Siria: ucciso il gesuita padre Van Der Lugt. Se ne va "un uomo di pace"

Il religioso olandese, in Siria dal 1966, si batteva per i diritti della popolazione cristiana e musulmana. Oggi due colpi di pistola alla testa hanno posto fine alla sua vita, davanti al suo convento ad Homs

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Era l’unico europeo rimasto ad Homs, in Siria, nonostante il feroce assedio. Era uno dei pochi uomini a credere ancora nella pace nel Paese e a parlarne apertamente. Era una speranza per tutto il popolo martoriato dalla guerra e dalla violenza.

Era, perché adesso padre Franz Van Der Lugt, il gesuita olandese in Siria dagli anni ’60, non c’è più. Alcuni colpi di pistola sparati da uomini armati hanno posto fine alla sua vita. A renderlo noto, un comunicato della Curia provinciale gesuita del Medio oriente e Maghreb che riferisce che il sacerdote “è stato rapito da uomini armati che lo hanno picchiato e poi giustiziato con due proiettili alla testa” davanti alla residenza gesuita a Homs, nella parte della città occupata dai ribelli e assediata dall’esercito regolare siriano.

Pére Franz, com’era chiamato dai siriani, aveva 75 anni, era psicoterapeuta e si era impegnato fortemente negli anni ad assistere bambini e adulti con problemi mentali. Dopo due anni in Libano per studiare l’arabo, era giunto nel 1966 in Siria dove nel tempo si era fatto conoscere ed amare da tutti per il suo lavoro.

In particolare, riscosse l’ammirazione internazionale quando, durante l’assedio di Homs, rifiutò di abbandonare il quartiere – una delle zone più a rischio della città – durante l’evacuazione di circa 1400 civili, proprio per continuare a stare accanto alla sua gente. Addirittura si rinchiuse nella scuola dei gesuiti a Bustan Al Diwan, insieme a circa 80 persone, una famiglia cristiana e alcune famiglie musulmane, con cui condivideva il poco cibo e la poca acqua rimasti nel paese.

Nei mesi scorsi aveva denunciato pubblicamente la difficile situazione in cui riversava la popolazione di Homs, segnata dalla fame, da turbe psichiche dovute ai bombardamenti e all’insicurezza, dalla mancanza di medicine. E aveva anche espresso il suo rammarico per il fatto che, a causa di tutta questa sofferenza, delle 60mila persone che componevano la comunità cristiana locale ne erano rimaste solo 66.

Anche ZENIT aveva raccolto un suo forte appello alla comunità internazionale, lo scorso 30 gennaio: “Musulmani e cristiani – diceva padre Van Der Lugt – stiamo vivendo in condizioni difficili e dolorose, e soffriamo soprattutto la fame. Non accetto che stiamo morendo di fame, che stiamo annegando nel mare della fame, facendoci travolgere dalle onde della morte. Noi amiamo la vita, vogliamo vivere”.

Il desiderio di vita del religioso è stato però stroncato da un colpo di pistola. Tutti in Siria piangono la sua scomparsa e parlano di esecuzione e di omicidio premeditato. I motivi dell’agguato non sono chiari. Secondo fonti dell’agenzia AsiaNews, il sacerdote era impegnato nella ricerca di una mediazione fra ribelli e l’esercito che salvasse la popolazione di Homs.

“E’ stato un buon pastore”, “un esempio per tutti”, ricorda il confratello padre Ziad Hillal, raggiunto telefonicamente dalla Radio Vaticana. Il religioso conferma l’uccisione di padre Franz nel giardino del loro convento: “E’ un dramma!”, ha detto, “sono veramente sconvolto: è stato assassinato un uomo di pace, come il padre Franz, che non ha mai attaccato nessuno, né verbalmente né in altro modo, che ha sempre parlato di pace e di riconciliazione, auspicando sempre un futuro migliore per la Siria e per i siriani…. E poi averlo trovato ucciso in questo modo!”.

Padre Franz – ha aggiunto padre Hillal – è sempre voluto essere accanto al suo prossimo: è stato il buon pastore che non ha mai voluto lasciare la sua gente. Ha dato la sua vita e non soltanto per i cristiani che sono lì, ma anche per i musulmani, per tutti i siriani. Erano circa due anni che viveva ad Homs, sotto assedio, e non ha mai, mai parlato di cose negative. Era sempre sorridente ed era lui a chiedere a noi come stavamo”. Con padre Van Der Lugt, dunque, se ne va “un grande esempio per me, per i gesuiti qui in Siria e per tutti quei siriani che vogliono che la pace regni in questo Paese”.

Commosso anche il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, che ha espresso il suo cordoglio per la morte del confratello ai giornalisti dichiarando: “Muore così un uomo di pace, che con grande coraggio ha voluto rimanere fedele in una situazione estremamente rischiosa e difficile a quel popolo siriano a cui aveva dedicato da lungo tempo la sua vita e il suo servizio spirituale”. “Dove il popolo muore muoiono con lui anche i suoi fedeli pastori”, ha affermato Lombardi, “in questo momento di grande dolore, esprimiamo la nostra partecipazione nella preghiera, ma anche grande gratitudine e fierezza per avere avuto un confratello così vicino ai più sofferenti nella testimonianza dell’amore di Gesù fino alla fine”.

Si dichiarano invece “scioccati e rattristati”, i vescovi olandesi per l’omicidio di padre Van der Lugt. In un comunicato stampa appena diffuso da Utrecht, la Conferenza Episcopale dei Paesi Bassi esprime la sua infinita tristezza per la notizia della “morte raccapricciante” del sacerdote, annunciata dall’ordine olandese dei Gesuiti. I vescovi inviano quindi “le loro condoglianze al popolo che padre Van der Lugt lascia”, e assicurano la loro preghiera “per loro e per tutta la Siria, affinché questo Paese possa presto trovare la pace”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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