Actor Matt Damon and his wife Luciana Bozán Barroso attend the world premiere for "The Martian”

WIKIMEDIA COMMONS

Sopravvissuto su Marte

Nel film Sopravvissuto di Ridley Scott, suspence, attesa, scienza, preparazione e conoscenze vengono esaltate, ma c’è anche un po’ di cuore nella solidarietà e nell’umanità di chi cerca di raggiungere e salvare l’astronauta

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Mark Watney fa parte di una missione che è sbarcata su Marte da alcuni mesi per effettuare esplorazioni scientifiche. Una tempesta di sabbia costringe la missione a partire frettolosamente ma in questo frangente Mark resta solo sul pianeta. L’astronauta pone in atto tutto il suo ingegno e le sue competenze per riuscire ad  organizzare la propria sopravvivenza, sapendo che una missione di soccorso non potrebbe arrivare prima di 2-3 anni. Nel frattempo i tecnici della Nasa, che inizialmente lo avevano creduto morto, appena percepiscono segni della sua presenza sul pianeta, decidono di organizzare una spedizione di soccorso ma le difficoltà appaiono insormontabili…

Durante il periodo della guerra fredda, i cinema italiani (di riflesso su quelli americani) venivano inondati di film dove valenti aviatori americani garantivano la  sicurezza nazionale grazie all’alta tecnologia dei velivoli, alla loro elevata preparazione e  allo spirito patriottico che albergava  nei loro cuori. Un film per tutti: Strategic Air Command (Aquile nell’infinito) del 1955. Le loro imprese erano sempre molto rischiose e in certi momenti tutto sembrava perduto ma alla fine il coraggio del singolo e la solidarietà del gruppo consentivano di approdare a un lieto fine. Intanto, a terra, mogli fedeli trepidavano per la loro sorte, pronte ad abbracciarli al loro ritorno, orgogliose dei loro mariti.

Qualcosa di simile è stato riesumato in Sopravvissuto – The Martian: il tema non è più la sicurezza nazionale ma più prosaicamente è la NASA, che ha sponsorizzato questo film, perché preoccupata della perdita di interesse del pubblico per i voli spaziali. Ovviamente i tempi sono cambiati: adesso il capo della spedizione è una donna e chi resta in attesa (per 3 o 4 anni almeno) e un signore (forse il marito) che sembra poco turbato dal lungo distacco (amore e sesso non sono ingredienti fondamentali per questo genere di film).

Il contesto narrativo è inoltre molto più universale, non tanto per motivi ideali quanto per ragioni di cassetta, consci dell’importanza dei mercati cinese e indiano. Di fronte a una seria difficoltà nella missione di recupero, interviene la Cina con un suo booster per raddrizzare la situazione e quando nuovamente la spedizione sembra giunta a un punto morto, un giovane scienziato, questa volta indiano, calcola la rotta giusta per arrivate su Marte. Infine uno dei co-protagonisti dell’equipaggio di soccorso è un messicano.

Per questo genere di racconto non poteva esserci scelta migliore di Ridley Scott come regista ed è tutto merito suo se questo film di due ore, il cui finale è prevedibilissimo e dove non accade nulla di stravolgente, tenga alta l’attenzione dello spettatore. Anche Matt Damon sorregge bene la parte del marziano solitario e non da ultimo l’alta professionalità della macchina hollywoodiana si rivela nella ricostruzione dettagliata della vita nella stazione spaziale e nelle suggestioni del deserto marziano.

C’è comunque qualcosa di insolito in questo film, che lo discosta da tanti altri lavori di fantascienza. Lo spazio non è visto come pretesto per far esplorare dimensioni ignote (Interstellar) o la sorpresa di una scoperta inattesa (Mission to Mars). Marte non costituisce un mistero ma è più prosaicamente un terreno arido da cui prelevare campioni. Di fronte al problema di come sopravvivere, Mark inizia a sfoggiare, senza grandi emozioni, una serie quasi inesauribile di competenze: botaniche, elettroniche, mediche. Mark, per tutto il tempo in cui vive su Marte, non mostra paura per sua la possibile morte, perché la morte è una componente naturale dell’uomo, destinato a dissolversi nel nulla. L’unica cosa che ha valore è il suo realizzare soluzioni attraverso un’ intelligenza preparata. E’ proprio questo  lo spirito che anima tutto il film, che diventa il manifesto di una forma di neo-illuminismo: è vincente solo l’uomo che non manifesta emozioni, affronta i problemi grazie alla ragione e a una considerevole preparazione tecnica. E’ quanto prospetta Mark, al ritorno dalla sua avventura, ai giovani aspiranti astronauti. Si tratta di una visione che genera una certa freddezza nel racconto, stemperata solo dalla molto umana solidarietà fra i componenti dell’equipaggio dell’astronave.

Rispetto ai film apologetici dei tempi della guerra fredda, questo Sopravvissuto – The Martian, appare più universale ma forse, di fronte alle piazze di tutto il mondo (Parigi, Londra, Pechino,..) che nel finale osannano il successo della missione, questo dichiarare che la supremazia spetta a chi è più preparato, più dotato di mezzi e più razionale ha tutta l’aria di essere una forma ancor più forte di orgoglio nazionale.

*

Titolo Originale: The Martian
Paese: USA
Anno: 2015
Regia: Ridley Scott
Sceneggiatura: Drew Goddard
Produzione: SCOTT FREE, KINBERG GENRE
Durata: 140
Interpreti: Matt Damon, Jessica Chastain, Kristen Wiig, Jeff Daniels

Per ogni approfondimento: http://www.familycinematv.it

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Franco Olearo

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione