Solo l'etica e i grandi valori umani possono ricostruire il Nicaragua (Prima parte)

Intervista a monsignor Silvio José Báez, vescovo ausiliare di Managua e segretario della Conferenza Episcopale

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di Nieves San Martín

MANAGUA, domenica, 7 ottobre 2012 (ZENIT.org). – Domenica 4 novembre si terranno le elezioni comunali in Nicaragua. In un recente messaggio, la Conferenza episcopale del Paese centroamericano ha offerto un’analisi approfondita della situazione e ha proposto un “ripensamento globale del Paese”. In una delle rare interviste che concede, il vescovo ausiliare di Managua e segretario generale della Conferenza episcopale del Nicaragua, monsignor Silvio José Báez, O.C.D., ha commentato a ZENIT il messaggio e spiega che il Nicaragua può vincere le sfide che sta affrontando solo facendo una “opzione chiara per la spiritualità nella vita della Chiesa”.

Lei ha dichiarato nei media che il recente messaggio della Conferenza Episcopale del Nicaragua non si limita alle elezioni comunali del 4 novembre prossimo, ma va oltre. In che senso?

Monsignor Silvio José Báez: Da alcuni anni il Nicaragua vive una situazione gravissima alla quale abbiamo accennato nel nostro messaggio denunciando “l’esercizio dell’autorità in modo autocratico ed abusivo, che si manifesta attraverso la concentrazione del potere e il desiderio eccessivo di mantenerlo e di perpetuarlo, la manipolazione della legge e delle istituzioni e la distruzione dei principi fondamentali che costituiscono la base dello Stato di diritto”. Allo stesso tempo, denunciamo i cosiddetti partiti di opposizione perché “non sono riusciti ad interpretare i sentimenti della popolazione, non rinnovano i loro dirigenti e non offrono chiare strategie politiche alternative”. Riteniamo che questo sia il vero problema che vive la società nicaraguense: “Sia nell’esercizio del potere che nella lotta per ottenerlo, si constata una grande incapacità per concepire e praticare la politica per il bene comune della società”. Le elezioni comunali di novembre rappresentano una congiuntura storica che fa emergere con più nitidezza la radice della gravissima situazione strutturale in cui si trova la nazione. Le elezioni comunali sono per noi vescovi, l’occasione propizia di affrontare il problema politico del paese ben consci che questo “esige un urgente ripensamento del funzionamento integrale del sistema politico”.

Gran parte del messaggio è dedicata all’importanza delle prossime elezioni comunali del 4 novembre. Sono così decisive? Sono solo municipali…

Monsignor Silvio José Báez: Essendo delle elezioni comunali non hanno l’importanza delle elezioni nazionali, ma in Nicaragua si sono trasformate in un altro passo verso il consolidamento di un potere dittatoriale nel Paese. Il partito al governo non ha rispettato la legge di autonomia comunale e spera adesso di appropriarsi di tutte o quasi tutte le municipalità del Paese. In questo modo avrà in mano non solo tutti i poteri dello Stato, le istituzioni governative e i cosiddetti Consejos de Poder Ciudadano  (Consigli di Potere Cittadino, CPC) – organismi che controllano l’organizzazione sociale e rafforzano le strutture partitiche del governo -, ma la totalità delle strutture comunali del Paese. E questo è possibile perché abbiamo un sistema elettorale al servizio esclusivo del partito al governo, che non è stato rinnovato debitamente al servizio della democrazia e che è conformato da persone che hanno già gestito in modo scandalosamente fraudolento le elezioni comunali del 2008 e quelle nazionali del 2011. Per questo motivo abbiamo dedicato attenzione a queste elezioni, ma lo abbiamo fatto in modo chiaro, entrando nel cuore del problema politico nazionale, che è molto più ampio.

Quale appello fanno i vescovi ai cattolici e ai cittadini nicaraguensi in generale?

Monsignor Silvio José Báez: I vescovi del Nicaragua hanno mantenuto una posizione coerente di fronte alla situazione del Paese in questi ultimi anni. In primo luogo siamo stati molto attenti a parlare come pastori, guidati dalla parola di Sua Santità Benedetto XVI, senza pretendere che la Chiesa si sostituisca o domini lo Stato e senza voler imporre a coloro chi non condividono la fede le nostre proprie prospettive e modi di comportamento. Noi abbiamo proposto di illuminare con al fede, la ragione e la volontà dei cattolici e tutte le persone di buona volontà. Abbiamo desiderato semplicemente contribuire alla purificazione della ragione personale e sociale, esortando a superare le situazioni nate dall’egoismo, dall’ambizione di potere e dalla manipolazione della religione e dei poveri. Con la nostra riflessione evangelica intendiamo far sì che ciò che è giusto possa, qui ed ora, essere riconosciuto e messo anche in pratica (cfr Deus Caristas est, 28).

Abbiamo proposto come afferma il Santo Padre Benedetto XVI, di “sforzarci per aprire l’intelligenza e la volontà alle esigenze del bene”(Deus Caritas est, 28), invitando tutti ad entrare in un vero processo di conversione personale e sociale che porta a desiderare e mettere in praticare la verità, il bene e la giustizia per il bene comune. In concreto esortiamo coloro che detengono il potere a rispettare la Costituzione, le leggi e le istituzioni democratiche, i partiti di opposizione e tutti i settori della nazione li invitiamo a “ricostruire il tessuto sociale del paese, che è frammentato e polarizzato, eticamente debole di valori e carente di obiettivi comuni”.

Proponiamo un dialogo aperto per l’accordo su un minimo di valori etici che poi servono come base per l’elaborazione di un nuovo progetto di nazione fondato nello Stato di diritto e nella solidità istituzionale. Prima di dialogare di economia e di politica, bisognerebbe parlare di etica e di grandi valori umani. Infine invitiamo tutti i nicaraguensi affinché, indipendentemente dalla direzione in cui andranno le prossime elezioni comunali, manifestino il loro diritto e il loro dovere ad “essere soggetti attivi nella costruzione della società”, non solo con una vita personale e familiare retta, ma “per mezzo di azioni concrete di impegno nella vita pubblica, lottando per la democrazia, la pace, la giustizia, la difesa dei diritti umani e denunciando tutto ciò che si oppone ad esso”.

[La seconda parte verrà pubblicata lunedì 8 ottobre]

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Paul De Maeyer]

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ZENIT Staff

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