"Solo Cristo può liberarci dall'oppio dei popoli"

La lettera di febbraio di monsignor Lorenzo Leuzzi agli universitari romani

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“Non è importante che Gesù ci guarisca, ma che ci salvi”. Parte da questa frase di papa Francesco, pronunciata durante un’omelia della Messa mattutina presso la cappella della Casa Santa Marta, la riflessione del vescovo Lorenzo Leuzzi, direttore della Pastorale Universitaria della Diocesi di Roma, nella lettera mensile, indirizzata agli studenti romani.

“E’ un affermazione – spiega il presule – che per i medici dovrebbe essere ovvia, ossia il medico dovrebbe sapere che lui deve curare sempre, ma non sempre può guarire, perché la cura supera la guarigione che talvolta è impossibile, se non con un miracolo. Ma oggi nell’opinione pubblica la guarigione è sinonimo di cura. Se non guarisco la mia vita non ha senso!”.

Ma Cristo, con la sua morte e resurrezione, ci fa andare oltre i limiti di questa condizione puramente umana.

“Solo Cristo – scrive monsignor Leuzzi – può liberarci dall’oppio dei popoli, donandoci la vita nuova che ci radica nella storia e ci fa gustare l’eternità. Solo così può nascere la nuova stagione del “prendersi cura”, l’uno dell’altro, tenendoci per mano per costruire un futuro. È la cultura dell’incontro che papa Francesco ci invita ad elaborare e a diffondere. “

E l’invito a non cercare altrove salvezze effimere perché: “Solo Cristo è il Salvatore dell’uomo, di tutto l’uomo. Se lo scoprirai vicino a te, nella quotidianità della tua esistenza, allora imparerai che l’orizzonte della vita è più ampio, che le possibilità di scelte sono più ampie, che tutto non è già deciso. Con Cristo la novità è sempre di casa! È la novità di chi ha un cuore libero dal peccato che è la causa della ricerca di nuovi oppi dei popoli, quelli che guarendo ci distruggono la nostra esistenza. Coraggio, non sei solo! Insieme corriamo verso di Lui, con le nostre malattie, perché abbiamo un grande medico che sa curarci. L’unico che vuole davvero il nostro bene!”, conclude poi Leuzzi.

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Per leggere il testo integrale della Lettera cliccare qui.

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ZENIT Staff

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