche, le sembra che sia necessario discutere piani di allargamento della possibilità di aborto? Non sarebbe il caso di discutere come aiutare le donne per limitare il numero di interruzioni volontarie di gravidanza?

Volontè: Sono assolutamente d’accordo con lei. La crisi demografica europea, oltre ad essere inaccettabile sul piano laico e religioso (basta qui ricordare l’enorme tradizione giudaico-cristiana e la lucidissima battaglia laica di Norberto Bobbio e Pier Paolo Pasolini in Italia), è totalmente irrazionale per chiunque abbia a cuore il futuro dell’Europa. L’inverno demografico avrà conseguenza devastanti sul welfare di tutti i Paesi, ridurrà la ricchezza e diminuirà la forza lavoro e l’innovazione del continente europeo. Di questo dovremmo discutere e su questi problemi dovremmo impegnare l’Assemblea e il Comitato dei Ministri dei 47 Paesi del Consiglio d’Europa.

Quanto al secondo aspetto, il desiderio di maternità e paternità dei giovani europei e delle famiglie europee è altissimo rispetto al numero reale di figli. Si è discusso di questa ingiustizia, di cosa devono fare gli Stati per assecondare questi desideri a Vienna nel giugno scorso, i Governi sono all’opera per valorizzare questo desiderio positivo dei cittadini europei, mentre l’Assemblea pare distratta e ancorata ancora ad una mentalità cieca e sorda. Confido che, anche grazie ad un mio Rapporto già approvato in Commissione Affari Sociali, si possa intraprendere la giusta strada di investimento sulla coesione familiare per produrre coesione sociale e capitale umano.

Non crede sia arrivato il tempo per adottare politiche economiche e sociali a sostegno della cultura della vita e della famiglia?

Volontè: Tutti gli indicatori e gli studi statistici e sociali ci spingono ad investire sulla coesione familiare, sulla famiglia come cellula e fattore di educazione, responsabilità, virtù civili e dunque ‘buoni cittadini’. I dati sul disfacimento dei giovani che hanno vissuto condizioni di ‘rotture’ familiari sono drammatici, la dispersione di capitale umano e i costi per i welfare nazionali stanno portando interi Paesi al collasso. Questo decennio, così drammatico, è la più grande occasione che la Provvidenza ci dà per rilanciare con forza, come ci ricordava Giovanni Paolo II e ci dice Benedetto XVI, la Dottrina Sociale della Chiesa e la centralità della vita e della famiglia. Noi ne siamo da sempre convinti. Ora che la storia lo conferma sarebbe paradossale che i cristiani impegnati nella loro vita pubblica si chiudessero, intimoriti, nel silenzio.

Su questi temi come si sono schierati i gruppi politici presenti al Consiglio d’Europa?

Volontè: In Consiglio di Europa (47 Paesi di cui 27 sono membri della Ue), si fronteggiano due ampi schieramenti. Quello Popolare, generalmente favorevole ma troppo timido nella difesa di questi valori, con ampi settori dei conservatori (GDE) e quello guidato dai Socialisti, con alleanze significative con settori Liberali e della Sinistra estrema, legati alle vecchie ideologie di origine marxista leninista, maltusiana, eugenetica e libertaria.

Insomma un perenne invaghimento irrazionale del ’68. Sempre più urgente è rispondere concretamente all’appello del Cardinale Ratzinger del 2004, quando invitava tutti i credenti, non solo i politici, a concepirsi come ‘una minoranza creativa’ e, aggiungo io, ‘combattiva’. Anche nel Ppe se si combatte dando ragione delle proprie convinzioni, con l’aiuto di Dio, si possono vincere le battaglie fondamentali per il futuro dell’Europa, se invece si antepone ‘successo’, ‘carriera’ e ‘calcolo’ allora l’unica conseguenza è l’abbandono del futuro europeo nelle mani suicide di idee e culture che hanno già dimostrato il loro fallimento.

Non perdiamo la Speranza, preghiamo vicendevolmente per essere degni testimoni in questo terribile e fecondo tempo che il Signore ci dona, certi della verità delle parole del Papa Benedetto, “Dio si fa carne e ci accompagna nella nostra vita”.

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ZENIT Staff

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