Siria: Kobane è libera. I partigiani curdi scacciano l'Isis

Dopo quattro mesi di assedio, le forze anti-Califfato hanno conquistato il 90% della città. I jihadisti asserragliati in due aree nella periferia orientale

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Kobane finalmente è libera. La cittadina curdo-siriana a ridosso del confine turco, da quattro mesi assediata dai jihadisti dell’Isis è stata liberata dai combattenti curdi. Da questa mattina la bandiera gialla con una stella rossa delle Ypg, le unità a difesa del popolo curdo, ha preso il posto di quella nera del Califfato islamico.

La notizia è stata annunciata dall’Osservatorio per i diritti umani in Siria, con base a Londra, che ha riferito che l’Isis ha “inviato al fronte una brigata composta da circa 140 elementi in gran parte minorenni non addestrati” per fermare l’avanzata dei partigiani curdi a difesa della città.  

Le forze anti-Isis hanno conquistato circa il 90% della città, grazie anche all’aiuto dei bombardamenti da parte della coalizione internazionale anti-Isis. I miliziani rimasti si sono asserragliati in due aree nella periferia orientale, Kani Erban e Maqtalah, dove resistono alcune cellule di jihadisti e dove la stessa Ong ha segnalato alcuni sporadici combattimenti. 

In questi quattro mesi, il piccolo sobborgo curdo – diventato simbolo della resistenza anti-Isis – ha visto la morte di almeno 1.607 persone, in gran parte jihadisti, mentre circa l’80% dei raid della coalizione anti-Isis si sono concentrati proprio sull’area di Kobane.

Anche in Iraq, l’Isis ha subito un altro attacco proprio oggi: la provincia sunnita irachena Diyala – teatro dal giugno scorso di combattimenti tra Califfato islamico e forze governative sostenute da milizie sciite – è stata dichiarata “zona liberata” dai terroristi. A dare l’annuncio il capo della polizia del governatorato, Jamil al Shamry, che alla tv araba ha confermato la “fine dell’operazione militare lanciata quattro giorni fa” con la “liberazione di 24 villaggi e la ripresa degli ultimi 50 chilometri quadrati”, ancora sotto il controllo dei jihadisti.

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ZENIT Staff

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