Jesus on the Cross

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Sopportare le persone moleste: la sesta opera di misericordia spirituale

Sopportare le persone moleste è un’opera che richiede la grazia dello Spirito Santo per essere praticata. La debolezza umana ci fa ribellare al solo pensiero di sopportare situazioni gravose

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Sopportare pazientemente le persone moleste è un’opera di misericordia che necessita di essere riscoperta e spiegata, evidenziando i benefici che produce nei vari ambiti della vita umana. La parola sopportare richiama l’immagine di portare un peso sulle spalle, rimanda ad una fatica da compiere a causa di un disagio provocato da qualcun altro. Il modo di pensare comune di oggi sceglie di tagliare la relazione con la persona che ha creato un disagio, piuttosto che sopportare quell’amarezza proseguendo insieme nel cammino della vita. Sopportare pazientemente quella sofferenza creata da un’altra persona per cercare di correggerla, di attendere un suo ravvedimento e di comprendere il suo disagio, è un grande segno di carità che testimonia la veridicità di un amore capace di superare le difficoltà del momento.
La parola molestia ha un significato molto ampio e variegato. Esso contiene nella radice la parola “mole”, un grande masso che ruotando tritura tutto quello che si trovata di sotto. La parola “molestia” rimanda, quindi, ad un dinamismo che lascia intendere la continuità del gesto inopportuno. La persona molesta non è quella che compie un gesto isolato o una singola azione sgradita, ma è colui per persevera nell’essere spiacevole e pesante.
Esistono varie forme di molestia. I nostri tempi sono caratterizzati dalla dimenticanza della verità dell’uomo costituito da anima e corpo. Di conseguenza moltissime parole del linguaggio parlato vengono associate alla corporeità, trascurando invece la loro implicazione per quando riguarda la spiritualità. Normalmente si sente parlare di molestie sessuali, una forma di persecuzione che provoca una grande sofferenza nella vita delle persone che la subiscono.
Esistono tante altre molestie che lasciano libero il corpo, ma affliggono la vita interiore delle persone. Ad esempio, è molestia essere costretti a compiere un gesto obbligato senza avere la possibilità di scegliere liberamente. La molestia è il contrario della carità: significa imporre, la carità invece propone e lascia all’altro l’ultima decisione.
Il criterio per discernere quando si diventa molesti è proprio il rispetto dell’altro. Alcune volte non ci si rende conto che la discrezione ed il rispetto sono i limiti entro i quali muoversi. La sensibilità e l’attenzione della persona devono far comprendere se si è superata la soglia della tollerabilità accettata. Esistono persone con le quali è possibile affrontare certe questioni con un certo grado di profondità e verità, ma vi sono altri che portano ferite su alcuni fatti della vita, per cui non è possibile parlare apertamente. Il rischio è di trasformarci in persone moleste, appunto.
Vi sono altre situazioni in cui è importante capire se insistere. La vedova inopportuna del Vangelo, che si è rivolta al giudice per avere giustizia contro il suo avversario, non è certo da considerarsi una persona molesta. Chiedere giustizia è un diritto che va reiterato con insistenza. Oggi assistiamo infatti ad un ribaltamento delle verità: sono considerati molesti coloro che chiedono giustizia e quelli che si rifiutano di dare ciò che gli spetta sono invece incolpevoli.
Il paradosso odierno è di considerare molesti i migranti ed i rifugiati che chiedono accoglienza nelle nostre città. Molesti sono anche i pensionati che ricevono una pensione modesta. Lo sono i giovani che chiedono un lavoro stabile e dignitoso. Sono molesti i bambini concepiti ma non desiderati. Molesti sono anche i figli quando chiedono ai genitori di non separarsi oppure i malati chiedono chiedono ai parenti di rimanergli vicino. Molti sono i carcerati che domandano condizioni di vita dignitose.
Tutte queste situazioni ci fanno comprendere che ci troviamo davanti al ribaltamento del significato tra molestati e molestatori. Questa sesta opera di misericordia spirituale invita ogni cristiano a valutare sinceramente quante volte siamo disinteressati verso il fratello che chiede il nostro aiuto. L’indifferenza è il più grave atto di molestia, perché non riconosce il bisogno dell’altro e reclama solo i propri interessi.
La cecità spirituale è l’origine della molestia. Quanto devono sopportarci i poveri per il nostro disinteresse nei loro confronti! Il nostro molestarli silenziosamente con l’indifferenza è un qualcosa davvero difficile da sopportare. Quando si rifiuta il dialogo e l’accoglienza si diviene vittima di una esclusione che non si può nemmeno combattere. La rassegnazione di sentirsi rifiutati ed esclusi è una sopportazione difficile da accettare.
Per questo sopportare le persone moleste è una opera di misericordia spirituale che richiede la grazia dello Spirito Santo per essere praticata. La debolezza umana ci porta a ribellarci al solo pensiero di sopportare situazioni anche se sono non eccessivamente gravose. La forza dello Spirito di Dio ci infonde il coraggio della pazienza per guardare con fede un orizzonte che preannunzia la fine di una ingiustizia e ci dona anche quella generosità per essere di aiuto a coloro che hanno fame e sete di giustizia.
Sopportare pazientemente le persone moleste è un’opera che vede protagonista ogni persona che, a seconda delle situazioni e dei momenti della vita, può divenire molestato o molestatore. La misericordia di Dio abbraccia tutte queste situazioni, a condizione di riconoscere chi siamo, di chiedere o ricevere il perdono, e di iniziare un lento ma progressivo cammino di conversione e di sequela a Cristo, il quale ha preso pazientemente la sua croce per la salvezza dell’intera umanità.

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Osvaldo Rinaldi

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