Spagna: ci sarà una svolta legislativa a favore dei valori cristiani?

Parla l’esperto Rafael Navarro-Valls, docente dell’Università Complutense di Madrid

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di Nieves San Martín

MADRID, lunedi 21 novembre 2011 (ZENIT.org) .- Intervistato da ZENIT il professor Rafael Navarro Valls ha fornito un quadro sull’attuale panorama morale della Spagna e su un possibile cambiamento legislativo in merito alle questioni che attengono ai valori cristiani.

Rafael Navarro-Valls, docente presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Complutense di Madrid e segretario generale della Reale Accademia di Spagna di Giurisprudenza e Legislazione, collabora su base regolare con ZENIT per quanto riguarda le questioni legate ai diritti umani e il rapporto con l’antropologia e la fede cristiana, in linea con la Dottrina Sociale della Chiesa.

In questa intervista il giurista affronta in concreto le nuove prospettive giuridiche in materia di tutela del nascituro, il cosiddetto “matrimonio tra persone dello stesso sesso”, la caduta di governi nel mondo a causa della crisi economica senza ricorrere alle urne, il possibile deficit di democrazia, e la domanda di come rimediare all’erosione del sistema ecologico morale di un paese.

Lei ritiene che bisogna affrontare una riforma della Costituzione per aspetti come la difesa del nascituro? O basterebbe una riforma delle leggi in questione?

– Rafael Navarro-Valls: In termini di tutela della vita umana c’è un movimento costituzionale orientato ad accoglierla in un modo o nell’altro. Così, 18 stati messicani in un lasso di tempo relativamente breve hanno cambiato le loro Costituzioni per difendere la vita dal concepimento fino alla morte naturale. Qualcosa di simile è avvenuto in Europa con la costituzione di Ungheria, che definisce il matrimonio come “unione fra un uomo e una donna,” protegge la vita del nascituro dal concepimento fino alla morte naturale, e proibisce l’eugenetica. In Spagna, la modifica della Costituzione richiede un iter legislativo così complesso, che sembra più opportuno riformare la legislazione ordinaria, partendo da una visione sui diritti umani molto più rigorosa, la quale impedisca che l’aborto venga concepito come un diritto. Bisogna impedire che debba essere finanziato dai contribuenti e che sia alla portata di qualsiasi minorenne senza l’autorizzazione dei parenti

Anche se è una realtà molto minoritaria nel nostro Paese, come si potrebbe sistemare la questione del cosiddetto “matrimonio tra persone dello stesso sesso”?

– Rafael Navarro-Valls: E’ minoritario, non solo nel senso suggerito nella domanda (un numero relativamente piccolo di matrimoni celebrati tra persone dello stesso sesso), ma anche sulla scena mondiale. Attualmente ci sono esattamente 193 paesi membri delle Nazioni Unite. Di questi, solo 10 lo contemplano. E’ naturale che sia così, poiché la propria nozione giuridica di matrimonio (unione mirata, tra gli altri, alla procreazione) lo richiede. In Spagna, gli organi giuridici più qualificati (Consiglio di Stato, Consiglio del Potere giudiziario, Reale Accademia di Giurisprudenza ecc.) hanno respinto all’unanimità il concetto di matrimonio dell’unione tra persone dello stesso sesso. Anche un noto omosessuale spagnolo (grande scrittore e politico), nel dibattito prima delle recenti elezioni ha detto di condividere questa idea. Proprio per questo, la maggior parte delle legislazioni si sono orientate ad un’unione civile di ampia portata, che include la convivenza tra persone dello stesso sesso. Probabilmente il modello francese è quello più adeguato e penso che sia trasferibile nel contesto spagnolo. La legge francese contempla un “patto civile di solidarietà”, cioè un contratto stipulato da due persone di età maggiore, di sesso diverso o dello stesso sesso, con l’obiettivo di organizzare la loro vita comune.

Lei pensa che i recenti sviluppi, con poteri economici che fanno cadere governi, sono in realtà una riduzione della sovranità dei popoli e presuppongono una democrazia deficitaria, sottomessa ai dettami del mercato sovranazionale? 

Rafael Navarro-Valls: La creazione dell’Unione Europea ha reso molto più stretti i vincoli tra le Nazioni e ha accentuato il concetto di “mercato comune”. Questo crea una serie di vantaggi economici per i paesi membri e, di conseguenza, un’accentuarsi della globalità tra di loro. Ma il “mercato” non essendo la panacea di tutti i beni, fa sì che le conseguenze negative della crisi vengano trasmesse con maggior intensità all’interno del “mercato”. Questo deficit democratico non è una necessità, ma comunque è una delle possibili regole del gioco. Sempre che sia transitorio, va considerata come una “emergenza”, non come un deficit. Qualcosa di simile alle misure adottate da Roosevelt negli Stati Uniti per limitare il disastro del ‘crack’ del 1929.

Lei ritiene che le misure legislative per rimediare all’erosione del sistema ecologico morale di un paese siano sufficienti ?

– Rafael Navarro-Valls – I giuristi sanno che, in materia di valori sociali, il Diritto ha una maggiore influenza attraverso quello che potremmo chiamare la sua attività negativa. Cioè, può contribuire ad erodere per esempio l’ecosistema familiare con più efficacia che restaurarlo. In altre parole, le legislazioni sono spesso state più efficaci contribuendo al consolidamento delle tendenze disintegranti della famiglia che a rafforzarla. Alle volte, tali leggi si consolidano in una sorta di “esperimenti senza ritorno”, una volta che sono penetrate nel tessuto sociale. È un compito arduo restaurare il tessuto sociale eroso da Stati intervenzionisti, con una concettualizzazione della legge come strumento disegnato per imporre dall’alto una morale o una “filosofia di vita”. Senza un’attività legale più o meno positiva. E’ necessaria l’azione congiunta di tutti coloro che sono implicati nell’ordine sociale (chiese, società civile, partiti politici, singoli individui, ecc.) per restaurare l’equilibrio perso. In questo senso, aveva ragione Dante Alighieri quando disse che “i posti più caldi nell’inferno sono riservati a coloro che in tempo di grandi crisi morali mantengono la propria neutralità”.

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ZENIT Staff

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