Su Facebook, testimonianze sulla ricchezza dell'amicizia con un sacerdote

I membri del gruppo “Ho un amico sacerdote che è fantastico” sono ormai quasi 60.000

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BARCELLONA, lunedì, 7 giugno 2010 (ZENIT.org).- I membri del gruppo di Facebook “Ho un amico sacerdote che è fantastico anche se i media dicono di no”, creato in Messico a marzo (cfr. ZENIT, 30 aprile 2010), non smettono di aumentare e sono ormai quasi 60.000.

Lo spazio ha incorporato contenuti in varie lingue oltre allo spagnolo, ha spiegato a ZENIT uno dei suoi amministratori, Miquel Mundet, di Barcellona (Spagna), che ha sottolineato la volontà di estendere l’iniziativa a molti Paesi del mondo.

L’obiettivo del gruppo è difendere l’onore dei sacerdoti e la verità del sacerdozio.

Molte persone, soprattutto giovani, apportano la propria testimonianza – oltre a fotografie, video, testi e collegamenti – sull’importanza che un sacerdote ha avuto nella loro vita.

“Avevo un ottimo confessore, che mi capiva e mi aiutava ad essere ogni giorno migliore – ha scritto Guada -. Un giorno, durante la confessione, gli raccontai che avevo conosciuto un ragazzo e che mi piaceva molto”.

“Mi chiese come si chiamava, e quando glielo dissi mi raccontò, senza riuscire a trattenere una sonora risata, che era il suo migliore amico”.

Guada spiega che fu difficile per lei continuare a “chiacchierare delle mie cose, del mio fidanzamento con il suo migliore amico”, ma aggiunge che “ci ha accompagnato come amico e come guida per tutto il fidanzamento”.

“Poi ci ha sposati, e in seguito gli abbiamo chiesto di essere il padrino del nostro primo figlio, ha battezzato gli altri due e ha seppellito l’ultimo”. Per la ragazza, questo sacerdote è “un altro membro della nostra famiglia”.

Questo venerdì, la giovane Cristina Amerise ha ricordato sulla bacheca del gruppo che “mancano pochi giorni alla fine dell’Anno Sacerdotale” e ha invitato a elevare “molte preghiere per i presbiteri, perché continuino a guidarci e a mostrarci le vere vie che ci conducono al Signore”.

In un forum dello stesso gruppo intitolato “Sacerdoti abusatori?” si legge: “Quando ero un bambino, senza coscienza, senza libertà, senza la possibilità di difendermi, uno di loro mi ha reso figlio di Dio, erede della Vita Eterna, Tempio dello Spirito Santo e membro della Chiesa. Non potrò mai perdonarlo per avermi fatto tanto bene”.

Il testo prosegue in tono ironico: “Un altro ha insistito nella mia infanzia a inculcarmi, violando la mia volontà, il rispetto del nome di Dio, la necessità assoluta della preghiera quotidiana, l’obbedienza e il rispetto nei confronti dei miei genitori e l’amore per la mia patria, mi ha insegnato l’utopia di non mentire, non rubare, non parlare male degli altri, perdonare e tutte quelle cose che ci rendono così bigotti e ridicoli…”.

“Stiamo attenti a non trattare con loro – conclude -, non diamo loro i nostri dati, non guardiamoli negli occhi, non consultiamoli su nulla, non seguiamo alcuno dei loro passi, perché corriamo il rischio, un giorno, di cadere nella loro trappola e di salvarci”.

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ZENIT Staff

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