Strade di speranza, strade di bellezza

Il mondo può essere illuminato dai valori autentici della nostra vita

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Siamo abituati a considerare la gioventù un periodo completamente felice e spensierato, in cui si può guardare al futuro con il cuore pieno di ottimismo e di speranza. Questo, in parte, è vero. Ma nei miei frequenti incontri con i ragazzi, mi è capitato di notare che nelle nuove generazioni non mancano i momenti di sofferenza e di preoccupazione.

Le ragioni possono essere tante. Il problema più diffuso è quello di certe situazioni familiari critiche, in cui i genitori non vanno d’accordo. Tanti ragazzi risentono moltissimo di questa assenza di punti di riferimento concreti, arrivando al punto di oscurarsi e di perdere fiducia nella vita. Poi ci sono le difficoltà legate all’approccio con il mondo del lavoro, spesso dominato da un cinismo e da un arrivismo che lasciano senza fiato. Infine sono frequenti le sofferenze generate dalle difficoltà nei rapporti umani, e in particolare nell’amicizia e nell’amore.

L’impressione è che, da parte di alcuni ragazzi, ci sia una certa difficoltà ad accettare gli inevitabili momenti di dolore della vita. I periodi di difficoltà vengono spesso interpretati come un’ingiustizia voluta dal destino o come un’occasione per ripiegarsi su se stessi, rinunciando a reagire.

Alla base di questo rifiuto della sofferenza c’è una serie di falsi modelli che spingono i giovani a porsi obiettivi fuorvianti, che somigliano sempre di più alle esagerazioni proposte dagli spot pubblicitari o da alcuni programmi televisivi. Il falso mito che viene inseguito è quello della bella vita ad ogni costo. I nuovi “valori” che contano sono il denaro, la carriera, la vacanza esotica, il possesso dell’automobile rombante o della casa lussuosa con piscina.

Troppi giovani sono convinti che, per essere veramente felici, sia necessario possedere l’ultimo modello di telefono cellulare. Figuriamoci, allora, con un terreno culturale come questo, come sia possibile accettare i momenti di sofferenza della vita.

Alla luce dei fatti, vediamo quanto sia necessario che i mezzi di comunicazione si soffermino di più sui contenuti e un po’ meno sulle apparenze. C’è necessità di far conoscere le belle storie di gente comune, che ha saputo illuminare il mondo con un piccolo gesto d’amore, offerto lungo il cammino della vita quotidiana. Una vita non sempre facile, caratterizzata spesso da cadute, difetti, incertezze, paure e fragilità. Ma che può, ugualmente, rappresentare un esempio utile per le nuove generazioni, diffondendo un sentimento di speranza. 

Bisogna insistere su questa strada di bellezza per aiutare i giovani ad accettare le gioie di una vita serenamente imperfetta, in cui la sofferenza non è una maledizione inaccettabile ma una condizione da condividere con il resto dell’umanità.

L’accettazione del dolore passa, inevitabilmente, attraverso una tappa fondamentale: il profondo apprezzamento delle piccole cose della vita quotidiana. Cose semplici, che non assomigliano a quelle della pubblicità. Ma che possono renderci enormemente felici, se impariamo a conoscerle e a scoprirle.

Nei miei incontri con i giovani, per riuscire a trasmettere questa idea, utilizzo un’immagine simbolica. Chiedo ai ragazzi di sognare d’essere naufraghi su un’isola deserta, come Robinson Crusoe.

Proviamo ad immaginare d’essere vittime di una tempesta. La nostra nave non esiste più e ci ritroviamo in un ambiente disabitato, privo di ogni comodità.

In quelle condizioni di difficoltà, grideremmo di gioia avendo tra le mani semplicemente un coltellino o un cappellino per ripararci dal sole… Cose piccole, apparentemente insignificanti, che siamo riusciti a salvare dal naufragio. Ma, in quel momento, sull’isola deserta, ringrazieremmo Dio d’averle.

A questo punto mi piace ricordare ai ragazzi che tutti noi, nella nostra vita quotidiana, abbiamo tantissime cose in più rispetto a Robinson Crusoe. E li invito a fare un piccolo “inventario” di tutte le cose belle che hanno.

Partendo dall’amore per la nostra vita reale, così com’è, sarà più facile scoprire che siamo tutti molto fortunati. E che possiamo imparare a convivere con quei momenti della nostra esistenza che possono sembrare avvolti nel buio. 

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Carlo Climati

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