Solo la società civile salverà l'Italia dalla sindrome di Narciso

Secondo il presidente del Forum delle Associazioni familiari è necessario promuovere un sistema di partecipazione politica “dal basso” a contatto diretto con la res publica

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Il presidente del Forum, Francesco Belletti, risponde ad un articolo pubblicato nei giorni scorsi al Corriere della sera (Di Vico, 4 marzo) a proposito di politica, Movimento5stelle e corpi intermedi, in cui l’articolista evidenzia il rischio che questo movimento politico finisca per rendere irrilevante la società civile.

Riprendiamo di seguito il testo di Francesco Belletti.

*** 

L’intervento di Dario di Vico sul Corriere della Sera di lunedì 4 marzo è molto stimolante, perché finalmente riflette sul ruolo degli organismi intermedi. Lo fa in modo originale, rilevando anche la potenziale novità del Movimento Cinque Stelle, che pare voler costruire un sistema di partecipazione democratica dal basso che pretende di portare direttamente ogni cittadino in politica, a contatto diretto con la res publica: sembrano non servire più, in questo modello, quei corpi intermedi che sono stati croce e delizia del nostro sistema politico.

La vecchia politica usava in modo strumentale i corpi intermedi – e a volte si faceva usare dalle lobbying più attrezzate, magari dietro “adeguato corrispettivo”; la politica diretta dal basso promossa dal Movimento Cinque Stelle sembra invece rifiutare ogni intermediario, e basta a se stessa. I cittadini che bisogno hanno di mettersi insieme, promuovere associazioni di volontariato, realtà di auto mutuo aiuto, gruppi di acquisto solidale, cooperative, sindacati, reti di imprese? Basta la Rete, attraverso la quale si ritrova la vera uguaglianza di ciascuno: il Movimento Cinque Stelle diventa così strumento di democrazia diretta: “lo” strumento, anzi: l’unico? 

La sfida è grande, soprattutto per un Paese che si regge anche grazie al capitale sociale generato da una straordinaria società civile, capace di offrire solidarietà, azione sociale e rappresentanza a tanti soggetti sociali, che altrimenti sarebbero stati travolti dal tumultuoso e immorale sviluppo del mercato globale, oltre che dal triste spettacolo troppo spesso offerto dalla leadership politica.

Molti ricordano che misurare il valore economico dell’azione dei corpi intermedi oggi attivi nel nostro Paese farebbe salire il PIL di diversi punti percentuali: quanto valgono i milioni di ore di volontariato che ogni settimana vengono donati per la protezione e la promozione degli emarginati, per la tutela dell’ambiente, per la promozione dei beni culturali, per l’impegno sociale e politico? E’ vero, come dice Di Vico, che gli organismi intermedi sono fragili, poco presenti su Internet, spesso agganciati alla vecchia politica (sindacati inclusi): ma perché non si dice che senza di essi il nostro Paese sarebbe molto più povero e disperato? 

Allora da dove cominciare, come chiede Di Vico, per capire come gli organismi intermedi possano accreditarsi in modo innovativo e credibile con un movimento politico che rifiuta il vecchio modello di dialogo? Forse però bisognerebbe rovesciare il punto di vista, e restituire voce, titolarità e rilevanza pubblica a quelli che anche la Costituzione riconosce come parte integrante del disegno di cittadinanza, proprio nell’art. 2, dove “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”. Serve più sussidiarietà, più voce alla società civile. P

roviamo, per una volta, a vedere prima di tutto il Paese reale, e a valutare come costruttori di bene comune e responsabili della cosa pubblica non solo i partiti e quelli che parlano con i partiti, ma quelli che ogni giorno, spesso nel silenzio, costruiscono quotidianamente la coesione sociale e la solidarietà nel nostro Paese. E assolutamente meritorio, a questo punto, è l’articolo di Di Vico, che inserisce finalmente un tema di società civile all’interno di un dibattito politologico che parla solo di formule e di schieramenti parlamentari. Quanti responsabili di società civile avete visto in televisione a parlare del futuro del Paese, dopo le elezioni? E quanti politici, vecchi e nuovi? 

Altrimenti anche i media e la società civile per primi rischiano di ricadere nella sindrome di Narciso, malattia della nostra élite politico-dirigenziale, che a forza di guardarsi nello propria immagine riflessa nell’acqua, è caduta dentro se stessa, e sta affogando. E la stessa novità del Movimento Cinque Stelle, se non riesce a vedere oltre se stesso, rischia di cadere, prima o poi, nello stesso stagno. 

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ZENIT Staff

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