Fr. Jacques Mourad

ACN

Siria. P. Mourad: "La situazione si aggrava ogni giorno di più"

Il sacerdote sequestrato a maggio e liberato lo scorso 10 ottobre, ringrazia inoltre Acs per il sostegno e chiede all’Unione europea di cercare una soluzione politica

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“La mia liberazione è stata un vero miracolo”. Così scrive padre Jacques Mourad in una commovente lettera che il religioso, sequestrato il 21 maggio e poi liberato il 10 ottobre scorso, ha voluto inviare al responsabile di Aiuto alla Chiesa che Soffre per il Medio Oriente, padre Andrzej Halemba. Padre Mourad ha espressamente ringraziato Acs ed i suoi benefattori. La fondazione pontificia collabora da diversi anni con il religioso e nei mesi della sua prigionia ha invitato più volte i propri benefattori di tutto il mondo a pregare per la sua liberazione, anche attraverso una giornata internazionale di preghiera promossa il 21 giugno. “Se sono qui, se il Signore ha potuto realizzare questo miracolo, è stato anche grazie alle vostre preghiere, dei vostri benefattori e della Chiesa universale”.

Nella lettera, padre Mourad ha espressamente ricordato il decennale sostegno di ACS alla sua comunità, quella del Monastero Deir Mar Musa, fondata in Siria da padre Paolo Dall’Oglio. “Cari amici durante tutto il difficile periodo della mia prigionia, non avete mai smesso di aiutare la nostra comunità religiosa, che cerca oggi di soccorrere un paese sofferente sotto ogni punto di vista: spirituale, materiale e umano”.

“È con il vostro aiuto, che abbiamo potuto svolgere la nostra opera umanitaria a Qaryatayn, a Mehine e a Hawarine”, afferma il religioso ricordando i numerosi progetti sostenuti negli anni da Acs, quali gli aiuti alle famiglie rifugiate, ai malati ed ai disabili, la ricostruzione delle abitazioni distrutte e numerose borse di studio. “Il vostro sostegno ha contribuito in qualche modo anche al miracolo della mia liberazione e al mio ritorno alla vita. Grazie alle testimonianze di chi ha beneficiato di questi gesti di solidarietà, le porte della misericordia si sono riaperte e il cammino della libertà si è presentato nuovamente davanti ai miei occhi. Non dimenticherò mai il momento in cui ho potuto abbandonare il luogo della mia prigioni”.

Nonostante la gioia per la sua liberazione, padre Mourad non nasconde grande preoccupazione per la sorte dei cristiani d’Oriente. “La situazione si aggrava di giorno in giorno, al punto che mi è molto difficile intravedere soluzioni possibili”. Il religioso pone particolare accento sull’altissima percentuale di cristiani che abbandonano il Medio Oriente, pur comprendendo le loro motivazioni. “Tutti hanno il diritto di voler vivere in un luogo in cui regna la pace e in cui assicurare un futuro migliore ai propri figli”.

A tal proposito padre Mourad rivolge attraverso Aiuto alla Chiesa che Soffre un appello all’Unione europea, “affinché il suo ruolo in Siria non si limiti all’invio di aiuti umanitari. L’Europa deve assolutamente cercare una soluzione politica. Perché questa è l’unica via per garantire la salvezza della nostra gente e del nostro Paese”.

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ZENIT Staff

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