Storia di donne, storia di una generazione

Il terzo libro di Elena Ferrante: “Storia di chi fugge e di chi resta”

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Sul sito internet della casa editrice EdizioniEo, nella pagina web dedicata al terzo volume de L’Amica geniale dal titolo “Storia di chi fugge e di chi resta – Tempo di mezzo” scritto da Elena Ferrante (1), si possono leggere le recensioni del libro apparse dal 6 novembre in poi su quotidiani, periodici e siti online. 

E’ difficile scrivere di meglio e di più su questa storia di donne, principalmente ma non solo, che attraversa il periodo tra la fine degli anni ’60 (quindi della contestazione giovanile) e gli anni ’70 (quindi della crisi economica e del terrorismo) rispetto a quanto già espresso su L’Unità da Maria Serena Palieri, su Finzioni da Cecilia Lazzaroni, da Elisabetta Bolondi su Sololibri.net ed in particolare da Titti Marrone su Il Mattino e sull’Huffington Post (2). 

Questo terzo episodio racconta certo delle due protagoniste Elena Greco (Lenù, voce narrante) e Raffaella Cerullo (Lila), ma anche delle loro famiglie di origine, le quali cercano di affrancarsi dalla miseria, e dei loro compagni, spesso subalterni, e dei loro figli e dei loro amori segreti nel periodo di grande turbolenza sociale come è stato quello che dalle lotte di emancipazione sociale ed economica è poi arrivato agli anni del terrorismo.    

Protagoniste divise fisicamente tra una vita trascorsa sempre a Napoli per Lila (anche se lontana dal suo rione di nascita da sembrare, non solo mentalmente, fuori dal mondo) mentre Lenù “fugge” a Firenze (anche se psicologicamente ancorata alla sua amica ed al suo quartiere napoletano) dopo il matrimonio con Pietro Airota, un professore universitario riformista, figlio di una potente e prestigiosa famiglia di intellettuali progressisti. 

In maniera delicata ma disincantata, quasi senza darvi troppo peso,  Lenù riflette così in due passaggi, sui legami tra denaro e potere intellettuale. Una prima volta, mentre si dirige nell’hinterland napoletano per andare a visitare insieme al marito il centro elettronico creato da Marcello Solara (3) per informatizzare gli affari di famiglia, dove peraltro è impiegata da poco Lila. Scrive la Ferrante: “Per tutto il percorso io tacqui, mentre Pietro faceva domande sugli affari dei Solara in Germania e Marcello svicolava con frasi sconnesse tipo: l’Italia, la Germania, il mondo, professò, io sono più comunista dei comunisti, più rivoluzionario dei rivoluzionari, per me se si potesse spianare tutto e ricostruire ogni cosa daccapo sarei in prima fila. E comunque, aggiungeva guardandomi allo specchietto, l’amore per me viene prima di tutto.” 

Una seconda volta, dopo una giornata di shopping fiorentino con Eleonora, una ragazza della Napoli bene, moglie di Nino, intellettuale rivoluzionario e sua antica fiamma mai spenta veramente. Scrive la Ferrante: “Usava il denaro (Eleonora, ndr) come se non avesse alcun valore. Esclusi che fossero soldi di Nino. Suo padre era avvocato, suo nonno pure, sua madre era stirpe di banchieri. Mi chiesi che differenza c’era tra la loro ricchezza di borghesi e quella dei Solara (3). Pensai a quanti giri nascosti fanno i soldi prima di diventare stipendi alti e laute parcelle. Mi ricordai dei ragazzi del rione che si guadagnavano la giornata scaricando merce di contrabbando, tagliando gli alberi dei parchi, lavorando nei cantieri. Mi ricordai di Antonio, di Pasquale, di Enzo, arrangiavano quattro soldi fin da ragazzini per sopravvivere. Gli ingegneri, gli architetti, gli avvocati, le banche erano altra cosa, ma i loro soldi venivano, pur tra mille filtri, dallo stesso malaffare, dallo stesso scempio, qualche briciola s’era mutata persino in mancia per mio padre e aveva contribuito a farmi studiare. Quale era dunque la soglia oltre la quale i soldi cattivi diventavano buoni e viceversa? Quanto era pulito il denaro che Eleonora aveva speso nella calura di quella giornata fiorentina senza problemi; e gli assegni con i quali erano stati acquistati i regali che mi stavo portando a casa, quanto erano diversi da quelli con cui Michele pagava il lavoro di Lila?” 

Nel dualismo che in continuazione è descritto tra potere intellettuale e potere economico, tra riformismo e rivoluzione, Lila e Lenù provano a districarsi con i mezzi che derivano principalmente dall’impronta educativa e femminile del rione napoletano, fatta di scarti improvvisi, che disorientano l’universo maschile.Le due protagoniste, ma si può dire l’intero gruppo di coetanei, appartengono però anche alla generazione dei babyboomers, e ne rappresentano a vario titolo il prototipo che ha avuto la capacità di far diventare la propria storia, “la Storia”, a  prescinderne dalle contraddizioni. 

Staremo a vedere come si dipaneranno le vicende nel prossimo volume (il quarto, se previsto), anche perché la storia si dovrebbe svolgere a partire dagli anni ’80, cioè quelli che iniziano con il terremoto del novembre 1980 che rappresenterà una svolta nella società della Campania, e non solo.Per ora, questo terzo libro lascia a chi legge, in alcuni passaggi come quelli sopra citati, la conferma di un potere pervasivo del denaro al quale è difficile sottrarsi ed al quale i sentimenti e gli ideali, con alti e bassi, frenate ed accelerazioni, alla fine loro malgrado si adeguano, un po’ più spesso se ammantati dal mito della rivoluzione.  

NOTE 

1) Il libro è di 382 pagine ed ha un costo di € 19,50 (scontato a 16,57 € se acquistato online dal sito della edizioni e/o). Per riprendere i due volumi precedenti possono essere consultate le recensioni apparse su Zenit il 2/9/2012 per “L’Amica Geniale – Infanzia, Adolescenza” ed il 24/11/2012 per “Storia del nuovo cognome – Giovinezza”.

2) Titti Marrone, giornalista, ha pubblicato il suo primo romanzo nel 2013 intitolato “Il tessitore di vite” anch’esso ambientato a Napoli, all’interno del quale la caratterizzazione di alcuni personaggi trova delle analogie con il libro della Ferrante. 

3) I Solara, la famiglia di camorristi e usurai del rione di Lila e Lenù.

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Antonio D'Angiò

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