Spagna: la Chiesa contro i matrimoni di convenienza

Alcuni parroci sono stati minacciati per non voler celebrare le nozze

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di Patricia Navas

MADRID, domenica, 30 agosto 2009 (ZENIT.org).- Di fronte all’aumento del numero di matrimoni di convenienza in Spagna, con cui alcuni stranieri cercano di ottenere benefici per regolarizzare la propria situazione, la Chiesa ha aumentato gli sforzi per evitare queste unioni e annullare quelle che sono state celebrate.

Numerosi Vescovadi hanno chiesto ai sacerdoti di vigilare in modo particolare sul rispetto delle regole nel matrimonio tra una persona spagnola e una straniera.

“La generalizzazione del fenomeno riferito costringe ad essere molto cauti e a verificare gli espedienti matrimoniali di quegli immigrati che non hanno domicilio o residenza stabile nella parrocchia in cui vanno a sposarsi”, segnalava l’Arcivescovado di Santiago de Compostela alcuni mesi fa in un comunicato pubblicato sul Bollettino Ufficiale.

La Chiesa chiede ai fidanzati che vogliono sposarsi il certificato di Battesimo e testimonianze che confermino che rispettano i requisiti per unirsi in matrimonio, tra cui il fatto di essere nubile e celibe.

Al contraente straniero viene chiesto il certificato di Battesimo, che viene portato al Vescovado per verificarne l’autenticità, un iter difficile per certi Paesi e certe lingue.

In questo senso, l’Arcivescovado di Santiago de Compostela sottolineava nel comunicato l’esistenza di “falsificazioni di certificati di Battesimo e di testimonianze di nubilato/celibato”.

Altri elementi con cui la Chiesa cerca di evitare la frode sono la richiesta di un certificato civile del periodo di residenza in Spagna e un breve sondaggio per verificare una certa affinità tra i fidanzati.

Il concordato tra la Spagna e la Santa Sede dà riconoscimento civile al matrimonio canonico, e con il matrimonio civile si riducono i termini – da quello generale di dieci anni a un anno – e i requisiti per ottenere la nazionalità.

Per questo, alcuni stranieri illegali concordano di sposarsi con una persona spagnola per ottenere più rapidamente una situazione regolare o altri benefici economici.

Esistono anche reti organizzate, su cui indaga la polizia, che chiedono ingenti somme di denaro agli immigrati per organizzare loro un matrimonio fraudolento, e pagano una parte al cittadino spagnolo.

Anche la possibilità concessa dall’attuale legislazione spagnola di divorziare rapidamente favorisce la perdita del rispetto per il contratto matrimoniale.

In alcune occasioni, i fidanzati appena conosciuti hanno fretta di sposarsi o arrivano per la prima volta in una parrocchia o in un luogo in cui non risiedono.

Quando i parroci individuano qualche irregolarità, si rifiutano di autorizzare la celebrazione del matrimonio e chiedono agli interessati di sposarsi prima civilmente, ha spiegato a ZENIT il delegato per la comunicazione del Vescovado di Gerona, Josep Casellas.

In alcuni casi, i sacerdoti sono stati tacciati di razzismo e hanno anche ricevuto minacce.

“Si sono verificati casi di intermediari di matrimoni di convenienza che hanno reagito in modo irato, poco educato, minacciando”, ha ricordato Casellas.

Nonostante gli sforzi per evitare queste frodi, alcune persone riescono a celebrare le cosiddette “nozze bianche”, alcune delle quali sono poi scoperte dalla polizia o dalla Chiesa stessa.

La polizia interroga i parroci che, in certi casi, arrivano a essere imputati nei processi contro le frodi.

Nell’ambito del diritto canonico, un tribunale ecclesiastico svolge un’indagine interna e, se si dimostra che non si tratta di veri matrimoni, li dichiara nulli e lo comunica al registro civile.

“Non si tratta di sanzionare la stragrande maggioranza degli immigrati”, ha spiegato l’Arcivescovado di Santiago de Compostela, ma di “difendere la dignità dell’immigrato ed evitare l’estorsione da parte di gruppi di pressione”.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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