Sport e malattia mentale: una speranza di vita nuova

La strada delle patologie psichiche non è senza uscita. Il goal più bello è quello che si fa insieme, ritrovando la fiducia nel domani

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Ogni malattia ha i suoi momenti di sconforto, di dolore, di sofferenza. Ma c’è un tipo di malattia che sembra colpire e sfinire l’essere umano in un modo ancora più profondo, producendo ferite nel corpo e smarrimento nel mondo che lo circonda. Stiamo parlando della malattia e del disagio mentale. Una condizione che, a volte, appare immutabile come un tunnel senza uscita. Spesso è fonte di emarginazione, di diffidenza, di sospetti, di timori infiniti.

In certi casi il malato mentale rischia perfino di essere incompreso dalle persone del suo nucleo familiare, che fanno fatica ad accettare i suoi momenti di instabilità. Lo vorrebbero “normale”, come tutti gli altri. Ma lui non ce la. E non è colpa sua. E’ il male che lo avvolge, che lo soffoca e lo trasforma in un “diverso”, in una persona che può far paura.

Proviamo a metterci nei panni di chi soffre per una malattia o un disagio mentale. Immaginiamo quanta sofferenza si prova nel non riuscire a trovare la strada per tornare a sorridere. Pensiamo a come si vorrebbe guarire subito, perché ci si sente un peso per sé e per gli altri.

L’Università Europea di Roma, in collaborazione con il Coni, ha ospitato il 6 marzo scorso una conferenza sul tema “Sport e salute mentale”, offrendo un forte messaggio di speranza a chi vive certe sofferenze.

E’ intervenuta la professoressa Nobuko Tanaka, della Facoltà di Cultura e Politiche dello Sport della Toin University di Yokohama, impegnata anche nel Comitato Organizzatore dei Giochi Olimpici e Paralimpici. La studiosa giapponese ha spiegato che l’attività sportiva può rappresentare un’opportunità di grande aiuto per le persone che soffrono di disagio mentale. Praticando sport – ha detto – c’è la possibilità di coltivare amicizie, di ritrovare fiducia in se stessi e di cominciare una vita nuova”.

In Giappone, solo per fare un esempio, esistono già cento squadre di calcio composte da persone con malattia o disagio mentale, che hanno tratto grande beneficio da questo tipo di attività. Il prossimo passo sarà quello di organizzare un campionato mondiale amichevole, nel 2016 ad Osaka.

 All’incontro con Nobuko Tanaka hanno partecipato esponenti del mondo sanitario e dello sport, insieme a rappresentanti di associazioni che operano nel sociale. Tutti consapevoli del fatto che la strada della malattia mentale non è senza uscita. Lo sport può portare una luce nuova nella vita di tanta gente, che ha bisogno di una mano tesa per ricominciare a sperare.

Il goal più bello è quello che si fa insieme, superando a poco a poco i momenti di buio e ritrovando la fiducia nel domani.

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Carlo Climati

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