Opening session of the Synod of Bishops on the Family

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Stampa anglosassone: "È stato il Sinodo del compromesso"

Secondo la stampa britannica e statunitense, sui temi della famiglia si è raggiunta una mediazione che tranquillizza i “conservatori” ma non chiude la porta alle posizioni più riformiste

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Il Sinodo ordinario dei vescovi sulla famiglia appena concluso ha attirato inevitabilmente l’attenzione della stampa anglosassone al di qua e al di là dell’Oceano. I commenti dei giornali statunitensi e britannici sottolineano prevalentemente come il documento finale sia il risultato di un compromesso fra i Padri sinodali che non scontenta i “conservatori” e lascia intatte le speranze dei riformisti.

Negli Stati Uniti è molto duro un titolo del Wall Street Journal: “I vescovi portano il Papa alla sconfitta sull’apertura ai cattolici divorziati”. Il quotidiano newyorkese riconosce che “il Sinodo si conclude senza avallare un percorso per accedere all’Eucarestia per coloro che hanno divorziato e si sono risposati”.

Più equilibrato il giudizio del Washington Post. In un articolo di Anthony Faiola si legge come l’assemblea episcopale “abbia teso una mano più accogliente alle coppie divorziate e non sposate, ma abbia fermato chi spingeva per alterare in modo netto le linee guida della Chiesa”. “Il Sinodo – continua Faiola – ha segnato il culmine di un processo di due anni di modifica dell’approccio alle questioni familiari. Sotto la direzione di Francesco, vescovi e cardinali hanno affrontato temi una volta considerati tabù”.

Secondo il Washington Post, l’opposizione a questi processi dimostra come in molti, ai vertici delle gerarchie ecclesiastiche, siano ancora lontani dalla “visione rivoluzionaria di Francesco”. Il documento, sotto certi aspetti, “sarebbe andato oltre le aspettative di molti”, ma non abbastanza da accontentare i cattolici più progressisti. Il punto, secondo il quotidiano statunitense, è che l’apertura ai divorziati e risposati è rimasta comunque vaga e dipenderà dal Papa decidere come e fino a che punto attuarla. Questa “ambiguità pone il Pontefice in una posizione difficile”. Se non riuscisse a modificare lo status quo rischierebbe di deludere i cattolici riformisti che vedono in lui l’uomo del cambiamento. D’altra parte modifiche troppo radicali avrebbero un contraccolpo pesantissimo fra i “conservatori”.

Sul risultato del Sinodo come mediazione insiste anche il New York Times in un articolo di Elisabetta Povoledo: “Ogni buon compromesso permette a tutti di rivendicare la vittoria. Ma le interpretazioni discordanti sottolineano il conflitto e la confusione che permane su temi come divorzio, omosessualità e convivenza. Sia i commentatori conservatori sia quelli liberali hanno interpretato l’esito del Sinodo in modo da dare linfa alle proprie posizioni”. Il quotidiano della Grande Mela sottolinea come “l’ambiguità dei risultati” rassicuri i vescovi che temevano i cambiamenti, ma lascia la speranza, a chi li auspica, che il Papa prenda in mano la situazione e attui nuove riforme.

Spostandoci in Gran Bretagna il Daily Telegraph ha titolato: “Il Sinodo si è concluso. Niente di sostanziale è cambiato”. Molto duro invece il commento dell’edizione domenicale del Times: “Il Papa attacca i vescovi per aver bloccato la riforma gay”. Amaro il commento del Tablet, periodico dei cattolici britannici liberal: “Il Sinodo sulla famiglia si è concluso senza alcun consenso sulla questione della Comunione per i cattolici divorziati risposati e con il rifiuto di ogni cambiamento nella dottrina della Chiesa sull’omosessualità”.

Secondo un editoriale dell’Economist, l’obiettivo di papa Francesco non era “spingere i vescovi a cambiare le regole, ma ad aprire finestre”. E da questo punto di vista, secondo il settimanale britannico, l’operazione sarebbe riuscita. L’articolo evidenzia come il documento finale del Sinodo non contenga alcuna concessione al riconoscimento delle unioni omosessuali, ma apra un fronte nuovo sulla questione di divorziati e risposati.

“I preti – si legge – dovrebbero assistere i divorziati in un percorso di discernimento per comprendere meglio le condizioni che li hanno portati a questa scelta, come hanno trattato i figli e come vive la situazione il partner abbandonato”. Secondo i “progressisti” questa formula avrebbe come naturale conseguenza la riammissione di queste persone al sacramento dell’Eucarestia. I “conservatori” tuttavia sostengono che nulla sia cambiato. L’Economist sottolinea infine come papa Francesco abbia ribadito l’approccio decisionale “caso per caso” riferendolo anche alle differenze fra le diverse aree del mondo: “Ciò che sembra normale per un vescovo in un continente è considerato strano e quasi scandaloso per un vescovo in un altro”, ha dichiarato il Pontefice.

Più critico nei confronti del Papa il commento del Guardian: “Francesco ha fallito nel convincere la maggioranza dei Padri sinodali a cambiare le regole che proibiscono a divorziati e risposati di ricevere la Comunione”. “Questo risultato – si legge ancora nell’articolo firmato da Stephanie Kirchgaessner – è un duro colpo per le speranze del Pontefice di riformare la Chiesa e di riavvicinare alla fede persone che considerano l’approccio cattolico su matrimonio e divorzio troppo lontano dalla realtà”.

Ciò nonostante, secondo il quotidiano britannico, il Papa è comunque riuscito a far emergere “l’importanza di questi temi, ottenendo così l’appoggio politico per perseguire cambiamenti in futuro”. Kirchgaessner ricorda inoltre come le tre settimane di Sinodo abbiano ulteriormente evidenziato le divisioni nelle alte gerarchie ecclesiastiche: da una parte coloro “che credono che qualunque modifica nell’approccio del cattolicesimo a divorziati e omosessuali rischierebbe di indebolire l’autorità della Chiesa”. Questo gruppo, dominato da cardinali e vescovi dell’Europa orientale, africani e alcuni americani, ha il suo maggiore esponente nel porporato australiano George Pell. Dall’altra i “progressisti”, guidati soprattutto da vescovi tedeschi (il cardinale Walter Kasper su tutti) fiduciosi che “papa Francesco porterà a una Chiesa più inclusiva e più in linea con la modernità”. Come dire che questo Sinodo è stato un passaggio importante, ma non decisivo. Chi può davvero decidere il futuro del cattolicesimo è solo il Pontefice.

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Alessandro de Vecchi

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