Sri Lanka: le suore di Madre Teresa vittime di false accuse

L’arcivescovo di Colombo, Malcom Ranjith, ha difeso l’operato delle missionarie

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di Anne Kurian

ROMA, lunedì, 12 dicembre 2011 (ZENIT.org) – Nello Sri Lanka, il cardinale Ranjith ha chiesto ai media nazionali di ritirare “al più presto” le “accuse infondate” contro le Suore di Madre Teresa di Calcutta e contro il loro ostello Prem Nivasa di Morutwa.

In una chiamata anonima, le Missionarie della Carità, che gestiscono a Morutwa, nei pressi della capitale Colombo, una casa per bambini e ragazze madri, erano infatti state accusate di “vendita e traffico di bambini” (cfr. ZENIT, 1 dicembre).

Come riferito dall’agenzia AsiaNews, lo scorso 5 dicembre, il cardinale arcivescovo di Colombo, Malcom Ranjith, ha tenuto lunedì scorso una conferenza stampa, durante la quale ha annunciato che non parteciperà ad alcuna manifestazione ufficiale prevista per il Natale finché non verrà fuori tutta la verità sul caso.

“Le Missionarie del Prem Nivasa non hanno mai venduto un bambino, né dato in adozione a coppie straniere o srilankesi senza seguire le procedure previste dalla legge e dal Probation Office”, ha sottolineato il porporato durante l’incontro con la stampa.

Il Probation Office, un organismo che dipende dal ministero degli Affari Sociali di Colombo, lavora “a stretto contatto” con la congregazione religiosa, ha aggiunto il porporato.

“I funzionari di questo ufficio visitano il Prem Nivasa con regolarità per aiutare le religiose nel loro servizio con orfani e ragazze in difficoltà. Lo stesso direttore del Probation Office ha rilasciato un’intervista, nella quale ha confermato che il lavoro delle Missionarie del Prem Nivasa è in regola”, ha dichiarato il cardinale Ranjith.

Durante la conferenza stampa, il cardinale ha criticato i media locali, che hanno macchiato l’immagine delle suore di Madre Teresa. “Alcuni giornali parlavano di bambini venduti per 700mila rupie (circa 4.500 euro), altri di 35mila rupie (circa 230 euro): sono solo bugie”, così ha dichiarato Ranjith.

Il porporato ha citato ad esempio il titolo “fuorviante” pubblicato dal quotidiano Lankadeepa: “È discutibile vedere che all’estero adottano solo bambini disabili”.

Come ha spiegato Ranjith, il titolo in questione suggerisce che i bambini disabili vanno all’estero per motivi ben diversi, come il traffico illegale di organi. “C’è sempre spazio per i fraintendimenti, e in questo caso si tratta di accuse molto gravi e pericolose”, ha detto l’arcivescovo di Colombo.

Il porporato ha spiegato anche il perché del suo silenzio iniziale. “All’inizio – così ha detto ai giornalisti – avevo deciso di non infilarmi tra tutte le dichiarazioni emerse in merito alla questione. Ma le critiche ricevute da alcuni media stranieri mi hanno spronato a parlare e chiarire la posizione della Chiesa dello Sri Lanka”.

Su ordine della National Child Protection Authority (NCPA) – un organismo che risponde direttamente al presidente Mahinda Rajapaksa – la superiora dell’ostello, suor Mary Eliza, era stata arrestata dalla polizia nella notte del 25 novembre nel Prem Nivasa e trasportata nel carcere femminile di Welikada, per essere rilasciata su cauzione il 28 novembre scorso.

Prem Nivasa è un vero e proprio riferimento per le associazioni che operano nel campo delle adozioni di bambini in Sri Lanka, ma dopo l’arresto di suor Eliza tutte le procedure sono state bloccate.

Anche se finora la polizia non ha trovato alcuna prova a conferma delle accuse di traffico di bambini, il NCPA continua ad accusare le religiose di violazione della legge. Per la presidente del l’organismo, Anoma Dissanayake, l’ostello è registrato come centro di accoglienza di bambini, e non come un ostello per ragazze madri.

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ZENIT Staff

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