Star Wars: una rilettura cristiana

Numerosi i parallelismi tra la Sacra Scrittura e la celebre saga creata da George Lucas

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Ad un mese dalla data di uscita nelle sale cinematografiche, il fermento in Italia per Star Wars: Il Risveglio della Forza sembra essere cessato del tutto, complice anche lo straordinario successo che sta ottenendo Checco Zalone con “Quo Vado?”.
Nonostante in Italia non abbia ottenuto un risultato eclatante – 26 milioni di euro non sono pochi, ma sono sempre la metà dei 52 di Quo Vado? – il movimento di fan e affezionati non è stato minore degli altri paesi. Inoltre l’indotto che è stato in grado di generare, dal merchandising alle pizzerie adiacenti ai cinema, fa di Star Wars una ‘microeconomia’ autonoma.
L’ultimo capitolo della celebre saga stellare si colloca cronologicamente trent’anni dopo la conclusione della prima trilogia. L’Impero è stato sconfitto, ma un’organizzazione paramilitare intende ristabilirne l’autorità: il Primo Ordine, guidato dal perfido Kylo Ren. La Resistenza, gruppo di persone affiliate alla Repubblica, sembra essere l’unica realtà in grado di contrastare le forze del Primo Ordine.
Entrambe le organizzazioni sono alla ricerca di Luke Skywalker, scomparso misteriosamente dopo i fatti di Star Wars – Il Ritorno dello Jedi, e vero ago della bilancia in grado di spostare gli equilibri della battaglia. Quando Kylo Ren scoprirà che la mappa per trovare lo Jedi è custodita da un droide, si scatenerà una gigantesca caccia all’uomo. Oltre ai due schieramenti saranno coinvolti Finn, membro dell’esercito del Primo Ordine ribellatosi alle sue brutalità, e Rey, giovane ragazza che vive da sola in attesa del ritorno della propria famiglia.
La pellicola, perché di essa si tratta non essendo stata girata in digitale, ha catalizzato l’attenzione delle ultime settimane di dicembre, generando un vortice di critiche non sempre positive.
Ad essere biasimata è stata soprattutto la poca fantasia di J.J. Abrams, regista del film, colpevole di aver attinto troppo dalla trilogia originale per quanto riguarda le trame visive e testuali, se non addirittura di averne fatto una copia. L’opera di Abrams tuttavia non ha nulla a che fare con l’emulazione, riguarda piuttosto la presa di coscienza di trovarsi di fronte ad uno dei massimi esempi di epica narrativa in campo cinematografico. Non copia, dunque, ma omaggio. Omaggio realizzato prendendo quegli stilemi che hanno reso grande Star Wars e riproponendoli nel viaggio di iniziazione di un nuovo gruppo di eroi, i quali saranno differenziati rispetto ai predecessori nel loro percorso d’evoluzione.
Da qui, la scelta di utilizzare la pellicola: tale mezzo ha garantito la possibilità di accostarsi visivamente alla trilogia originale, mettendo da parte la seconda trilogia da cui il regista prende le distanze.
Non sono mancati poi i colpi di scena e i grandi ritorni, degni di ogni episodio di Star Wars.
Omaggio a parte, il distacco dai primi film della saga si è visto soprattutto dal punto di vista stilistico. Ne sono testimonianza le riprese dal basso nelle scene degli assediamenti ai villaggi, effettuate scegliendo il punto di vista dell’oppresso e non dell’oppressore. Allo stesso modo, nella prima sequenza in cui compare, l’esercito del Primo Ordine è ripreso in modo segmentato, a tratti fuori fuoco, come a rappresentare l’anima frammentata di chi conduce una guerra, la condizione alienata del soldato ed il rischio di perdita d’umanità che corre. La brutalità e la crudeltà dell’uomo, dunque, sono mostrate con un verismo inconsueto rispetto alla tradizione di Star Wars.
Proprio la chiave bellica è stata un forte specchio interpretativo del film, soprattutto in Italia: lo scontro tra Resistenza e Primo Ordine non poteva non richiamare alla memoria l’opposizione tra partigiani e fascisti nella seconda guerra mondiale.
Se l’ultimo episodio può dunque essere analizzato con una prospettiva storica, è l’intera saga di Star Wars ad essere analizzabile da un’ottica differente e inusuale: l’ottica cristiana.
“Non c’è stato un padre. Io l’ho portato in grembo, l’ho fatto nascere, l’ho cresciuto. Non so spiegare cos’è successo”. Le parole dette in Star Wars -La Minaccia Fantasma da Shmi Skywalker per descrivere la nascita del figlio Anakin, sono le fondamenta di un’interpretazione cristologica dell’intera saga, riprendendo il concepimento verginale di Maria.
I parallelismi con il racconto cristiano sono, a ben vedere, numerosi: la Forza è intesa come Spirito Santo, cioè come essenza onnipotente che permea la vita; Anakin è figlio della Forza come Cristo è figlio di Dio con la mediazione dello Spirito Santo; Gesù compie il suo primo viaggio dall’umile luogo di origine (Nazareth) a Gerusalemme per essere presentato al Tempio e allo stesso modo il giovane Skywalker parte da Tatooine approdando a Coruscant, per essere presentato al Consiglio Jedi; infine, la reticenza dei Cavalieri nel riconoscere il ruolo del Prescelto è simile a quella che si riscontra nei Dottori della Legge ebraica nel riconoscere il Messia.
Anche le ambientazioni non sfuggono ai parallelismi: su tutte, di forte impatto sono i deserti presenti in Star Wars, che ricordano il deserto biblico inteso come luogo fisico e spirituale.
Il sistema di analogie bibliche presenti in Star Wars è complesso, e in esso è centrale il ruolo messianico a cui i due personaggi sono chiamati. Come Cristo è il figlio di Dio venuto a redimere l’uomo e predetto dai profeti, la profezia Jedi vuole che il giovane Any sia colui che riporti l’equilibrio nella Forza. Tuttavia, è nella messa in pratica del proprio dovere che si assiste ad una profonda differenza: se nel racconto biblico Cristo si sacrificherà sulla Croce per la redenzione del mondo, Anakin cederà invece alla tentazione del Lato Oscuro.
Tentazione intensificata da un potere che lo Jedi brama ma non riesce ad ottenere e che invece è caratteristico di Cristo: il potere di sconfiggere la morte. Skywalker compie dunque la sua metamorfosi in Darth Vader, ritrovandosi ad assumere quel ruolo che nel racconto biblico è occupato dall’Anticristo. E se l’Anticristo è chiamato a distruggere l’istituzione voluta da Gesù, ovvero la Chiesa, Anakin distruggerà analogamente il Tempio Jedi, iniziando così il suo drammatico cammino di Signore Oscuro.
Il ritorno ultimo alla figura di Cristo si avrà proprio nelle vesti di Darth Vader/Anticristo, quando Anakin porterà a compimento la profezia che “male interpretata può essere stata”. Ucciderà infatti l’Imperatore, liberando la Galassia dall’oppressione del Lato Oscuro e portando “una nuova speranza”, concludendo il suo percorso con il ritorno al Lato Chiaro della Forza, quel “Ritorno dello Jedi” sancito dal titolo del sesto capitolo.
L’uccisione dell’Imperatore ha nella sua natura un doppio valore: Darth Vader compie tale gesto non per salvare se stesso ma suo figlio Luke e con lui l’ordine Jedi, e, soprattutto, si dona consapevolmente alla morte sacrificando la propria vita e ammettendo implicitamente i propri “peccati”. Quando tutto sembrava perduto, ecco dunque che la maschera di Darth Vader viene disvelata, lasciando il posto ad Anakin Skywalker: il Prescelto ritorna per adempiere alla Profezia riportando l’equilibrio nella Forza, l’equilibrio tra bene e male, sacrificando se stesso per la salvezza degli altri, in un definitivo richiamo alla figura cristiana di Gesù.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Gianluca Badii

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione