"Sradicare la schiavitù moderna e la tratta di esseri umani nel mondo entro il 2020"

Firmato oggi, in Vaticano, un accordo senza precedenti da tutti i rappresentanti delle diverse confessioni religiose

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“La schiavitù moderna e la tratta di esseri umani sono un crimine contro l’umanità”. È un grido unanime quello che si leva dai rappresentanti delle diverse confessioni religiose. I quali hanno deciso di prendere in mano la situazione e agire, trovando una soluzione a questa piaga del mondo attuale. Tutti i leader religiosi hanno quindi firmato, oggi, in Vaticano, un accordo senza precedenti il cui obiettivo è sradicare la schiavitù moderna e la tratta di esseri umani in tutto il mondo entro il 2020.

Con tale dichiarazione comune – presentata oggi in Sala Stampa vaticana – è stato inaugurato il Global Freedom Network (GFN) per evidenziare la violenta capacità distruttiva di questi due tragici fenomeni e invitare anche le altre Chiese cristiane e confessioni religiose del mondo a intervenire contro di essi. Il Network – che ha come partner principale anche la Walk Free Foundation – e nasce infatti come associazione aperta, e altri leader spirituali saranno invitati a aderire all’iniziativa.

E’ necessario infatti uno sforzo comune per porre fine allo “sfruttamento fisico, economico e sessuale di uomini, donne e bambini”, che ogni anno “condanna 30 milioni di persone alla deumanizzazione e al degrado”. I firmatari denunciano infatti nella dichiarazione che “nonostante gli sforzi di moltissime persone in tantissimi paesi, la schiavitù moderna e la tratta di esseri umani continuano a crescere”. “Le vittime – osservano con rammarico – sono tenute nascoste in luoghi di prostituzione, in stabilimenti e nelle campagne, su pescherecci e strutture illegali, in case private dietro porte chiuse e in molti altri luoghi, in città, villaggi e bidonville delle nazioni più ricche e più povere del pianeta”.

“Ogni giorno in cui continuiamo a tollerare questa situazione violiamo la nostra umanità comune e offendiamo le coscienze di tutti i popoli”, ribadiscono le parti. E riaffermano il comune obiettivo che “ogni forma di indifferenza nei confronti delle vittime di sfruttamento deve cessare”. Vengono interpellati dunque “tutti i fedeli e i loro leader, tutti i governi e le persone di buona volontà”, affinché aderiscano a questo movimento contro la schiavitù moderna e la tratta di esseri umani e sostengano il Global Freedom Network.

“Solo attuando, in tutto il mondo, gli ideali della fede e i valori umani condivisi possiamo condurre il potere spirituale, lo sforzo congiunto e l’idea di liberazione a sradicare definitivamente” questi due mali dal mondo, affermano i firmatari. E il male, “opera dell’uomo”, può e deve essere combattuto “da una volontà ispirata dalla fede e dall’impegno umano”.

Un ringraziamento speciale va a coloro “che sono già impegnati in questa battaglia”, nella speranza che il nuovo progetto “serva da ulteriore incoraggiamento per il loro impegno a favore della libertà dei nostri fratelli e sorelle più oppressi”. Accanto, la promessa che il GFN “si avvarrà degli strumenti della fede”, cioè la preghiera, il digiuno e la carità, lanciando iniziative come una giornata di preghiera per le vittime e per la loro libertà. Inoltre, in tutte le parti del mondo saranno costituite reti di preghiera specifiche.

Nel quadro dell’accordo, si annuncia poi che nel primo anno saranno messi a punto piani per invitare le confessioni religiose “a vigilare affinché le loro catene di approvvigionamento e investimenti escludano forme di schiavitù moderne e a adottare misure correttive, se necessario” e anche “a mobilitare le rispettive sezioni giovanili per sostenere progetti destinati a sradicare la schiavitù moderna”.

Famiglie, scuole, università, congregazioni e istituzioni saranno chiamate “a far conoscere la natura della schiavitù moderna e la tratta di esseri umani, a insegnare come denunciarla e a segnalare la capacità distruttiva di atteggiamenti sociali, pregiudizi e sistemi sociali nocivi”. Un richiamo va anche ai leader politici a vigilare “affinché le loro catene di approvvigionamento escludano forme di schiavitù moderne”.

Nel progetto – afferma il documento – saranno coinvolte anche 50 grandi multinazionali “i cui CEO sono persone di fede e di buona volontà”, in modo da garantire “che le loro catene di approvvigionamento escludano forme di schiavitù moderne”. 162 governi avvalleranno, inoltre, pubblicamente l’istituzione del Global Fund per porre fine alla schiavitù con 30 capi di stato che lo sosterranno pubblicamente entro la fine del 2014. E il G20 dovrà condannare e adottare un’iniziativa contro la schiavitù e la tratta di esseri umani. 

“Il nostro mondo – si legge infine nelle ultime righe della dichiarazione – deve essere liberato da questi mali terribili e crimini contro l’umanità. Ogni mano e ogni cuore devono unirsi per garantire questa libertà a tutti coloro che sono imprigionati e soffrono”. L’accordo, concludono le parti, “segna un inizio e una promessa, le vittime della schiavitù moderna e della tratta di esseri umani non saranno dimenticate o ignorate: tutti conosceranno la loro storia. Cammineremo con loro verso la libertà”.

A firmare oggi l’accordo c’erano: per conto di Papa Francesco, monsignor Marcelo Sánchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, il quale ha ricordato la forte denuncia più volte espressa dal Pontefice verso “tutte queste nuove forme di schiavitù e traffico di esseri umani e prostituzione”. Il Papa – ha riferito mons. Sorondo ai giornalisti – dice: ‘Sì, io dico queste cose perché gli altri non vogliono dirle, ma sono la realtà” e “io lo ringrazio perché ha avuto il coraggio di dirlo!’”.

A nome del grande Imam di Al Azhar, Ahmed al-Tayyeb, ha firmato l’accordo Mahmoud Azab, che in Sala Stampa ha citato le parole dell’Imam per rimarcare che “l’Islam vieta al 100% il traffico di persone umane e la schiavitù” e che lo stesso Corano “non accetta la schiavitù”. “Io stesso – ha aggiunto – e tutti coloro che lavorano ad Al Azhar sono impegnati nella lotta contro questi fenomeni”, soprattutto la schiavitù moderna “proibita tassativamente in qualsiasi parte del mondo”. 

A nome dell’arcivescovo di Canterbury, Justin Wleby, era presente invece il rappresentante anglicano David John Moxon, il quale ha definito “intollerabile” che milioni di nostri fratelli “subiscano violazioni di questo genere, assoggettati a sfruttamento disumano e privati della loro dignità e dei loro diritti”. “Ciò che colpisce una parte dell’umanità colpisce noi tutti”, ha sottolineato, e “virtualmente, ogni parte del mondo è colpita, in qualche modo, dalla crudeltà e dalla violenza associate a quest’attività criminale”. Quindi, tutti dovremmo sentirci chiamati in causa in questo “oltraggio”.

Inoltre, al contrario del pensiero comune, il commercio delle persone ridotte in schiavitù “non è molto lontano”, come ha osservato il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Secondo l’esperienza del Dicastero, infatti, “dove c’è una popolazione molto anziana, che richiede assistenza in casa, è lì che si comincia a rilevare questa esperienza di schiavitù”. E proprio “quando le persone vengono chiamate per curare gli anziani, sarebbe necessario studiare le condizioni in cui si presta tale servizio”, perché probabilmente già lì si possono riscontrare i primi segni di schiavitù. 

A concludere la conferenza stampa, l’appello di Andrew Forrest, fondatore della Walk Free Foundation: “Chiedo ai governi del mondo di unirsi alle grandi religioni del mondo – anglicani, cattolici, islamici sunniti – nel nostro tentativo di raggiungere le altri grandi fedi del mondo con l’amore del nostro messaggio; di unirsi anche al Global Freedom Network. Non c’è modo migliore di far crescere l’economia che valorizzando un essere umano per tutte le sue capacità, non solo per il suo corpo”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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