Stragi del mare: l'appello della Comunità di Sant'Egidio

“Se l’Europa non è all’altezza, intervenga l’ONU”. Anche Rinnovamento nello Spirito Santo, Unitalsi e Forum del Terzo Settore commentano l’ennesima tragedia nel Canale di Sicilia

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Numerosi ed accorati gli appelli e i commenti per l’ennesima tragedia nel Mediterraneo, consumatasi ieri mattina nel Canale di Sicilia. Con gli oltre settecento morti accertati, ci troviamo di fronte al peggior bilancio di sempre riguardante un naufragio di immigrati nel Mediterraneo.

La Comunità di Sant’Egidio ha chiesto un “intervento immediato” da parte degli organismi internazionali: “se l’Europa non è all’altezza di fermare le inaccettabili stragi del mare – si legge in un comunicato – è l’Onu che deve scendere in campo utilizzando tutti gli strumenti possibili, fino alla convocazione urgente di una riunione del consiglio di sicurezza. Siamo infatti di fronte ad un numero di vittime che assomiglia a quello di una guerra”.

Prendendo atto che “l’operazione Triton si sta rivelando fallimentare” e che l’Italia “non ce la può più fare da sola”, la Comunità di Sant’Egidio sottolinea che, se nemmeno le Nazioni Unite interverranno “resterà nella coscienza di tutta l’umanità la grave colpa di non avere salvato chi poteva e doveva essere salvato: famiglie che fuggono dalla guerra, come dimostrano gli ultimi arrivi registrati nei porti italiani, in gran parte eritrei e siriani che chiedono rifugio”.

Concretamente, Sant’Egidio suggerisce: l’utilizzo di “navi militari che permettano l’intercettazione dei barconi e il soccorso dei migranti anche in condizioni di mare grosso”; la realizzazione di “un sistema europeo per permettere ingressi regolari e controllati, per motivi umanitari, con un costo decisamente inferiore per i profughi”; l’intensificazione degli “sforzi diplomatici e di mediazione per fermare le guerre che sono in gran parte all’origine del fenomeno migratorio”.

Da parte sua, l’Unitalsi di Napoli ha dedicato oggi a Lourdes un momento di preghiera per le vittime, in particolare per i bambini. “La tragedia avvenuta nel Mediterraneo – dichiara Salvatore Pagliuca, presidente nazionale Unitalsi – ha colpito tutti e l’Unitalsi non poteva non farsi carico quantomeno di pregare per le vittime”.

La preghiera innalzata dalla Grotta di Massabielle vuole quindi “porre fine ai drammi dell’immigrazione ed il contributo dell’Unitalsi alla ricerca di quella fraternità che sola può risolvere i problemi e donare pace e serenità”.

Secondo Salvatore Martinez, presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo, “non possiamo più sottrarci dal gridare forte e chiaro l’incuranza etica e il sonno della coscienza politica che continuano a fare del Mare nostrum un moderno cimitero di anime senza pace”.

I migranti che giungono dal Sud del Mediterraneo, “sono nostri fratelli”, ha aggiunto Martinez. Essi “invocano vita e ricevono morte; sperano nella giustizia sociale e si ritrovano agnelli immolati dalla barbarie di un’umanità che, smettendo di proteggere la vita, sta disumanizzando la nostra civiltà”.

Per questo, il Rinnovamento nello Spirito esprime “solidarietà fraterna e sostegno nella preghiera invocando la consolazione di Dio per i familiari delle tante vittime innocenti e assicurando vicinanza spirituale, anche attraverso i volontari del Movimento, a tutte le istituzioni impegnate nella gestione dei soccorsi e degli aiuti  umanitari”.

L’ennesima tragedia nel Canale di Sicilia, riempie di “sdegno”, in particolare per il fatto che “si alzi la voce solo quando il numero di chi non sopravvive raggiunge livelli ‘eclatanti’”: lo afferma Pietro Barbieri, portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore, invocando “fatti concreti”.

“L’Europa, anche se non da sola – aggiunge Barbieri –  deve puntare i riflettori sul tema dell’immigrazione, sulle sue cause, sul fenomeno della tratta degli esseri umani.

Al tempo stesso, operazioni come Triton “non risolvono il problema e non incidono sulle cause che spingono decine di migliaia di essere umani a fuggire disperati dalle proprie terre, cercando altrove una vita migliore, a costo di sacrifici immani e spesso della propria vita”.

Il Portavoce del Forum del Terzo Settore conclude ribadendo la necessità di “uno scatto in avanti perché non possiamo e non vogliamo più vedere ripetersi immani tragedie. Né davanti ai nostri occhi, né altrove”. [L.M.]

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ZENIT Staff

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