"Snodo imprescindibile della salvezza" (Seconda parte)

Omelia del Patriarca mons. Francesco Moraglia nella Festa della Madonna della Salute

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VENEZIA, giovedì, 22 novembre 2012 (ZENIT.org).– Pubblichiamo di seguito la seconda parte dell’omelia tenuta ieri nella basilica della Salute dal patriarca di Venezia, monsignor Francesco Moraglia, nella Messa celebrata in occasione della Festa della Madonna della Salute.

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Al popolo cristiano – fondato nella comunione apostolica – appartiene il vivo senso della fede e, quindi, una conoscenza che precede il sapere colto dei dotti e degli specialisti. D’altra parte, già nel Nuovo Testamento troviamo espressioni che rimandano a questo vivo sensus fidei. Nella prima lettera ai Corinzi si parla di “pensiero di Cristo” (1Cor 2,16), in Colossesi di “sapienza e intelligenza spirituale” (Col 1,9); questo è l’esito dell’azione dello Spirito Santo che opera affinché il popolo cristiano creda e viva la sua fede. Il sensus fidelium, ovviamente, è non di tutti ma di chi possiede il sensus fidei che si lega alla condivisione della vita teologale in quanti, realmente, vivono la comunione ecclesiale. Il sensus fidei è più ampio di ciò a cui può pervenire la sola intelligenza speculativa. Così il flusso costante e imponente dei pellegrini che ogni anno, per la festa della Salute, s’incammina verso la Basilica per onorare la Vergine Maria percepita come chi intercede e ottiene le grazie e gli aiuti di cui il popolo ha necessità.

Il Concilio Ecumenico Vaticano II parla della funzione salvifica, subordinata, di Maria e dice: “Con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora pellegrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni… Per questo la Beata Vergine è invocata nella Chiesa con i titoli di avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, mediatrice. Questo però va inteso in modo, che nulla detragga o aggiunga alla dignità e alla efficacia di Cristo, unico Mediatore. Nessuna creatura infatti può mai essere paragonata col Verbo incarnato e redentore” (Lumen gentium n. 62).

I veneziani percepirono tutto questo così bene che – dopo la peste del 1575/1577, quando già avevano dedicato la Basilica che sorge alla Giudecca al Santissimo Redentore – decisero di rivolgersi a Colei che sempre viene dopo di Lui e sempre lo segue da vicino.

Come avviene l’opera d’intercessione della Madre del Signore? La Beata Vergine Maria non può – come detto – essere considerata soltanto una compagna più generosa o una serva più umile di Gesù. Ella, infatti, ne è la madre, la vera madre di Gesù, tale anche sul piano della reale maternità spirituale. La mediazione di Maria – di cui ci parla il Concilio – si pone proprio a partire dalla sua divina maternità. In tal modo Maria esercita per tutti gli uomini una mediazione materna-verginale, a partire cioè dall’azione potente, misteriosa e reale di Dio. Si tratta di una mediazione che non può prescindere né dall’essere femminile di Maria, né dalla sua verginità, né dalla sua maternità.

La recettività femminile, capace di dare e accogliere la vita in sé, la rende a un tempo custode fedele della vita nascente, ossia dell’essere umano nella sua massima fragilità. Ora,  nella verginità feconda, Maria si pone in modo unico di fronte a Dio. E, in tal modo, risponde all’iniziativa divina che viene prima del suo “sì” e dalla quale ha inizio il suo “sì”. Infine, la mediazione di Maria è materna e questa è la caratteristica specifica che connota la sua mediazione innanzi ad ogni altro possibile tipo di mediazione che il Verbo incarnato può suscitare. La mediazione di Maria, quindi, si radica nel suo essere femminile e nella sua verginità che, per grazia, si apre alla maternità.

Il popolo di Venezia, da quasi quattro secoli, vive e testimonia – con l’imponente pellegrinaggio del 21 di novembre – questa verità che appartiene al suo genuino e realissimo sensus fidei. I veneziani percepiscono nella loro fede, qualche volta un po’confusa e faticosa ma reale, il senso di questa donna che Gesù ha voluto, per sé e per noi, madre attenta e premurosa verso i suoi figli dei quali, per Lei, nulla e niente è irrilevante.

La carissima Madonna della Salute – la nostra Capitana da Mar che dall’alto della cupola della Basilica, costruita nell’estrema punta del sestiere di Dorsoduro, domina il bacino di San Marco – vegli incessantemente sulla città e sulla Chiesa di Venezia in questo tempo di crisi e di sofferenza, soprattutto per i più poveri e per quanti rischiano di perdere il lavoro. Sì, la Madonna della Salute ci benedica e ci accompagni in questo anno difficile per tante famiglie, per tanti papà e tante mamme, per tante persone che si sentono sole. 

[La prima parte è stata pubblicata ieri, mercoledì 21 novembre]                                        

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ZENIT Staff

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