Spagna: Beatificati 23 martiri della Guerra civile

Furono uccisi dai miliziani nell’estate e nell’autunno del 1936 “in odio alla fede”

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MADRID, domenica, 18 dicembre 2011 (ZENIT.org).- Durante una solenne eucaristia celebrata nella cattedrale di Santa María la Real de la Almudena, nel cuore di Madrid, sono stati proclamati ieri a mezzogiorno 23 nuovi beati, tutti martiri uccisi “in odio alla fede” dai miliziani durante la Guerra civile (1936-1939). L’atto è stato presieduto dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, che rappresentava Papa Benedetto XVI.

Le 23 vittime dell’odio anticlericale ed antireligioso sono Francisco Esteban Lacal e 21 compagni, membri della Congregazione dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, e un laico, Cándido Castán San José, padre di famiglia. Alla cerimonia hanno partecipato il Padre Generale degli Oblati numerosi membri della Congregazione, inoltre il cardinale arcivescovo di Madrid, Antonio María Rouco Varela, e vescovi di vari Paesi, fra cui Spagna, Paraguay e Stati Uniti. Proprio quest’anno viene commemorato il 150° anniversario della morte del fondatore della congregazione, Charles-Joseph-Eugène de Mazenod (1782-1861), canonizzato da Giovanni Paolo II il 3 dicembre del 1995.

Le radici della persecuzione del 1936 risalgono alla prima metà dell’800, quando nel 1836 l’allora presidente del Governo, Juan de Dios Álvarez Mendizábal, emanò i cosiddetti decreti di desamortización, con la quale furono confiscate tutte le proprietà ritenute “improduttive”, i beni ecclesiastici inclusi.

In seguito alla caduta della monarchia spagnola, avvenuta nel 1931, e alla vittoria del Frente Popular (Fronte Popolare) nelle elezioni del 1936, l’anticlericalismo si trasformò in una persecuzione aperta nei confronti dei membri della Chiesa – con arresti ed esecuzioni sommarie di chierici, religiosi e fedeli -, eventi che costrinsero Papa Pio XI (1857-1939) ad usare nel settembre dello stesso anno la parola “martirio” in un discorso rivolto ad un gruppo di profughi spagnoli.

Particolarmente mal vista dal Fronte Popolare era l’attività pastorale svolta dai Missionari Oblati. Dopo le minacce rivolte già nel 1931 e nel 1934 contro la congregazione, le pressioni contro i frati culminarono il 22 luglio del 1936 in un assalto in piena regola di un gruppo di miliziani armati contro la casa degli Oblati situata a Pozuelo de Alarcón, ad ovest di Madrid, finito con l’arresto di 38 persone. Otto di loro – 7 frati e il laico Cándido Castán San José, presidente della Confederazione nazionale degli operai cattolici – furono fucilati in un parco all’alba del 24 luglio, senza alcuna spiegazione e senza alcun processo.

Gli altri vennero rilasciati il 25 luglio, ma nuovamente arrestati nel mese di ottobre e condotti nel Cárcel Modelo di Madrid, dove subirono gravi forme di maltrattamento. Due frati furono messi a morte il 7 novembre ed altri tredici il 28 dello stesso mese a Paracuellos de Jarama, a nordest della capitale. Durante l’esecuzione – così emerge dalle testimonianze raccolte dal Postulatore Generale della Causa di beatificazione, padre Joaquín Martínez Vega, O.M.I. – si udirono parole di perdono ed inoltre l’esclamazione “Viva Cristo Re!”.

Il loro martirio (dalla parola greca “testimonianza”), impegno missionario e perseveranza nella fede “usque ad sanguinem” (fino all’effusione di sangue) sono stati riconosciuti ufficialmente dalla Chiesa mediante un decreto firmato dal Santo Padre il 2 aprile scorso.

Come ha ribadito ieri il cardinale Angelo Amato, “non avevano fatto nulla di male. Anzi, l’unico loro desiderio era fare il bene e annunciare a tutti il Vangelo di Gesù, che è buona notizia di pace, di gioia e di fraternità” (Radio Vaticana, 17 dicembre).

Durante la celebrazione, il porporato ha ricordato inoltre che “i martiri di ogni tempo sono testimoni preziosi di quella esistenza umana buona, che risponde alla brutalità dei persecutori e dei carnefici con la mitezza e il coraggio degli uomini forti. Senza armi e con l’energia irresistibile della fede in Dio essi hanno vinto il male, lasciando a tutti noi una preziosa eredità di bene”. “I carnefici – ha proseguito Amato – sono dimenticati, le loro vittime innocenti sono ricordate e celebrate”.

La loro testimonianza di fede ci lascia un insegnamento molto prezioso. “La storia, purtroppo, insegna, che quando l’uomo sradica dalla sua coscienza i comandamenti di Dio, strappa anche dal suo cuore le fibre del bene, finendo per compiere azioni mostruose. Perdendo Dio, l’uomo perde anche la sua umanità”, ha sottolineato il porporato, le cui parole riecheggiano quelle pronunciate tre giorni fa da Papa Benedetto XVI.

“Quante volte gli uomini hanno tentato di costruire il mondo da soli, senza o contro Dio! Il risultato è segnato dal dramma di ideologie che, alla fine, si sono dimostrate contro l’uomo e la sua dignità profonda”, ha detto giovedì scorso il Papa nella Basilica Vaticana durante i Vespri con gli universitari romani.

Lo stesso Pontefice ha salutato con gioia la beatificazione dei martiri spagnoli al termine dell’Angelus di questa mattina: “Alla gioia per la loro beatificazione si unisce la speranza che il loro sacrificio porti ancora tanti frutti di conversione e di riconciliazione”, ha affermato Benedetto XVI.

[Fonte: SeDoc – Servizio Documentazione della Radio Vaticana]

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ZENIT Staff

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